Mirabelli: «Montella meritava di rimanere. CR7? Ci provammo, oggi sarebbe possibile» - Milan News 24
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Mirabelli: «Montella meritava di rimanere. CR7? Ci provammo, oggi sarebbe possibile»

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Mirabelli parla e racconta se stesso ma non solo, c’è tanto Milan in un anno di lavoro suddiviso tra gioie e dolori

Massimiliano Mirabelli ex ds rossonero, torna a parlare del recentissimo passato che lo ha visto protagonista di un’annata sicuramente memorabile, positivamente o negativamente che di si voglia. L’ex direttore ha voluto liberarsi probabilmente di un fardello di verità che ai tempi non erano emerse per ovvi motivi ma che oggi fanno ancora discutere e riflettere su come avrebbe potuto evolvere una situazione che a detta di molti, imboccava un vicolo cieco fin dall’inizio.

SU MONTELLA: «Arrivammo il 16 di aprile, nel derby contro l’Inter, e abbiamo finito la stagione, una stagione complicata, con Montella che aveva fatto un buon lavoro. Secondo me meritava una chance di guidare ancora i rossoneri. Poi col senno del poi è facile dire che abbiamo sbagliato, ma allora meritava di rimanere. Ci abbiamo pensato tanto su questa scelta, non abbiamo deciso in pochi minuti».

SU CONTE- «Abbiamo ascoltato anche lui, abbiamo parlato direttamente. Una chiacchierata che però poi non è sfociata in nulla».

SU FASSONE- «Devo dire grazie a lui come a tutti coloro con cui ho lavorato in tutte le categorie. Non sono arrivato per caso al Milan, se poi per qualcuno la gavetta è una cosa negativa allora non posso farci nulla. A volte la stampa dà delle etichette a prescindere, ma credo che sia importante fare tutti i passi fino all’università».

CAMPAGNA ACQUISTI- «Anche la Juventus di Marotta e Paratici ebbe bisogno di più di un mercato per fare quello che hanno poi fatto. Non credo che l’acquisto di Bonucci possa considerarsi un flop. Lui era convinto di venire al Milan quando lo contattai e non so poi cosa sia successo dopo che me ne sono andato. La situazione allora era un pò particolare, lui non si trovava bene alla Juve e noi cogliemmo l’opportunità. André Silva? Porterà una plusvalenza importante alle casse del Milan. Il club andava ringiovanito e ricostruito con un certo senso e noi abbiamo lavorato in questo senso prendendo giocatori di prospettiva a cui serviva tempo per mostrare le loro qualità in un ambiente difficile come quello rossonero, dove le aspettative sono tante. Credo che siano giocatori che possono costituire una base importante per il futuro e mi spiace che Silva non sia rimasto perché sono certo che avrà un futuro importante».

SU KALINIC,AUBAMEYANG E MORATA- «Da anni è risaputo il rapporto con Aubameyang, ci siamo visti più volte e lui era il mio unico obiettivo per l’attacco anche se il Dortmund chiedeva tanto. Mentre lavoravo per portarlo a Milano dovevo sentire anche le richieste del tecnico che riteneva Kalinic come prima scelta. Era una trattativa difficile quella per il gabonese e sono intercorse altre trattative che poi hanno portato alla squadra che abbiamo costruito senza lasciare nulla da pagare perché quella proprietà ha pagato tutto quello che dovevamo. Noi trattavamo 4 attaccanti che erano Benzema, Morata, Higuain e Immobile».

RAPPORTO CON RAIOLA- «Non c’è un odio o una guerra fra di noi, ognuno cercava di tutelare i propri interessi. Mino probabilmente era abituato in maniera diversa dai miei predecessori. Ricordiamo che Donnarumma non aveva rinnovato col Milan prima del mio arrivo nonostante gli ottimi rapporti coi rossoneri, fu un’estate molto calda e impegnativa che però alla fine ha portato al prolungamento del portiere senza dare a Raiola i 30-40 milioni di euro di commissione. I toni a volte sono stati abbastanza accesi».

SU CRISTIANO RONALDO: «Era un’operazione che ci era venuta in mente e sottotraccia ne parlammo con Jorge Mendes. Sapevamo che poteva avere problemi al Real. Parlammo anche di ingaggio e facemmo tutto, ma poi la proprietà cinese bloccò l’affare perché non era sostenibile. Con la proprietà di oggi CR7 sarebbe stato rossonero».

SU IBRAHIMOVIC- «Scaldare il cuore dei tifosi con un grande campione che ha vestito la maglia rossonera è sbagliato. Ce lo offrirono anche a noi e dicemmo di no perché il Milan ha la necessità di acquistare giocatori per un nuovo ciclo e Ibrahimovic nonostante sia un campione a livello anagrafico non rientra in quest’ottica».

BONUCCI CAPITANO- «Si è trattato di un errore non perché lui sia un cattivo ragazzo, ma perché c’erano altri con maggiore storia rossonera che la meritavano. Higuain? Noi volevamo una contropartita importante nello scambio con Caldara, poi non so come sia evoluta la situazione».

SU GATTUSO- «Sono stato orgoglioso di aver fatto questa scelta per la professionalità, la serietà e l’amore che lui e il suo staff mettono in questo lavoro. La società cinese non era d’accordo perché pensava che da fuori sarebbe sembrato un ridimensionamento, ma gli spiegai che per me l’allenatore del futuro è Rino. Anche lui paga il fatto di aver fatto gavetta in Grecia, in Serie C e B e per me questo è positivo. Molti vogliono iniziare dall’università, mentre lui ha iniziato dal basso per poi arrivarci».

SUI FRATELLI DONNARUMMA- «Il suo milione? Qualcosa bisogna cedere, andava tutto bene. Reina? Quando l’abbiamo preso eravamo sotto assedio, quasi sotto ricatto per il rinnovo di Gigio e abbiamo voluto tutelare il club con l’acquisto dello spagnolo».

SU CONTI- «Ragazzo straordinario e grande calciatore anche se è stato sfortunato. In quel ruolo sia Calabria sia Abate stanno facendo bene, ma Conti è unico e interpreta il ruolo in un altro modo. Biraghi? In Italia c’è carenza nel ruolo di terzino sinistro e lui ha ottime qualità. Potrà avere un futuro importante».

SULLA SQUADRA B- «Anche noi c’eravamo. La Juve ha fatto benissimo, è da più anni che fa scelte importanti come questa. Per giudicare bisogna vedere il contesto generale. In Italia abbiamo tre serie professionistiche e per me le squadre B sarebbero state un’innovazione positiva e salvifica per la Serie C e per la crescita dei giovani. Che aiuto danno al sistema calcio le squadre di Lega Pro? Chiedono giocatori in prestito alle squadre di Serie A e B e non costruiscono nulla, non danno alcun contributo. Le squadre storiche, legate al territorio, dovranno inventarsi il modo per trovare i talenti del territorio da lanciare e in questo modo produrranno qualcosa per tutto il movimento. Si doveva fare una battaglia per favorire le seconde squadre, magari cambiando le regole attuali. Ai tempi c’era da partire e bisognava farlo per poi correggere in corso d’opera le cose che non andavano. Le categorie inferiori devono essere un vivaio e bisogna superare il fatto che i giovani spesso giochino non per merito, ma solo per permettere alle società di incassare denari freschi e utili».

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