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Lentini a cuore aperto: «L’incidente mi ha tolto la voglia di lottare. Su Leao e Allegri…»

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Lentini si confessa a Pellegatti: dal primo incontro con Berlusconi ad Arcore al rimpianto per la finale contro l’Ajax

Gianluigi Lentini, talento cristallino e indimenticato protagonista degli anni ’90, si è raccontato in una lunga e intensa chiacchierata sul canale YouTube di Carlo Pellegatti. Un viaggio tra passato e presente che parte dal suo sofferto ma prestigioso approdo in rossonero:

PAROLE – «Ero molto attaccato al Torino e ai tifosi granata, quindi è stato difficile. E’ stato difficile accettare il Milan, non perchè avessi qualcosa contro il Milan, ma appunto perchè ero molto legato Torino. Una volta accettato, però, sono stato ben contento di essere arrivato al Milan che in quel momento era la squadra più forte del mondo. Sono stato felice in rossonero. Ho fatto bene finché è stato possibile».

Indelebile nella sua memoria resta il primo incontro con Silvio Berlusconi: «Il suo elicottero era venuto a prendermi a Torino e mi aveva portato ad Arcore. Lui aveva appena finito di correre, era in tuta tutto sudato. E’ questo il primo ricordo che ho del presidente Berlusconi».

Il rapporto con Fabio Capello è stato centrale nella sua esperienza, diviso nettamente in due fasi dalla linea d’ombra dell’incidente: «Sono stato bene con lui. Prima dell’incidente, Capello stravedeva per me. Dopo l’incidente, scalpitavo e avevo bisogno di giocare per tornare in forma, ma non era possibile perchè Capello faceva il bene per il Milan e il bene per il Milan in quel momento era far giocare altri. Ora capisco quella scelta, mentre da ragazzo non le capisci».

Anni vissuti in uno spogliatoio stellare, dove la mentalità vincente era tutto: «Andavo d’accordo con tutti. In quel Milan c’erano grandi campioni. Con Van Basten purtroppo ho giocato solo sei mesi. Quando sono arrivato al Milan era ancora giovane e dovevo completarmi sotto tutti gli aspetti. In rossonero sono cresciuto tanto mentalmente, al Milan tutto si faceva in funzione della vittoria. Prima dell’incidente era al top della forma fisica e mentale».

Poi, quel drammatico incidente d’auto nell’estate del 1993 che ha segnato uno spartiacque nella sua carriera e nella sua vita: «Ho avuto bisogno di tanto tempo per recuperare, soprattutto dal punto di vista mentale. In quel momento ho perso la voglia di combattere e lottare, mi sono adagiato. La responsabilità maggiore è stata mia. Al Milan c’erano tanti grandi giocatori, non avevi tempo per riposarti».

Il rimpianto più grande resta legato alla finale di Champions League persa contro l’Ajax, un momento che avrebbe potuto rappresentare la rinascita: «Per me Capello doveva mettermi in campo, ero in grande forma in quel momento. Pensavo di giocare sinceramente. Poteva essere la partita della mia svolta, ma è andata male perchè abbiamo perso e non ho giocato. Da lì in poi mi sono abbattuto ancora di più ed è finita la mia avventura con il Milan perchè con la testa non c’ero più. Sono rimasto un altro anno, ho vinto anche lo scudetto, ma non mi sono divertito».

Guardandosi indietro, però, il bilancio resta positivo: «Sono contento della carriera che ho fatto. Viste le mie potenzialità potevo fare di più, ma sono contento di quello che ho fatto. Credo di aver lasciato un buon ricordo anche i tifosi milanisti».

Lentini e l’analisi su Allegri e Leao

Chiusura dedicata all’attualità, con un’analisi lucida sul lavoro di Massimiliano Allegri e sui singoli della rosa attuale: «Allegri sta facendo un buon lavoro. Nel calcio contano sempre i risultati, se una squadra è in alto in classifica vuole dire che l’allenatore e i giocatori stanno facendo bene. Il Milan attuale mi piace. Mi piacciono tantissimo Saelemaekers e Rabiot, mi hanno impressionato. Se mi rivedo nel belga? Dal punto di vista fisico forse no, ma mi piace molto. Rabiot è molto intelligente, si butta sempre dentro. Modric non lo scopriamo adesso, recupera anche tanti palloni, cosa che non avevo mai notato nella sua carriera».

Infine, un giudizio su Rafael Leao e sulla sua evoluzione tattica: «Se Leao avrebbe potuto giocare nel mio Milan? Un grande giocatore va sempre valutato nella sua epoca. Quest’anno sta facendo bene anche se sta giocando in un ruolo che non amplifica le sue qualità, ma sta facendo più gol. E’ meno spettacolare, ma più concreto perchè sta segnando di più».

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