Rabiot Milan, Pedullà sorprende sul centrocampista: le sue parole non sono passate inosservate

Rabiot Milan, Pedullà sorprende sul centrocampista: le sue parole non sono passate inosservate. Le ultimissime notizie

Massimiliano Allegri e Adrien Rabiot tornano a Torino da avversari, ma per Alfredo Pedullà non c’è spazio per i rimpianti in casa Juventus. L’analisi del giornalista si concentra sul centrocampista francese, la cui parentesi in bianconero si è chiusa con una scelta societaria definitiva, indipendentemente dal suo valore.

“La Juve non vive di rimpianti: la Juve ha fatto una scelta, giusta o sbagliata che sia,” ha dichiarato Pedullà, ricordando che l’arrivo iniziale di Rabiot dal PSG fu un’importante operazione a parametro zero. Tuttavia, il suo percorso in bianconero è stato spesso condizionato da fattori esterni e da una “ricerca avida di soldi” che, a detta di Pedullà, ha “frenato la sua carriera”.

L’alto stipendio percepito (tra i 7 e i 7,5 milioni), retaggio del mancato costo del cartellino, ha generato aspettative che non sempre sono state soddisfatte, portando il giocatore a subire “processi” e a guadagnarsi il soprannome di “Cavallo Pazzo” per la sua discontinuità. La cronaca passata è ricca di episodi, come il mancato trasferimento in Premier o la rottura di una trattativa con la Roma, sempre per via di eccessive richieste economiche o garanzie da parte della madre-agente.

Il nodo cruciale, secondo Pedullà, è proprio questo: il Rabiot attuale, quello che si schiererà con il Milan, è un “nuovo Rabiot” sotto ogni punto di vista, “eccellente per il Milan“. La svolta è legata a un marcato ridimensionamento economico. Nell’ultima estate, il giocatore si è “accontentato di poco più della metà” del precedente ingaggio e ha rinunciato a “una richiesta assurda di commissioni”.

Non più guidato dall’ossessiva ricerca di denaro, e con una motivazione ritrovata, Rabiot sta vivendo una “seconda giovinezza” e può “fare la differenza”. Per il giornalista, il passato è un “percorso perso e strafinito”; pertanto, il confronto di domenica sera non deve proporre “paragoni e paralleli” sterili con ciò che è stato. La storia è finita, e il campo mostrerà soltanto l’esito di questa nuova, diversa, maturazione.