Rossi: «Io scopritore di Messias? No, ho fatto solo risognare un ragazzo»
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Rossi: «Io scopritore di Messias? No, ho fatto solo risognare un ragazzo»

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Ezio Rossi è l’allenatore che per primo ha creduto nelle doti di Junior Messias. Le sue parole sul nuovo calciatore del Milan

Ezio Rossi, attuale tecnico del Varese, ha raccontato ai microfoni di Varese Noi la storia di Junior Messias, nuovo acquisto del Milan.

IL PRIMO INCONTRO – «Nel 2014 ogni tanto andavo ad allenare la sera il Survivor, una squadra di rifugiati politici che si allenavano dalle 22 in poi quando avevano la disponibilità di un campo. Un giorno il responsabile, che si chiama Roberto Arena e con cui condivido questo merito, se si può definire così, di aver scovato Messias, mi disse di andare a vedere un brasiliano. Io andai a vedere questa partita e leggendo il nome che aveva sulla maglia dissi al ragazzo che io con una persona con quel nome avevo giocato assieme e che aveva fatto parecchi gol con la nazionale brasiliana. Lui mi guardava allibito ma riuscimmo a scambiarci i numeri di telefono. Ci incontrammo in un bar nel centro di Torino in un suo momento libero perché faceva le consegne di frigoriferi per i peruviani per cui giocava che gli davano il lavoro. Lo convinsi a iniziare a giocare a calcio in Eccellenza».

IL PERMESSO DI SOGGIORNO – «Io conoscevo il Fossano ma non lo poté tesserare perché aveva qualche problema con il permesso di soggiorno in quanto, pur avendo una moglie brasiliana con passaporto italiano e un figlio, non glielo davano anche se ne aveva diritto. Diceva che lui per il calcio aveva mangiato riso e sassi e quindi non credeva più di poter giocare ad alti livelli, anche per il mancato permesso di soggiorno. A lui andava bene lavorare per mantenere la sua famiglia. Avendo un figlio non voleva rischiare diversamente. Finì così e non riuscii a convincerlo diversamente».

LA SVOLTA – «Nel 2015 accettai di sedere sulla panchina del Casale e il primo che cercai fu lui. Lo convinsi a venire almeno in ritiro perché non lo conoscevo come persona. Dopo tre giorni dissi al presidente di farlo firmare perché solo un cieco poteva non vedere le sue qualità e di dargli almeno 1500 euro al mese perché potesse almeno mantenere la famiglia. Io non mi prendo il merito di aver scoperto il talento ma di aver rifatto sognare un ragazzo che aveva perso il suo sogno da bambino».

IL LATO UMANO – «Dal punto di vista umano è un ragazzo eccezionale. È un grande professionista, un grande atleta. È anche diacono, è un atleta di Dio, dà tutto per la famiglia. Ha delle doti fisiche eccezionali ed è anche un grande ragazzo. L’ho consigliato in passato a Genoa, Atalanta e Torino ma non avevano creduto in lui e ci sta perché era difficile credere da un ragazzo con la sua famiglia».

LA RASSICURAZIONE AI TIFOSI ROSSONERI – «Non importa se arriva dal Crotone al Milan a 30 anni. I tifosi delusi si ricrederanno: lui ha fatto cambiare idea in positivo a chiunque. Il suo ruolo naturale per me? L’esterno destro».

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