San Siro Milan, Simonelli tuona: «Stadio ormai inadeguato»
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San Siro Milan, Simonelli tuona: «Stadio ormai totalmente inadeguato anche se è doloroso dirlo. Sul futuro e su Euro2032…»

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San Siro Milan, Ezio Simonelli, presidente della Lega Serie A, ha sottolineato l’ormai totale inadeguatezza dell’impianto. Le dichiarazioni

Il dibattito sul futuro dello stadio di San Siro continua a infiammare l’opinione pubblica e, in un’intervista esclusiva a La Repubblica, il presidente della Lega Serie A, Ezio Simonelli, ha espresso una posizione forte e chiara. Parlando della situazione degli impianti sportivi in Italia, Simonelli si è soffermato in modo particolare sul “Meazza”, definendolo, senza mezzi termini, “doloroso dirlo, ma oramai è uno stadio inadeguato“.

Le sue parole hanno un peso specifico, soprattutto in vista dei prossimi Europei del 2032 che l’Italia ospiterà insieme alla Turchia. Il presidente non ha dubbi: “Lo prova il fatto che è stato bocciato dalla Uefa per ospitare la finale di Champions del 2027″. Un’accusa che mette in luce la necessità di un’azione immediata. Alla domanda sulla possibilità di ristrutturare l’impianto, Simonelli risponde in modo netto: “Non lo è. Lo stadio non può essere ristrutturato, non è stato possibile nemmeno quando il proprietario di uno dei due club era alla guida del governo. E poi, come si rivoluziona in sicurezza per lavoratori e pubblico un impianto che ogni tre giorni ospita 70 mila persone?”.


Un danno per il Milan di Allegri e il calcio italiano

La questione San Siro ha un impatto diretto non solo sulla città, ma anche sui club come il Milan di Massimiliano Allegri e Igli Tare. L’assenza di una struttura moderna e funzionale è un problema enorme per la competitività di Milan e Inter. Simonelli non usa mezzi termini per descrivere le conseguenze: “Buttare a mare questo processo per questioni ideologiche di bassa lega è un autogol. Sarà un danno per la città, perché se non avranno San Siro, i due club finiranno per fare stadi fuori dal comune di Milano. Ma a essere danneggiato sarebbe tutto il Paese: solo l’indotto temporaneo per la costruzione degli impianti in cantiere vale 6 miliardi“.

Le criticità di San Siro sono molteplici, come evidenziato dal presidente: “Quanto tempo abbiamo? Tribune, studi tv, ma anche gli spazi che permettono alle società di fare business: l’area hospitality non è integrabile. E per fortuna i nostri tifosi non sono grandi bevitori di birra: ci sono problemi anche per andare a fare la pipì”. Un quadro desolante che dimostra l’obsolescenza dell’impianto.


La richiesta del commissario e il futuro del “Meazza”

Simonelli si è espresso anche sulla necessità di un commissario per gli stadi, una figura che possa sbloccare le procedure burocratiche. “Lo scorso dicembre ho sentito il ministro Abodi dire che a febbraio 2025 sarebbe stato nominato il commissario per gli stadi, per snellire procedure burocratiche e tarantelle come quella di San Siro e non solo. Quasi otto mesi dopo nonostante un impegno costante non ce ne è traccia. Non capisco quali siano le difficoltà”.

Alla domanda sulla perdita di un “monumento” come San Siro, il presidente risponde con pragmatismo: “Tutti abbiamo ricordi, nostalgie. Ma l’unico modo per mantenere la storicità di uno stadio è fare quello nuovo sulla stessa area. Prendete Wembley: è stato abbattuto e ricostruito, ma nessuno dice ‘Sono stato al nuovo Wembley’. È sempre lo stadio del mito”.

Infine, sull’idea che il nome San Siro possa essere venduto, Simonelli rassicura: “Ma no, sarà sempre San Siro. Anche se penso che i naming rights saranno rilevati da un brand italiano molto noto”. Parole che chiudono un’intervista che ha riacceso i riflettori su una questione cruciale per il calcio italiano.

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