Serafini: «Leao lo specchio del Milan, ecco perché» - ESCLUSIVA
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Serafini: «Errori arbitrali? Sacchi vinceva le Coppe dei Campioni anche se penalizzato. Leao è lo specchio del Milan e vi spiego perché. Il futuro di Pioli dipende da questa cosa» – ESCLUSIVA

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Luca Serafini, giornalista e scrittore, ha parlato in esclusiva a Milannews24 analizzando la stagione rossonera: tutte le sue dichiarazioni

Un pareggio, quello contro l’Atalanta, arrivato tra le polemiche, giocatori che sembrano essere ‘rinati’, il futuro di Stefano Poli e il progetto del nuovo stadio rossonero. Per analizzare questi temi il giornalista e scrittore Luca Serafini è intervenuto in esclusiva a Milannews24.

Il Milan ha ottenuto un pareggio tra le polemiche contro l’Atalanta per l’ennesimo episodio a sfavore. Come ha visto la squadra? Quanto è stata condizionata la stagione rossonera da queste situazioni?
«Le prestazioni della stagione sono state condizionate dagli errori arbitrali tanto quanto gli errori della squadra. A quello che ha sbagliato la squadra si sono aggiunti errori che avrebbero potuto indirizzare le partite in maniera diversa. Mi hanno insegnato da piccolo che alla fine della stagione le cose si compensano, non ci ho mai creduto ma me lo faccio andare bene. Le potenzialità di questa squadra sono talmente superiori a quelle espresso fino ad oggi, che avrebbe potuto anche ovviare a certi errori arbitrali. Il Milan di Sacchi fu penalizzato da decisioni clamorosamente errate e mai favorito da situazioni arbitrali, ma le Coppe dei Campioni le vinceva lo stesso… I rossoneri devono concentrarsi di più sulle proprie potenzialità che non hanno espresso fino in fondo e sui limiti che invece non hanno mai mancato di rimarcare. La partita contro l’Atalanta è stato uno specchio molto evidente delle cose: i bergamaschi ringraziano un solo episodio che è quello del rigore, mentre il Milan ha dominato per 80′ e ha segnato un solo gol. In quest’ultimo periodo di gol ne fa molti e ne prende anche tanti, invece domenica è andata così».

Il parallelismo con Sacchi mi porta a chiederle se il futuro di Pioli dipenderà tutto dall’Europa League?
«Dipenderà dalle scelte societarie, dal feeling con la squadra e da mille fattori. Dipende dai risultati e poi è la società che li deve pesare. Il Milan è stato molto bravo a dare la fiducia a Pioli che era già arrivato a un punto delicato alla fine della scorsa stagione, ma la semifinale di Champions League è stata sottovalutata, a causa dei due Derby, comunque ha dato fiducia all’allenatore perché sapevano che la squadra fosse con lui. Quest’anno si è detto e scritto da tante parti che la squadra non era con lui, ma non era vero perché l’hanno dimostrato la squadra e la società. Pioli, come tutti gli allenatori, è consapevole che la sua permanenza al Milan dipende dai risultati».

Il bello di Milan Atalanta: Leao, il suo gol e la prova da leader. Gli mancava davvero solo la rete per trovare continuità? È ancora un discorso di atteggiamento e condizione?
«Credo che quell’esultanza non fosse polemica, perché anche a Leao non può andare bene di stare 5 mesi senza segnare in Serie A. Ultimamente qualche stoccatina di Pioli e dei compagni devono averlo svegliato. Leao è lo specchio di questa squadra: sono più le potenzialità inespresse che quelle espresse e più i limiti che sono stati evidenziati, ma – come la squadra – ha fatto vedere di avere delle doti e delle possibilità enormi. Se la sua continuità fosse quella espressa nei 90′ contro l’Atalanta e non quella indolente a Monza e Rennes, Leao sarebbe ai livelli di Mbappé. Le critiche lo devono incentivare e non stizzirlo: i tifosi si aspettano sempre un grande Leao. È vero che non può esserlo sempre, ma nemmeno essere un giocatore che per 5 mesi non segna in Serie A… Lui aveva detto che era un calciatore da 20 gol all’anno, probabilmente non lo sarà: deve avere continuità nella partita. Nella sfida di domenica scorsa ha giocato benissimo, oltre al gol: a Rennes con un gol bello e fortunoso non ha comunque convinto perché è stato indisponente nei 90’».

Sempre sui singoli. Adli ha impressionato tutti per la prova contro l’Atalanta. Il francese è ormai un titolare: merito di Pioli, crescita del giocatore o del modo di giocare?
«Adli ha dei margini ancora molto, molto, molto ampi di crescita. In questa stagione si sono capite due cose: da una parte perché il Milan l’ha comprato e ci ha creduto, dall’altro perchè Pioli non lo faceva giocare a causa della sua discontinuità: alterna giocate importanti a partite inquietanti con errori che non deve commettere. È stato molto bravo a mettersi in gioco facendo un percorso alla Tonali, dimostrando la sua affezione e il senso di appartenenza, anche se è ancora lontano da essere un titolare del Milan. Questo perché oltre alle sue doti e limiti c’è proprio un problema tecnico nei rossoneri: con Bennacer e Reijnders mancherebbero i mastini che devono andare a catturare gli avversari».

Un altro giocatore che sta impressionando è Gabbia: lo vede ancora titolare soprattutto con il rientro di Kalulu, Thiaw e Tomori?
«La crescita è merito suo. Non mi sono mai messo le mani nei capelli quando giocava: non mi dava la sensazione di essere Baresi e Beckenbauer, ma nemmeno quella di essere un brocco. Dai mesi in Spagna è tornato trasformato non solo nelle prestazioni, una più bella dell’altra, ma anche nella personalità e nell’atteggiamento. È un acquisto inatteso, importante. Adesso il Milan con questa scoperta di Gabbia sarebbe davvero in condizione di giocare a tre e dare poi maggiore libertà a destra e sinistra con gli esterni. Con Reijnders, Bennacer e Adli bisogna trovare un equilibrio in copertura. Gabbia rimane adesso uno dei titolari che si contenderà il posto con Thiaw, Tomori e Kalulu».

Il sorteggio in Europa League è stato felice per il Milan che comunque non dovrà abbassare la concentrazione visto il ritorno di Rennes. Dove può arrivare veramente in questa competizione?
«Nei confronti dei calendari e dei sorteggi non provo alcun tipo di sussulto perché dipende dal momento in cui si trovano le due squadre. Nell’unico sorteggio in cui Galliani esultò per aver trovato il Deportivo il Milan, vinse 4-1 all’andata e poi al ritorno perse 4-0. Quindi, è vero che rispetto alle ultime edizioni l’urna ci ha detto bene, ma adesso dipende dal Milan perché se giochi come contro Monza e Rennes vai fuori contro chiunque, mentre se fai come contro l’Atalanta o il Dortmund o il PSG a San Siro, vai avanti. Dipende tanto dal Milan: se sarà al 100% contro lo Slavia Praga andrà avanti».

Dipende tutto dal Milan anche per quanto riguarda la possibilità di ricucire il gap attuale con l’Inter?
«Il Milan potrebbe essere un po’ meno lontano. Uno dei meriti maggiori dei dirigenti nerazzurri è quello di aver isolato la squadra dall’assenza della proprietà. Si è inventata una società, con Marotta e Ausilio che fanno il mercato in autogestione, spendendo quello che ricavano dalle cessioni. Perché, come dicono Commisso e De Laurentiis, con i debiti societari non potrebbe manco iscriversi. La Lega Serie A risponde che se fosse per quello ci sarebbero solo 3 squadre… e quindi evidentemente va bene a tutti questo concetto assurdo. Il fatto che i dirigenti siano più solidi di una proprietà è un grande merito, perchè ha permesso di costruire una rosa molto funzionale per Inzaghi, per il suo gioco. Se l’Inter giocasse due mesi con Arnautovic e Sanchez titolari, sarebbe lì? No, ma un altro merito è che da loro si fanno male in pochi e per poco tempo. L’Inter quest’anno ha una nuova cattiveria e ferocia, probabilmente figlia di quella finale col City che secondo me non avrebbe mai meritato di perdere».

Questione nuovo stadio: ristrutturazione di San Siro, stadio di proprietà o un nuovo impianto condiviso con l’Inter?
«Il Milan sta cercando di rabbonire Sala per non avere più rotture di scatole, ostruzionismo, minacce e tutto quello che la società ha vissuto in questi anni. E quindi risponde che va bene a tutto quello che dice, così se lo tolgono un po’ di torno. Quando un club è così avanti nei progetti e nelle trattative col comune di San Donato, non c’è un motivo per tornare indietro. L’idea di costruire insieme uno stadio tra due club che sono tra i più grandi d’Europa, è demenziale. Sala ha detto una sola cosa intelligente in questi anni: quando con la sua giunta si è domandato, dopo tanti no, se loro avessero una proposta o meno da fare. Da quando il fondo Elliott ha preso il Milan l’obiettivo era quello di fare lo stadio da soli, quindi sono pronto a scommettere che le due società si faranno i due stadi da soli».

Si ringrazia Luca Serafini per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista.

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