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Brocchi: «Gattuso diverso da me, io subito massacrato»

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Lunga intervista concessa al Corriere della Sera da Cristian Brocchi, ex centrocampista ed allenatore del Milan nonché compagno di Gattuso

Ieri il Milan ha segnato la svolta. Da mesi si parlava di possibile vittoria che avrebbe potuto generare una serie di risultati positivi ma, puntualmente, la situazione è rimasta immutata con passi falsi alternati a vittorie (poche) meritate e limpide sul piano del gioco. Così il Milan ha cambiato Montella con Gattuso, promosso dalla Primavera.

LE PAROLE DI BROCCHI – Intervistato dal Corriere della Sera, Brocchi ha parlato così di Ringhio:

«Gli ho solo mandato un messaggio. So come sono certe giornate, ci sono passato. Quando diventi allenatore del Milan resuscitano persone che non senti da anni. Tanto con Rino ci siamo visti la scorsa settimana. Siamo amici, sette anni insieme non si dimenticano».

GATTUSO COME BROCCHI – «Sono situazioni differenti. Lui mediaticamente ha più forza di me, è amato dalla gente e può contare sull’aiuto dei dirigenti. Io, invece, sono arrivato nel mezzo del tormentone societario e mi hanno subito massacrato».

PRENDERE LA SQUADRA IN CORSA – «Anche in questo caso le differenze tra noi sono notevoli. Gattuso ha più tempo del sottoscritto per trasmettere le sue idee e dare un’impronta alla squadra. Il mio Milan, alla fine, si è appena intravisto solo nella finale di Coppa Italia, che abbiamo perso immeritatamente. Se quella partita fosse finita in un altro modo, magari la storia avrebbe preso una piega diversa».

GATTUSO – «È come lo vedete, con il fuoco dentro. Per me è stato un compagno leale, oltre che un amico e un grande giocatore. Siamo legati e tiferò per lui».

BERLUSCONI LO VOLEVA – «È vero, ma non me la sono sentita di andare avanti e al presidente gliel’ho detto. Quando sei giovane devi essere sostenuto dalla dirigenza, invece ho pagato il malessere che c’era intorno alla società. L’avventura di Gattuso nasce su altre basi».

ANCELOTTI – «Da Carlo ho imparato molto a livello gestionale. Ma il mio maestro, non mi stancherò di ripeterlo, è stato Cesare Prandelli, che mi ha insegnato tanto a livello tecnico-tattico e psicologico».

MILAN IN CRISI – «Che non sarebbe stata una passeggiata potevo immaginarlo. Ma non che sarebbe andata così. La verità è che cambiare tanto è sempre un rischio. Il Napoli, la Juve e la stessa Inter sono più strutturate. Peccato per Montella, ma fare l’allenatore in Italia è più difficile che in altri Paesi»

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