HANNO DETTO
Camarda Milan, Brambati bacchetta i dirigenti rossoneri: «Non dovevano mandarlo in prestito al Lecce e vi spiego perchè»
Camarda Milan, Massimo Brambati, ex calciatore e noto procuratore, ha criticato la scelta dei rossoneri di prestare la punta al Lecce
Massimo Brambati, ex calciatore e attuale procuratore sportivo, non le ha mandate a dire durante la sua recente apparizione a TMW Radio, nel corso del programma Maracanà. Al centro del dibattito, il futuro e la gestione dei giovani talenti, con un focus particolare sul promettente attaccante rossonero Francesco Camarda. Le sue parole, forti e dirette, hanno messo in discussione le scelte strategiche del calciomercato Milan e del suo staff dirigenziale, guidato dal direttore sportivo Tare e dall’allenatore Allegri.
Secondo Brambati, la decisione di mandare Camarda in prestito al Lecce, una squadra che lotta per la salvezza in Serie A, è stata un errore clamoroso. La sua critica si concentra sul tipo di percorso che un giovane di talento dovrebbe affrontare per crescere e maturare.
“Per me non doveva andare a Lecce, ma in una buona squadra di B. E non in A per salvarsi. Ha fatto un errore, ma hanno sbagliato i dirigenti del Milan. Camarda, se passa ancora tre partite che non fa un gol…Ha ottime qualità, non lo metto in dubbio. Ma a questi ragazzi serve un percorso graduale. Era al Milan e non ha fatto 25 partite ma solo qualche apparizione. Pio Esposito arriva da un campionato di B e bene. La Serie B è sempre una categoria che ti fa mangiare la polvere, ti costruisce”.
Questa dichiarazione sottolinea un punto cruciale nella formazione dei calciatori: l’importanza di un percorso graduale. Un giovane come Camarda, che al Milan ha avuto solo poche apparizioni, avrebbe beneficiato molto di più di un’esperienza in Serie B, un campionato noto per la sua durezza e competitività. A differenza della Serie A, dove la pressione per il risultato è altissima, la Serie B offre un ambiente in cui i talenti possono giocare con continuità, fare esperienza e, come dice Brambati, “mangiare la polvere”, metafora perfetta per la costruzione di un carattere e di una resilienza fondamentali per una lunga e proficua carriera.
Il direttore sportivo Tare e l’allenatore Allegri sono chiamati in causa, indirettamente ma chiaramente, per aver avallato una scelta che, secondo Brambati, potrebbe compromettere la crescita del ragazzo. La pressione di una squadra che lotta per la salvezza in Serie A, dove ogni risultato è vitale, potrebbe essere troppo per un giovane come Camarda, che ha bisogno di sicurezza e fiducia per esprimere al meglio le sue innate qualità. Il rischio è che un periodo di aridità offensiva, come quello ipotizzato da Brambati, possa minare la sua autostima e rallentare il suo sviluppo.
Il paragone con Pio Esposito, che ha avuto un percorso diverso, evidenzia la validità della tesi di Brambati. Esposito, proveniente da un campionato di Serie B, ha dimostrato di essere più pronto per i palcoscenici maggiori, proprio grazie all’esperienza maturata in un campionato sfidante e formativo. La Serie B non è vista da Brambati come un passo indietro, ma come un trampolino di lancio essenziale, un laboratorio in cui i giovani possono affinare le loro abilità e prepararsi a un futuro da protagonisti. Le parole di Brambati suonano come un avvertimento per tutti i club che gestiscono talenti: la fretta di farli arrivare in alto troppo presto può rivelarsi un grave errore strategico, a discapito del giocatore e della squadra stessa. Il caso di Camarda, se le previsioni di Brambati dovessero avverarsi, potrebbe diventare un preoccupante esempio di gestione errata.
