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Ultime Milan – Il racconto di Sacchi
Ecco le parole di Arrigo Sacchi, nel giorno del suo 70° compleanno, ai microfoni della Gazzetta dello Sport, alla quale il tecnico romagnolo ha concesso un’ampia intervista.
“Con il Parma affronto il Milan in amichevole e in Coppa Italia. Giochiamo bene. Berlusconi è stupito. Parla con il presidente Ceresini e gli chiede di conoscermi. Il Cavaliere mi dice: ‘La seguirò per tutto il campionato’. Poi mi chiamò al Milan. Il primo anno mi difese davanti a tutti, fece capire che io facevo parte del progetto e che, senza di me, non si sarebbe andati avanti. Fu decisivo”.
ULTIME MILAN – LAVORO IN ROSSONERO
“Prima della partita dormivo pochissime ore. Ero sempre teso, pensieroso. Studiavo strategie, pensavo a che cosa dovevo dire ai giocatori. Ho dato la vita per il calcio, e il calcio mi ha ripagato. Avversario più difficile? Maradona. Unico, irripetibile. Una personalità pazzesca. Van Basten? Mai una lite. Si è romanzato molto, ma la verità è che tra di noi c’era una grande stima. Dopo una sconfitta i giornalisti andarono da Marco e gli chiesero che cosa pensasse. Lui, abituato alla stampa olandese, si mise a parlare a ruota libera, a dire qual era il suo calcio ideale. Il giorno dopo, le prime pagine dei quotidiani titolavano: ‘Van Basten contro Sacchi’. Lo presi da parte e gli spiegai come funzionava in Italia il rapporto con la stampa. La domenica lo tenni in panchina e gli dissi: ‘Visto che ne sai tanto di calcio, oggi stai vicino a me così mi aiuti…’. A Parma lo tolsi dal campo perché non si impegnava, era il gennaio 1991. Perdevamo 2-0, io ero squalificato e ordinai al mio vice Galbiati di cambiare Van Basten. Marco mi chiese spiegazioni. Gli dissi che stava giocando male. Mi rispose: ‘C’erano altri che giocavano male, perché ha tolto me?’ ‘Perché gli altri correvano, tu no’. Mi chiese quindici giorni di riposo per riflettere. Glieli concessi. Dopo tre giorni voleva essere reintegrato, ma io gli spiegai che mi aveva chiesto quindici giorni e non erano ancora passati”.
ULTIME MILAN – SCREZI CON BERLUSCONI
“Con Berlusconi voleva Borghi, io Rijkaard. Lo convinsi. Anche in quel caso Berlusconi dimostrò di essere intelligente e lungimirante. Rijkaard fu determinante per il mio Milan. Ancelotti? Il presidente mi disse: ‘Non posso acquistare un giocatore che ha il 20 per cento di invalidità a un ginocchio’. Gli risposi: ‘Mi preoccuperei se l’invalidità ce l’avesse al cervello’. E Ancelotti venne acquistato. La monetina di Alemao? Tanta rabbia. Ma quella volta ci furono cose poco chiare. Poi ho saputo, però sto zitto sennò mi mettono in galera. Diciamo che la politica non fu estranea a quella vicenda”. Capitolo Nazionale: “Mi vedevano come l’uomo venuto dal nulla. C’era invidia, cercavo di non farci caso. Fu un periodo molto intenso, sentivo una grande responsabilità. Rapporti tesi con Baggio? Sciocchezze. A Usa ’94 lo convocai anche se non stava giocando bene con la Juve. Pensi che ero andato a vedere una partita a Torino, nell’intervallo parlai con l’Avvocato Agnelli e gli chiesi chi dei suoi avrebbe chiamato in azzurro. Mi rispose: ‘Kohler e Moeller‘. ‘Ma sono tedeschi! E Baggio?’ gli feci. Mi sorrise, e da quel sorriso capii molte cose”. Per Sacchi anche un esperienza nell’Atletico Madrid: “Meravigliosa, ho sempre pensato che se non fossi stato italiano avrei voluto nascere in Spagna. Ambiente splendido. Ma io non ce la facevo più. Ero stressato, vuoto. Mi dimisi e rinunciai a un sacco di soldi”.
