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Editoriali

L’inter gioca male e vince: ecco come il Milan può diventare cinico

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Spalletti Gattuso

Il successo, il terzo consecutivo, dell’Inter ieri con la Fiorentina ha palesato alcune differenze sostanziali con il Milan: ecco come risolverli

Il Milan vive una fase delicata della propria storia recente: dopo aver cambiato proprietà per la seconda volta nel corso di un anno, i rossoneri hanno iniziato non propriamente nel migliore dei modi la stagione agonistica riuscendo a vincere solo una delle prime quattro uscite contro la Roma, all’ultimo respiro, e perdendo in due occasioni punti contro Napoli (alla prima) e la scorsa settimana contro l‘Atalanta. Una sfortuna per i rossoneri che sperano di non replicare questo giovedì contro l’Empoli al Castellani per la sesta giornata di Serie A, che in questo infrasettimanale si è aperta con il successo di misura dell’Inter contro la Fiorentina. Per i cugini è la seconda vittoria di fila, terza se si considera anche il Tottenham in Champions League, giocando un calcio oggettivamente inferiore a quello degli uomini di Gattuso che però non hanno palesato lo stesso cinismo messo in campo dai nerazzurri.

I problemi del Milan: la difesa

Il primo indizio di questa mancanza di attitudine al controllo del risultato si palesa con i dati relativi alle reti incassate: 5 quelle dei nerazzurri, 7 quelle dei rossoneri che però come aggravante hanno affrontato una gara in meno. Una costanza difensiva che sembra mancare agli uomini di Gattuso ancora in attesa dell’inserimento di Mattia Caldara all’interno del quartetto difensivo ma sostituito, al momento dignitosamente, da un Mateo Musacchio che individualmente ha reso bene ma forse ancora insufficiente nel lavoro con il reparto.

I problemi del Milan: il centrocampo

Ma il vero problema per il Milan sembra essere nella tenuta dei centrocampisti con i soliti noti Biglia, Bonaventura e Kessié sempre superlativi in fase di transizione ma dalla tenuta atletica probabilmente ancora insufficiente, come testimoniato dai frequenti cambi operati da Gattuso a partita in corso. Proprio i sostituti sulla linea mediana (Bakayoko, Bertolacci e Jose Mauri) non sembrano essere adeguati a dare lo stesso equilibrio alla squadra come evidenziato dal plus/minus del centrocampista francese che ha il demerito di aver visto insaccare la propria porta ben 3 volte negli appena 71 minuti disputati in campionato, una media di un gol subito ogni 24 minuti circa.

I problemi del Milan: le scelte di Gattuso

Chiaro che l’inadeguatezza del Milan a gestire il vantaggio non sia da attribuire al solo Bakayoko ma anche al tecnico calabrese che in diverse occasioni ha palesato “fin troppo coraggio” scegliendo spesso di non inserire un difensore in più al fine di proteggere anche con un cambio tattico il vantaggio raggiunto fino a quel momento.

I problemi del Milan: la rosa corta

Le mancanze di Gattuso, col senno di poi, ci sono ma allo stesso tempo il tecnico calabrese va anche giustificato dalla mancanza di reali alternative nei ruoli chiave come quelle in mediana (non esiste in rosa un vice-Biglia e Bertolacci visto contro il Dudelange non può essere paragonabile a Bonaventura) ma anche all’impossibilità di aggiungere un uomo in più in avanti per tentare il tutto per tutto con i soli Higuain e Cutrone (peraltro infortunato) uniche prime punte presenti in rosa.

Le differenze con l’Inter stanno tutte qui: una rosa meno lunga, un’ attitudine maggiore da parte di Spalletti a mettere in cassaforte il risultato con l’inserimento di un uomo di copertura al posto di un attaccante e l’abitudine al campionato italiano di alcuni interpreti chiave come, ad esempio, il narazzurro Borja Valero (quinto in ordine gerarchico tra le scelte di Spalletti in mediana) e Bakayoko dodicesimo uomo di Gattuso nello stesso ruolo. Il cinismo, a differenza di quanto diceva lo storico presidente del Catania Massimino, non si compra al “mercato” ma si costruisce con il lavoro sul campo con l’adattarsi a determinate situazioni anche a costo di andar contro alla propria filosofia di gioco: Gattuso e il Milan devono imparare che nel calcio i tre punti contano ben più degli applausi.

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