Albertini: «Mi fa paura Morata, ma quanto corre questa Italia…»
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Albertini: «Mi fa paura Morata, ma quanto corre questa Italia…»

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Demetrio Albertini ha parlato della sfida tra Italia e Spagna, parlando dei punti di forza delle due squadre e di cultura di gioco

La Gazzetta dello Sport ha intervistato Demetrio Albertini, il quale si è soffermato a parlare di Italia-Spagna. Lui ha giocato nel campionato spagnolo (Atletico Madrid e Barcellona), conosce la cultura sportiva iberica ma è anche un grande amico (e compagno di padel, come sottolinea) di Roberto Mancini. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni.

ITALIA OFFENSIVA – «Sorpreso? No, perché è da tre anni che gioca così. C’erano riserve di affidabilità che sono state sciolte. Ma non solo col Belgio, anche prima. Hanno rimpicciolito troppo le nostre avversarie. Poi la Svizzera ha mandato a casa la Francia. Se devo scegliere un aggettivo per la Nazionale, dico: generosa. Non si risparmia mai, trasfonde entusiasmo
fino all’ultimo tifoso. Sa che deve giocare bene per vincere. Solo l’Inghilterra ha la nostra
consapevolezza di poter arrivare in fondo. La Spagna sta ricostruendo come noi, ma ha fatto
meno bene. Che l’Italia sia tra le prime quattro non è una sorpresa. Che ci sia la Spagna sì. Però…
».

IN DIFESA – «Per gli spagnoli è normale adeguare un’ala a terzino, da noi è più facile il contrario. Però in difesa siamo più forti noi. I loro centrali concedono, giocano spavaldi.
La Spagna non ce li ha Bonucci e Chiellini
».

ATTACCHI A CONFRONTO – «Immobile non viene da una grande prestazione con il Belgio,
ma condivide i meriti con i compagni per quanto fatto finora. Dà sempre tanto. Con la Spagna ci servirà il miglior Ciro perché loro tengono comunque la linea alta e non sono impeccabili, troverà spazi e profondità. Lo spagnolo che temo di più è Morata. Sbaglierà
qualcosa, ma ha esperienza, classe. È abituato a vincere, ha già segnato in una finale di
Champions, può decidere con una giocata. Ci conosce. Per me è lui il pericolo numero uno
».

MERITO MANCINI – «La serenità cui ha fatto crescere i giovani e la squadra. Non dimentichiamo che è da 5anni che non partecipavamo a un grande evento. Lo ha fatto senza contare sul blocco di un club, pescando da un campionato che fa giocare sempre più stranieri».

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