HANNO DETTO
Garlando e un Milan che fatica. Le conseguenze di un mercato confuso si fanno sentire: l’analisi
Garlando, su La Gazzetta dello Sport, analizza così il momento del Milan e le conseguenze di una campagna acquisti confusionaria
“Milano che fatica”, cantava Lucio Dalla, e mai come oggi queste parole risuonano attuali per il club rossonero. L’eliminazione dalla Supercoppa Italiana per mano del Napoli non è solo il risultato di una serata storta a Riad, ma lo specchio di una gestione che solleva molti dubbi. Massimiliano Allegri ha affrontato l’evento con gerarchie che hanno lasciato perplessi tifosi e addetti ai lavori: vedere Luka Modric in panchina in una semifinale internazionale per preservarlo in vista del campionato, o rinunciare a un Bartesaghi in stato di grazia, ha lanciato un messaggio di disinteresse verso il trofeo che la squadra ha recepito fin troppo bene, sfoderando una prestazione priva di mordente.
Mentre altre realtà onorano gli impegni internazionali schierando i migliori, il Milan di Allegri sembra prigioniero di una visione provinciale. Se non si sfrutta la qualità dei singoli, come le verticalizzazioni di Modric o le galoppate di Rabiot, la squadra appare piatta. L’immagine internazionale del club ne esce ridimensionata, proprio mentre le proprietà straniere ambiscono a palcoscenici planetari. La scelta di dare priorità assoluta alla Serie A, snobbando una vetrina globale come quella saudita, appare come un controsenso per un club che ha la vittoria europea nel proprio DNA.
Garlando, Il divario tattico con Conte e gli errori di un mercato confuso
Come spiegato da Luigi Garlando, giornalista de La Gazzetta dello Sport, il confronto con il Napoli di Conte è stato impietoso. Mentre gli azzurri hanno investito su qualità e pressing, il Milan di Allegri è rimasto ancorato a un calcio fatto di blocco basso e ripartenze. Questo spartito tattico mostra la corda non appena il livello dell’avversario si alza o quando mancano le individualità capaci di risolvere la gara da soli. Senza un’organizzazione collettiva solida, i rossoneri soffrono terribilmente la mancanza di idee, schiacciati da un modulo che fatica a produrre gioco offensivo.
A questo si aggiungono le ombre su una gestione sportiva che ha preferito smantellare l’eredità di Paolo Maldini invece di valorizzarla. La “rifondazione” basata su una pesca a strascico nel mercato non sta portando i frutti sperati: profili come De Winter e Nkunku non sembrano, al momento, garantire quella solidità che avrebbero dato obiettivi sfumati come Buongiorno o Hojlund. Allegri si trova ora a dover gestire una rosa che appare un mosaico incompleto, con il compito difficile di ridare un’anima internazionale a un Milan che, in questo momento, sembra aver smarrito la propria bussola.