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Shevchenko: «Il Milan ha comprato il futuro, ora serve tempo»

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Shevchenko è stato un simbolo del Milan e ancora oggi rimane tra i ricordi più belli del popolo rossonero, tanti i trofei conquistati

Ha fatto sognare generazioni differenti, tutte colorate di rossonero, 322 presenze e 175 goal, numeri ed immagini sempre nel cuore di chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare. Impossibile non ricordare quel calcio di rigore con il quale trafisse Buffon nella finale Champions di Manchester datata 28 Maggio 2003. Uno dei ricordi più belli nel cuore dei tifosi rossoneri.

Andriy Shevchenko ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport  una lunga dichiarazione relativa al calcio italiano ed ovviamente al Milan esprimendo in tutta sincerità il suo reale pensiero: «Pronostico sulla serie A: “La Juve è la più forte per struttura societaria, rosa ed esperienza. Subito dietro vedo il Napoli, che non smette di crescere. L’InterHa Spalletti, tecnico preparatissimo, meticoloso, non molla mai e ci mette il cuore nel suo lavoro. Sì, Spalletti è una garanzia per l’Inter, e i nerazzurri saranno lì fino in fondo».

SUL MILAN- «Avevo perplessità sul Milan e vorrei chiarire. Ho semplicemente detto cosa avrei fatto personalmente in fase di mercato, ovvero inserire al massimo 3-­4 titolari nuovi, di grande valore. Sono già tanti per come la penso io. La strada scelta dalla nuova dirigenza è legittima, ma secondo me presuppone un programma a lunga scadenza, e quindi serve pazienza da parte di tutti: si riparte da zero, per ora è stato comprato il futuro, i fuoriclasse veri arriveranno invece probabilmente fra uno-­due anni. Giusto alzare al massimo l’asticella anche nelle dichiarazioni, il Milan deve porsi sempre l’obiettivo massimo».

DERBY INTER-MILAN- «Non so come finirà, ma di sicuro è gia di fatto un primo dentro o fuori per il Milan. Il mio derby del cuore è quello del ritorno della semifinale di Champions nel 2003. In città c’era una tensione pazzesca, ma io avevo una grande qualità: quando entravo in campo intorno a me facevo mentalmente il vuoto, sparivano pubblico, bandiere e cori; avevo solo campo e avversari in testa e negli occhiI simboli erano Zanetti, l’avversario più duro, e poi Paolo Maldini che ancora oggi è il mio Capitano».

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