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Editoriali

Il cane andaluso, Ringhio regista di un Milan surreale

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Gennaro Gattuso ha molte responsabilità nella sconfitta di Europa League. Ringhio ha ricevuto una dura lezione di calcio dagli andalusi

Il Milan del dopo-Europa League si lecca le ferite, prova a guardare avanti per trovare nuovi stimoli in vista della sfida contro la Sampdoria. Gennaro Gattuso è in bilico, l’esonero è alle porte se nel brevissimo periodo non dovessero arrivare risultati e gioco convincente. Antonio Conte, nel frattempo, ha rescisso il contratto con il Chelsea e rimane guardingo, tra Milano e Madrid, in cerca di una nuova panchina. Il problema del Milan attuale è la totale mancanza di idee in fase offensiva, non si vedono nemmeno i presupposti per migliorare lo stile di gioco. Ieri è andato in scena il teatro degli orrori già (purtroppo) visto 12 mesi fa, quando Vincenzo Montella imbarcava sconfitte e figuracce a destra e sinistra. Lo stesso Gattuso, che ormai sembra avere ben poco del Ringhio, ha ammesso un’involuzione tale da far rievocare i fantasmi di Verona e Benevento.

SURREALE – In questo dramma surreale anche un Betis Siviglia che annaspa in Liga può interpretare la parte dell’attore protagonista. I neroverdi, supportati da migliaia di tifosi giunti dalla Spagna, hanno dominato dall’inizio alla fine infliggendo una dura lezione di calcio al Milan. Gattuso in novanta minuti non ha saputo trovare le contromisure, la tattica è andata a farsi benedire come nella peggiore era Montella. Il 3-5-2 del secondo tempo, alquanto improvvisato, è durato solo una decina di minuti perché l’anarchico Suso si è praticamente rifiutato di fare la mezzala prima e il trequartista poi, andando a pascolare lungo la sua solita zona di competenza a destra. A quel punto Castillejo, dopo aver pestato i piedi al numero 8 un paio di volte, ha cominciato a pascolare tra il centrocampo e l’attacco.

CANE ANDALUSO – A quel punto Gattuso, più che ringhiare, si è lasciato andare ad indicazioni e schemi senza una precisa logica, abbandonando il pubblico (pagante) di San Siro ad uno spettacolo surreale che solo la vitalità di Cutrone ha saputo raddolcire. Il giovane bomber è l’unico a salvarsi in una serata pessima non solo per Gattuso, ma anche per i vari Suso, Bonaventura e Bertolacci. E come nel finale del capolavoro di Buñuel i protagonisti si trovano seppelliti e inermi. Questa volta non sotto la sabbia, ma sotto la pioggia di fischi di San Siro.

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