HANNO DETTO
Calcagno critica la scelta di giocare Milan Como in Australia: dagli infortuni a un calendario troppo fitto
Calcagno, presidente dell’Assocalciatori, ha parlato così della sfida tra Milan e Como giocata in Australia: le sue parole
Il panorama calcistico contemporaneo sta raggiungendo un pericoloso punto di saturazione. Intervenendo a Radio Anch’io Sport, il presidente dell’Assocalciatori Umberto Calcagno ha spostato l’attenzione dalle singole amichevoli esotiche a un problema strutturale molto più profondo: la gestione dei top player costretti a disputare fino a 72 partite stagionali. Il nodo centrale non è solo la quantità di match, ma la frequenza dei cosiddetti “back to back”. Secondo le ricerche condotte con FIFPRO, giocare più di cinque partite consecutive senza almeno cinque giorni di riposo aumenta drasticamente il rischio di infortuni gravi, danneggiando non solo la carriera degli atleti ma anche la qualità dello spettacolo offerto ai tifosi.
Il sindacato dei calciatori punta il dito contro l’abuso di posizione dominante della FIFA, citata in giudizio insieme alla Lega Serie A in sede europea. La creazione di nuovi tornei, come il Mondiale per Club e il formato allargato del Mondiale nazionale, drena risorse preziose verso le competizioni internazionali, lasciando nell’incertezza i campionati domestici. Calcagno sottolinea come la Serie A, la Serie B e la Lega Pro dipendano vitalmente dai diritti TV interni; un calo di appeal del torneo nazionale rischierebbe di compromettere la stabilità di 14-15 club della massima serie che non partecipano ai grandi palcoscenici globali.
Disparità economica e il futuro dei diritti TV
La preoccupazione maggiore per il futuro riguarda la distribuzione delle risorse. Il rischio concreto è che i proventi si concentrino nelle mani di pochissime squadre d’élite, creando una disparità economica e sportiva incolmabile rispetto al resto del sistema. Calcagno cita i casi critici di Francia e Belgio come monito per il calcio italiano: senza un’inversione di tendenza, il nostro campionato potrebbe perdere valore e competitività. Non si tratta semplicemente di discutere una riduzione degli ingaggi, ma di sedersi a un tavolo globale per ristabilire un equilibrio che tuteli la salute dei ragazzi e garantisca la sopravvivenza economica dell’intera piramide calcistica.