Baggio, lettera a Paolo Rossi: «Con mio papà in due in bici per vederlo»
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Baggio, lettera a Paolo Rossi: «Con mio papà in due in bici per vederlo»

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Baggio, una struggente lettera a Gazzetta, dedicata a Paolo Rossi tra ricordi personali e tanta voglia di esaltarne il mito, il lato umano

Baggio, una struggente lettera dedicata a Paolo Rossi tra ricordi personali e tanta voglia di esaltarne il mito, il lato umano

«Il mio risveglio un’altra mazzata. Un grande pilastro del calcio italiano ci saluta. Paolo, PABLITO, PAOLO ROSSI, quasi si dovesse sempre chiamare con nome e cognome: lui non era Rossi lui è, e sempre sarà, PAOLO ROSSI. Tornano in superficie i dolci ricordi di quando avevo 10 anni, conservati per decenni in uno dei tanti album della mia memoria.
Oggi, grazie a Pablito, sfoglio quell’album e tornano a farsi sentire il freddo pungente e la dura canna della bicicletta.

Con il mio adorato papà Fiorindo, mancato solo qualche mese fa, percorrevamo quasi 12 chilo- metri, in due su una bicicletta, per arrivare a Vicenza partendo da Caldogno. Per andare allo stadio Menti a vedere il grande Paolo Rossi.

Poi, per tutta la partita, mi aggrappavo alla rete per vederlo giocare e segnare.
Erano gli anni dell’Austerity e delle targhe al- terne. Erano gli anni in cui cullavo i miei sogni. Pensavo che un giorno avrei anche io giocato in quello stadio, che avrei indossato quella maglia bellissima con la grande R sul petto.

Imitando Paolo Rossi avrei potuto realizzare quanto lui è riuscito a realizzare.
Vincere un campionato del mondo in finale contro il Brasile.
Come Paolo Rossi ha fatto contro la Germania. Vincere il Pallone d’oro.
Come Paolo Rossi.Vincere sulla sofferenza di ginocchia doloranti. Come Paolo Rossi.

Vincere in un mondo che ha sempre più bisogno del sorriso di Paolo Rossi.
Un meraviglioso viaggio in Cina recentemente ci ha fatto rincontrare.
Abbiamo parlato a lungo su quanto avessimo vissuto in comune, e su quanto si sarebbe dovuto fare per un futuro migliore. Soprattutto nel calcio.

Oggi Paolo è volato in cielo lasciandoci tutto quello che il calcio di buono sa offrire.
Paolo ha regalato un sogno a milioni di italiani, cosa che a me non è riuscita.
Oggi comprendere il mistero della vita, e dare un perché alle cose che ci accadono, non è mai semplice.

Così, come il vuoto che lascia Paolo nel cuore di sua moglie e dei suoi tre figli a cui va il mio pensiero e la mia comprensione.

Ciao Paolo, chissà se infilerai le tue scarpette da calcio quando sarai in cielo. Spero di si, spero che il tuo sorriso arrivi anche li. Noi qui lo ricorderemo a lungo.
Buon viaggio Paolo, nell’eterno cielo della luce tranquilla»

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