Simone Inzaghi e i suoi due fratelli - Milan News 24
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2014

Simone Inzaghi e i suoi due fratelli

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Di fratelli nel mondo del calcio se n’è sentito parlare spesso, uniti da un legame di sangue ma a volte fratelli anche solo per le larghe intese instaurate sul rettangolo di gioco. A usare questo termine è Simone Inzaghi, fratello (di sangue) di Pippo e fratello a suo dire anche di Roberto Mancini: in pratica i due tecnici che si sfideranno tra una settimana nel derby. La stima di Simone nei confronti di Pippo è dettata dall’essere cresciuti insieme familiarmente e calcisticamente; paradossalmente, sembra però godere di una stima maggiore il Mancio dato che all’arrivo di Simone alla Lazio nell’estate del 1999 pesarono molto le indicazioni del tecnico di Jesi alla società biancoceleste al fine di ingaggiare un giocatore che ai tempi di Eriksson e Cragnotti ha lasciato il segno vincendo subito uno scudetto.

Simone Inzaghi si esprime su suo fratello Pippo e Mancini in un’intervista riportata stamane dal Corriere dello sport – stadio, affrontando i temi portanti che caratterizzano le loro vesti da allenatori.

Inizia appunto partendo da Mancini e dal fatto che ogni allenatore quando subentra a uno esonerato può sempre dare una scossa e il derby può essere un’occasione propizia per l’Inter per potere ripartire. Per quanto concerne Pippo, Simone dichiara di vederlo pienamente maturo per affrontare la stracittadina e il suo modulo offensivo 4-3-3 può rivelarsi una carta vincente come del resto anche il modulo del Mancio, vicino a quello del tecnico rossonero ma con Kovacic in campo potrebbe passare ad un 4-3-1-2.

In merito agli uomini che possono decidere il derby, Inzaghino vede molto bene Hernanes per l’Inter e Bonaventura per il Milan (“vedendolo giocare in maglia rossonera mi sembra ancora più forte”) e nel frattempo dispensa pure consigli (fattibili e non) per il mercato: “Cerci è quello giusto per Mancio… anche se Iturbe sarebbe stata la vera ciliegina per Pippo“.

Gli elogi non mancano di certo nei confronti del fratello maggiore, definito anche dall’ex bomber della Lazio il “Ferguson” del Milan: “Lavora e pensa già come un manager. Lui è il tecnico più abile e capace che può ricostruire questa squadra. I suoi giocatori lo seguono e lo si capisce in campo”. Sulle incapacità di comprensione con alcuni giocatori che Pippo sta avendo, Simone dice così: “Torres è da tanto tempo che non giocava con così grande continuità, il Pazzo ha fatto bene ma poi ha avuto problemi l’anno scorso. Entrambi avranno i loro spazi. Se il Milan disputasse almeno l’Europa League ci sarebbe più spazio per tutti”.

L’enorme gratitudine verso Roberto Mancini la si spiega per il grande aiuto datogli dal Mancio nel periodo del suo insediamento alla Lazio, quando andato via Vieri il club capitolino voleva puntare su Anelka ma Simone fu immediatamente protagonista di una stagione conclusa con uno scudetto e una Coppa Italia. “Mancini mi volle subito in una grande squadra a soli 23 anni. Ero reduce dal Piacenza dove avevo disputato 30 partite segnando 15 gol.  Lui è l’esempio al quale mi ispiro come allenatore”. Riguardo ad una possibile collaborazione in panchina con il tecnico nerazzurro, Inzaghino smentisce ogni ipotesi: “La mia Serie A è con la Lazio.” – attualmente lui è tecnico della Primavera biancoceleste – “Una seconda casa con la quale ho vinto tanto come una seconda casa vincente lo è il Milan per mio fratello Pippo“.

 

 

 

 

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