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Milan Napoli, ma quale corto muso! Allegri spiazza Conte e allontana le critiche: ma è davvero un Max 2.0?
Milan Napoli, Allegri annienta Conte con le armi tanto care al salentino: ma è davvero un Max evoluto rispetto al passato? La nostra analisi
Il Milan di Massimiliano Allegri fa suo il big match di San Siro contro il Napoli e si issa in vetta alla classifica di Serie A insieme alla squadra di Antonio Conte e alla Roma di Gasperini. Ma cosa ha dimostrato la super sfida di domenica sera? Siamo veramente di fronte ad un Allegri decisamente più evoluto rispetto al passato?
La narrazione sull’ex tecnico della Juve è completamente sbagliata. Massimiliano Allegri non è assolutamente un allenatore che nell’anno di stop ha aggiornato il proprio bagaglio tecnico. E non per pigrizia o scarso interesse. Banalmente, perchè non ne ha mai avuto bisogno. Quello che si può invece sottolineare, anche rispetto alla sua ultima esperienza in bianconero, è la sostanziale differenza degli interpreti a disposizione, specie in un settore nevralgico come il centrocampo dove la sostanza di Rabiot, la classe immensa di Modric e la duttilità di Saelemaekers rendono il suo Milan una delle squadre più interessanti di questo inizio di stagione.
La sensibilità calcistica di Allegri si è vista però proprio nel big match contro il Napoli. Allegri ha incartato Antonio Conte con le armi tipiche del salentino: grande compattezza in fase difensiva, sublimata dalla mezzora più recupero trascorsa in 10 uomini dopo il corretto rosso ad Estupinan, corroborata da una capacità di ripartire a campo aperto negli spazi lasciati dal baricentro decisamente troppo alto dei partenopei.
Allegri ha dimostrato ancora una volta di sapersi adattare alle caratteristiche dei giocatori a disposizione esaltando le qualità di Pulisic in un ruolo inedito per lui, il classico raccordo tra centrocampo e attacco. Nessun dogma e nessun atteggiamento talebano: al centro i calciatori, sempre. La lezione di Max, bravissimo a ricompattare un ambiente sfibrato dall’estenuante scorsa stagione, è forse la cosa più importante, anche più dei meri aspetti tecnico-tattici. Che fanno molto, ma mai tutto.
La connessione coi propri calciatori è totale e sempre all’insegna dell’equilibrio: un low profile che non va confuso con scarsa ambizione di vittoria ma con la silenziosa consapevolezza che solo lavorando in silenzio e con semplicità si possono raggiungere gli obiettivi che il Milan ha fissato ad inizio stagione con la qualificazione in Champions come stella polare (minima) del Diavolo.
All’orizzonte ora, prima della seconda sosta per le Nazionali, arriva la sfida del cuore. Il ritorno a Torino contro la sua Juve, la squadra allenata per 8 anni complessivi in due diverse parentesi. L’emozione sarà inevitabile come probabilmente la consapevolezza di essere rimpianto da un popolo che a fatica ha riconosciuto ad Allegri l’importanza del lavoro svolto. Ora però testa al Diavolo, l’altro suo grande amore calcistico. Perchè le chiacchiere le porta via il vento e le biciclette i livornesi. Filosofia e mantra di Max Allegri.
