Capello: «Quella sconfitta del Milan decretò di fatto lo scudetto a Conte»
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Capello: «Quella sconfitta del Milan decretò di fatto lo scudetto a Conte»

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Capello: «Conte si è preso lo scudetto. Pirlo polemico? Un po’ ha ragione». Le dichiarazioni del tecnico

Fabio Capello ha parlato di calcio italiano e della corsa scudetto in un’intervista al Corriere dello Sport.

CALCIO SEMPLICE – «Il calcio è come la vita. Ai miei giocatori ripetevo spesso: chi è il più grande calciatore di sempre? Pelé. Bene, quando era a centrocampo Pelé giocava sempre a un tocco, ma non appena entrava nell’area avversaria i tocchi diventavano due, tre, un dribbling, due e gol. La semplicità è la base di tutto, anche nell’arte, le cose più complicate, i capolavori riescono solo se la partenza è la semplicità. Indro Montanelli scriveva in un italiano semplice e arrivava a tutti. Oggi vedo tanti allenatori che fanno l’impossibile per complicarsi l’esistenza. Possesso palla insistito e vuoto, costruzione dal basso, centrocampisti che non appena riconquistano il pallone lo giocano lateralmente oppure all’indietro. Oltre alla semplicità, abbiamo perso, rinnegandole, le nostre tradizioni, la nostra storia. Hai letto cosa ha detto Guardiola l’altro giorno? Quella. A Guardiola è venuta voglia di rivincere la Champions, per questo ha cambiato il modo di fare calcio soffermandosi sulla fase difensiva. Vuole che Cancelo difenda altissimo, che occupi il centrocampo, perché così ha più spazio per il recupero quando la squadra perde il pallone. I guardiolisti della seconda ora dovrebbero riflettere sull’evoluzione di Pep, sui suoi aggiornamenti».

ITALIANE E ITALIANI IN CHAMPIONS – «Osservo e valuto. Nei quarti di Champions ci sono quattro tecnici tedeschi, Klopp, Tuchel, Terzic e Flick, quattro su otto. Ancelotti ha vinto tanto anche all’estero, Conte al primo anno ha fatto centro, Sarri ha portato l’Europa League al Chelsea, Ranieri ha firmato il miracolo Leicester. Non è un problema di guida, ma di materiale tecnico. Di qualità. Da noi i campioni trentottenni e quarantenni fanno la differenza, il peso specifico di Ronaldo, Ibra, Ribery, Palacio, Chiellini è ancora notevole, vorrà pur dire qualcosa?».

MIGLIORI ALLENATORI ITALIANI  –«Conte, che ha saputo fare marcia indietro, è tornato a un calcio più efficace, razionale, più suo, e si è ricreduto su alcuni giocatori. È segno di intelligenza. E si è preso lo scudetto. Ti dicevo di Conte, poi c’è Gasperini, l’unico con la mentalità europea. E quello dell’Udinese, Gotti, che non vuole fare il fenomeno, esprime un calcio che rispetta il materiale che gli hanno dato… Lo scudetto, Conte l’ha vinto il giorno in cui il Milan ha perso a Spezia. Ritorna la Juve? No».

PIRLO – «A Pirlo è mancato il percorso di formazione, s’è dovuto arrangiare da solo nei primi tre mesi. La sua è stata una full immersion pesante ma che ha affrontato consapevolmente. Ti dicevo di Gotti: al contrario di Pirlo, si è fatto le ossa come secondo di Donadoni e Sarri. L’esperienza è un valore, aiuta a ridurre il numero degli errori, favorisce l’intuizione. Nel ’94, otto giorni prima della finale dei campioni col Barcellona, dove non avrei potuto disporre di Costacurta e Baresi, giocammo un’amichevole a Firenze. Abbassai Desailly, che – come ricorderai – avevo trasformato in mediano, e lo affiancai a Filippo Galli. Batistuta ci fece due gol. I giornalisti mi chiesero se fossi preoccupato, risposi che ero molto soddisfatto. Il 18 maggio misi Maldini centrale, dove non aveva mai giocato, e Panucci a sinistra, 4-0 per noi».

POLEMICA CON INTER – 
«Una polemica nemmeno troppo velata, ma dietro una polemica c’è sempre un fondo di verità. In Italia sono successe cose che altrove non sono accadute. Ma noi italiani siamo fatti così, e non solo nel calcio».

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