Maldini, derby: «I più emozionanti? Quelli in semifinale di Champions»
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Maldini, derby: «I più emozionanti? Quelli in semifinale di Champions»

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Maldini parla apertamente dinnanzi i microfoni di Milan Tv delle emozione che girano attorno al derby e che cosa significhino per lui

Anche Maldini, dopo Boban e Massaro, risponde alle domande di Milan Tv in merito al derby e alle emozioni che girano attorno, sia da calciatore che da dirigente rossonero. La preparazione mediatica alla stracittadina sta proseguendo e grazie allo sviluppo dell’app ufficiale dell’Ac Milan, i tifosi possono seguire e ascoltare le interviste dei nostri plenipotenzieri.

Ci racconti l’emozione e l’importanza di giocare un Derby?

«È sempre una grande emozione, ma devo dire che l’importanza di questo Derby non è superiore all’importanza che ha vincere qualcosa in questa stagione. In altre città il Derby è ancora più importante perché le due squadre non sono mai arrivate ad obiettivi ancora più alti rispetto alla partita singola».

Quali sono i Derby che ti sono rimasti nel cuore?

«Ne ho giocati tanti, credo più di 50, non mi ricordo esattamente il numero. Sono stati tutti un po’ diversi: i primi giocati forse non al 100% anche perché la tensione a 16-17-18 anni è più difficile da gestire rispetto a quelli giocati a 35-36. In tutti questi Derby ci sono state emozioni varie, forse quelli più emozionanti in assoluto sono stati quelli di Champions League: andare a vincere, in una semifinale, giocata in sei giorni tra andata e ritorno, qualificarsi per la finale e vincere la Champions League. Alla fine, è il risultato finale che conta, quindi probabilmente sono stati quelli più intensi».

Il tuo rapporto con i tifosi del Milan?

«Si sente sempre il calore di una tifoseria, anche se esigente, come quella del Milan. Ho vissuto buona parte dei miei anni lottando per vincere qualcosa e di conseguenza il tifo è sempre stato una parte importante nelle nostre vittorie. Mi ricordo che nei primi anni ‘90 c’erano addirittura 70/71mila abbonati. Eravamo abituati ad avere lo stadio veramente sempre pieno».

Avevi gesti e scaramanzie pre-derby?

«Vedevo gli altri che li facevano e quindi pensavo ‘magari porta bene’, poi ho visto che ho vinto, perso e pareggiato facendo le stesse cose. Allora ho pensato fosse meglio concentrarsi solo sulla partita e così ho fatto per il resto della mia carriera. Erano più cose legate a un calcio degli anni ‘80”».

Quanto è diverso vivere la Stracittadina da calciatore e da dirigente?

«La differenza è enorme, non c’è praticamente la partita. Tu non giochi la partita, da calciatore ti prepari 10-15 giorni per giocarla, adesso ti prepari 10-15 giorni per vederla. A livello di stress è molto più impattante la partita vista che la partita giocata, perché la partita giocata ti fa anche sfogare istinti, paure e preoccupazioni, quella vista sinceramente no».

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