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Milan, la replica di Fassone: «Cda al corrente di tutto»

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Fassone replica alle accuse mosse in merito alla situazione spionaggio, il dirigente ha spiegato il tutto attraverso il proprio legale

Torniamo a parlare di Fassone in merito alla questione licenziamento da parte del Milan, nella giornata di ieri era stata resa nota la motivazione secondo la quale si sarebbe interrotto il rapporto professionale tra le parti. I fatti. Secondo quanto riportato da Repubblica, l’ex amministratore delegato rossonero avrebbe fatto pedinare alcuni giornalisti per capire quali fossero le talpe all’interno della società rossonera. Fassone, ai tempi della proprietà cinese, avrebbe commissionato il tutto alla Carpinvest srl, agenzia privata investigativa. Quattro i giornalisti pedinati sempre secondo quanto riportato dal quotidiano: Enrico Currò e Luca Pagni de la Repubblica, Carlo Festa de Il Sole 24 Ore e Tobia De Stefano di Libero. A rivelarlo, la stessa agenzia investigativa, in estate, con una lettera con la quale informava i vertici di Elliott. Lettera inviata dopo che il Milan aveva chiesto conto di un sollecito di pagamento inviato dalla Carpinvest. Il tutto sarebbe nato da una fuga di notizie risalente allo scorso gennaio, fuga su dettagli economici e piani finanziari del Milan di Yonghong Li: notizie sulla ricerca di un nuovo socio, fondi arabi e la proprietà cinese che si ritrova senza le giuste risorse sia per finanziare il club sia per restituire i 380 milioni di euro ad Elliott. Il mandato di Fassone agli investigatori sarebbe stato dato durante una riunione in sede, con la richiesta di “monitoraggio dinamico”, pedinamento, ai quattro giornalisti. Pedinamento che avrebbe avuto inizio il 19 febbraio e termine il 2 marzo.

LA REPLICA DI FASSONE- L’ex amministratore delegato rossonero, attraverso il proprio legale Francesco Rotondi, tramite Repubblica ha voluto chiarire la propria posizione, in merito a quanto sopra riportato. «L’attività investigativa era nota a tutto il cda. Quella decisione fu concordata e avallata dal consiglio d’amministrazione per rispondere a una fuga di notizie. Una decisione collettiva, presa di comune accordo. Fu un’attività di indagine difensiva, lecita, normata dalla legge. Il mio assistito ha sempre riportato al cda, tanto che il nome della stessa società di investigazione venne suggerito da qualcun altro». Il prossimo 29 gennaio si terrà la seconda udienza della battaglia legale tra Fassone ed il Milan.

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