Jankulovski, amarcord rossonero: «Ancelotti un padre»
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Jankulovski, amarcord rossonero: «Ancelotti un padre, la Champions un sogno. Quella notte a San Siro…»

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Jankulovski si racconta a “Storie di Serie A”, celebrando i suoi indimenticabili anni al Milan: la Champions il ricordo più bello

Intervistato da Dan Peterson per “Storie di Serie A”, l’ex terzino ceco Marek Jankulovski ha aperto l’album dei ricordi, un viaggio che ha il suo culmine nel glorioso passato con la maglia del Milan. I sei anni in rossonero hanno rappresentato l’apice della sua carriera, un’esperienza che lo ha segnato profondamente. “Mi è rimasto tutto: per un ragazzo di Ostrava alzare la Champions League insieme a tutti quei campioni è stato un sogno, non me lo sarei mai immaginato, erano fuoriclasse non solo in campo ma anche fuori. Sono stati sei anni bellissimi ma il 2007 è stato quello più bello”.

Ancelotti, il Maestro e la partita perfetta

Al centro di quel Milan vincente c’era una figura chiave, Carlo Ancelotti, per cui Jankulovski spende parole di profonda ammirazione. “Ho avuto fortuna a fare 4 anni con Ancelotti, aveva un grande carattere, è una persona super, rispettata da tutti. […] Anche con lui bastava uno sguardo e ci si intendeva. Non c’è ad oggi un giocatore che non voglia bene a Carlo”. Il ricordo più indelebile di quella cavalcata europea non è la finale, ma la semifinale di ritorno a San Siro. “Ancora più della finale è stato il ritorno in casa con il Manchester United di Ronaldo, Rooney, Giggs… all’andata avevamo perso 3-2. Una giornata di pioggia infinita. 3-0 per noi e andammo a vincere il trofeo”.

Gli inizi con Zeman, un maestro diverso

Prima della gloria rossonera, la sua carriera italiana iniziò sotto la guida di un altro maestro, tanto diverso quanto formativo: Zdeněk Zeman. “Sono arrivato a Napoli 25 anni fa e mi ha proprio voluto lui, il boemo! Era una persona spettacolare, molto simpatica anche se dal campo non sembrava”. Indimenticabili i suoi metodi. “Non ho mai fatto un ritiro come con mister Zeman”, racconta, ricordando un aneddoto emblematico: dopo aver chiesto un giorno libero per vedere la famiglia, si sentì rispondere: “Sei stato tutta la vita lì, ora è il momento di lavorare”. Io ho chiuso la porta arrabbiato però alla fine aveva ragione lui”. Del boemo ricorda anche il coraggio tattico: “Al di là del risultato, non cambiava mai idea. Aveva la sua strada”.

L’orgoglio della Nazionale e il rimpianto di Euro 2004

Un capitolo fondamentale della sua vita è stata la Repubblica Ceca. “Una parte bellissima della mia vita”, afferma, ricordando la sfortunata finale dell’Europeo Under 21 persa contro l’Italia di Pirlo e la fortuna di aver giocato con campioni come Nedved e Koller. Ma resta un grande rammarico: “Rimane sempre il dispiacere di Euro 2004. Giocavamo il calcio piu bello di tutti, resta il rammarico di essere arrivati terzi”.

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