Pioli: «Donnarumma e i 20 rigori? Vi dico quello che penso»
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Pioli: «Donnarumma e i 20 rigori? Vi dico quello che penso»

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Stefano Pioli si è raccontato in una lunga intervista a Repubblica: queste le parole del tecnico del Milan

Stefano Pioli si è raccontato in una lunga intervista a Repubblica. Le parole del tecnico del Milan.

RINNOVO CONTRATTO – «Il rinnovo del mio contratto non è la priorità, con Maldini e Massara si parlerà soprattutto di come migliorare la squadra in vista della Champions League». 

CHAMPIONS LEAGUE – « La bella addormentata si risveglierà nella sua casa: in mezzo ai più grandi club. Prima dell’Atalanta ho chiesto ai ragazzi: volete ancora giocare col Rio Ave o è ora di Bayern, City e PSG?».

RANKING – «Un po’ strano che i vicecampioni d’Italia siano messi in quarta fascia. Ma vogliamo crescere: affrontare le più forti aiuta, dovrà essere l’anno della nostra conferma».

SQUADRA – «Mi sento fortunato a lavorare in questo club e con questo gruppo. Mi sarebbe piaciuto ripercorrere il Giro del mio idolo Bugno, in rosa dalla prima all’ultima tappa. Ma il calo era normale. Non abbiamo mai avuto dubbi sui principi di gioco, lavorando sui particolari».

TROPPO SBILANCIATI – «Il sistema è molto più fluido di quanto dicano le formule: cambiamo spesso nella costruzione per ottenere la superiorità numerica. Preparare la partita, coi giocatori sempre partecipi, è la cosa più bella per me. Gli accorgimenti sono studiati».

ATALANTA – «Quando andavamo a mille, potevamo aggredire gli avversari fino alla loro area. Con l’Atalanta abbiamo evitato di difenderci in parità numerica, con umiltà».

DONNARUMMA – «Professionista esemplare, concentrato sul campo. Poi una trattativa può funzionare oppure no. Ci siamo sentiti e ringraziati a vicenda, è un rapporto sincero. Gli ho fatto gli auguri per l’Europeo».

MERCATO CREATIVO – «La creatività i miei dirigenti l’hanno già dimostrata. A parte Ibrahimovic, sul quale avevo ovviamente espresso parere positivo, penso a Kjaer e Saelemaekers, a Tomori che non conoscevo, se non per uno spezzone. Qualunque sarà il budget, il nome Milan continua a essere un richiamo. L’importante è avere costruito una base di 10-12 giocatori da squadra di vertice, come Theo Hernandez, Tomori, Kjaer, Kessié, Calabria, Calhanoglu, Ibrahimovic. Ora dobbiamo migliorare il gruppo: la conferma è la cosa più difficile».

SECONDO ANNO COME LA LAZIO – «Qui il secondo l’ho già scavallato, allora non affrontai di petto alcune dinamiche di gruppo. Da lì ho smesso di mediare, a costo di decisioni impopolari».

5-0 CONTRO L’ATALANTA – «Le grandi delusioni ti aiutano a crescere. Quel Natale difficile ci ha dato lo spunto per cambiare sistema di gioco, prendere Ibra, fare un mercato in uscita mirato».

IBRAHIMOVIC – «Mi dispiace per gli infortuni di Mandzukic, scelto per alternarsi con lui senza che calasse il livello. Zlatan non potrà giocarle tutte. Sa quando forzare: il rapporto è sincero. La Champions è meno pesante dell’Europa League il giovedì. Ma ci vuole il quarto attaccante».

MATURI O GIOVANI – «Se nei 5 campionati principali siamo la squadra più giovane tra le prime, è perché abbiamo dimostrato maturità. Che non è questione di età, ma di atteggiamento. Nel calcio moderno servono giocatori con due doti: intelligenza e capacità di accelerare. Prima il Milan era monopasso, oggi bisogna reggere l’uno contro uno a campo aperto».

KESSIE – «Nuovo leader? Ne abbiamo più di uno, lo è anche Kjaer. Franck nelle difficoltà è il riferimento dei compagni. Fino a un minuto prima dell’allenamento è lì che balla e sembra che non gli interessi, poi è un esempio per tutti».

TETTO D’EUROPA – «Il Milan deve tornare sul tetto d’Europa. L’unico rimpianto è l’eliminazione col Manchester United: il gol annullato a Kessié a Manchester e il ritorno senza Ibra, Rebic e Leao. Si dice che le italiane non abbiano ritmo e intensità, ma noi in Europa non siamo mai andati in difficoltà. Però da qui a pensare di potersela giocare con Chelsea, Bayern, City, c’è un percorso di crescita, fatto di anni in Champions».

TETTO D’ITALIA – «Un passo per volta. L’Inter ci ha messo anni e investimenti, la Juventus sarà di nuovo tra le favorite. Noi non dobbiamo perdere determinazione ed entusiasmo. La nostra proprietà ci sostiene e ci tutela».

SUPERLEGA – «La meritocrazia è alla base dello sport, però Uefa e Fifa devono chiedersi perché club così importanti hanno pensato alla scissione. Significa che il sistema ha fallito».

BARCA REAL E JUVE A RISCHIO – «A me sembra inevitabile un tavolo tra le componenti del calcio europeo, per sviluppare il prodotto: servono confronti e cambiamenti».

PRIMA CHAMPIONS – «È una crescita continua: la passione mi permette di essere curioso, voglioso di migliorare. Mi sento completo. Ma ho voglia di cimentarmi contro i più grandi allenatori».

CINQUE SOSTITUZIONI – «Giusto mantenerle. Con 23 giocatori in lista non è positivo che 8-9 si sentano estranei alla partita».

RENDIMENTO CASA E TRASFERTA – «Non siamo mai mancati nel controllo del gioco, ma in casa abbiamo dati molto negativi nell’uno contro uno offensivo: non abbiamo tanti giocatori che saltano l’avversario».

20 RIGORI A FAVORE – «Le accuse per i 20 rigori a favore? Non mi toccano: ne avremmo meritati di più. Il Var torni alle origini: intervento in caso di errore evidente dell’arbitro. E poi basta fidarsi del fermo immagine: sullo slancio, un contatto in foto lo vedi sempre, ma il calcio non è mica statico. Mi permetto anche un consiglio al designatore Rizzoli, che stimo: coppie fisse arbitro-Var, che si alternino nei due ruoli per affinare uno stesso modo di arbitrare. Oggi cambiano di continuo: spesso si nota scarsa simbiosi».

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