Giroud avvisa le rivali scudetto: «Voglio vincere la seconda stella»
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Giroud avvisa le rivali scudetto: «Voglio vincere la seconda stella»

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Olivier Giroud ha rilasciato una lunga intervista a Le Journal de la Dimanche. Ecco cosa ha detto sulla lotta scudetto

Le parole di Olivier Giroud in una lunga intervista a Le Journal de la Dimanche. Ecco cosa ha detto l’attaccante del Milan sulla lotta scudetto e non solo:

«Non sono eterno. Finché il mio corpo me lo permetterà, cercherò di superare i limiti, anche se io non me ne pongo nessuno. Voglio divertirmi il più possibile. Sono davvero innamorato di questo sport e non sono ancora pronto a smettere. E poi ho ancora un po’ di benzina, no?»

POPOLARITA’ IN ITALIA «Non ho mai visto nulla di simile. I tifosi italiani sono incredibili. C’è davvero una passione, un amore per il club, per i colori… Da parte mia, cerco di essere semplice e naturale. Nessuno è perfetto, tutt’altro. Tutti commettiamo errori lungo il percorso. Pure io che a Lecce ho preso un secondo cartellino giallo dopo aver reagito male. Anche se non ho insultato l’arbitro, ci sono sempre momenti in cui bisogna contenersi. Questo dimostra che sono umano. Ma naturalmente dobbiamo essere esemplari ed è un piacere essere riconosciuti anche da tanti francesi»

ORIGINI ITALIANE«Antonia, che è ancora qui, e Yvonne, che non c’è più. Yvonne era di Bergamo e Antonia di Venezia. Quindi le mie origini sono italiane»

GOL CONTRO IL PSG«È stato un bel gol che ci rimette in carreggiata in questo girone. Era importante vincere quella partita per rimanere in corsa per gli ottavi. Ora dipende tutto da noi. Se vinciamo le ultime due partite, ci qualifichiamo. Vincere la Champions? Gli italiani, e il Milan in particolare, hanno una storia speciale con questa competizione, che hanno vinto sette volte. Nelle notti delle partite europee, a San Siro si sente che sta succedendo qualcosa. L’anno scorso abbiamo raggiunto le semifinali. Speriamo di andare il più lontano possibile, ma è molto dura, c’è molta concorrenza…»

GENOA MILAN«Nonostante tutto quello che ho passato nella mia lunga carriera, è stato qualcosa di unico. Non mi ero mai trovato in una situazione simile. È stata una sensazione diversa da quella di segnare un gol. È stato altrettanto piacevole, ma con un’enorme quantità di orgoglio e adrenalina. Il mio cuore batteva a mille. La gioia di aver salvato un po’ la squadra, con quella parata kamikaze, non proprio accademica ma molto efficace. Ero felicissimo per la squadra. E poi, naturalmente, la gente ha iniziato a cantare ‘L’ha parata Giroud»

SCELTA DI ANDARE IN PORTA «Eravamo in due, io e Pulisic. Ma lui è alto 1,75 metri… Christian diceva sempre: ‘Lo voglio, lo voglio!’ Non dico che non avrebbe fatto bene in porta, ma io occupavo più spazio in porta. È meglio usare un giocatore più alto. Così lo staff mi disse: ‘Oli, forza, mettiti i guanti’. Mi sono sentito molto piccolo in porta quando hanno battuto il calcio di punizione al limite dell’area. Ti senti vulnerabile. E i guanti erano troppo grandi. Le mani di Mike sono più grandi delle mie! Mi hanno fatto una cornice con la foto, la targa della partita e la data. È bella, rimarrà»

OBIETTIVI – «Se penso già al prossimo Europeo? Non guardo troppo avanti. Il mio obiettivo è fare una grande stagione con il Milan e vincere la seconda stella, che sarebbe sinonimo del 20° scudetto del Milan. Non sarà facile, ma ci crediamo. Fare bene in Champions League, vincere l’Europeo con la Francia e poi faremo un bilancio»

PRIMO GOL IN NAZIONALE – «Non riesco ancora a capacitarmene! Ma so che Griezmann e Mbappè stanno spingendo molto dietro. Quindi dobbiamo continuare a spronarci a vicenda. Tirare i rigori? Penso che dalla finale della Coppa del Mondo sia stato complicato negoziare con Kylian (sorride, ndr). Ma mi piace. Credo che su circa trenta rigori dal 2012 ne abbia sbagliati due (27 su 29, ndr). È una percentuale di errore piuttosto bassa»

MENTALITA’ ATTACCANTE – «La pazienza è una virtù molto importante per un calciatore e per un attaccante, soprattutto perché ci si aspetta che faccia gol e sia decisivo. Non molto tempo fa, non avevo segnato in cinque partite di Serie A e cominciavo già a sentire il prurito. I giornalisti già facevano domande… Non far fare gol per i portieri e fare gol per gli attaccanti sono le cose più difficili nel calcio. Sono le due posizioni più esposte. Quindi bisogna essere pazienti, e anche mentalmente forti, per non scoraggiarsi e credere sempre che il sole uscirà dopo il brutto tempo»

PALLONE D’ORO«Per me è qualcosa di irraggiungibile, rispetto a tante cose, rispetto ai giocatori che ci sono, anche se i miei figli mi hanno già chiesto: ‘Perché ce l’hanno Messi e Ronaldo e non tu?»

IDOLI «Quando ho iniziato a tifare per la Nazionale francese nel 1998, Zidane ha fatto sognare tutti noi. Era il nostro eroe. Poi, man mano che crescevo, c’erano i ‘francesi’ dell’Arsenal. Ero davvero attratto dalla Premier League e da ciò che Arsene Wenger stava facendo. Ovviamente c’è Titi Henry come attaccante. Ma quello che mi ha ispirato di più è stato Andriy Shevchenko. Era un attaccante in grado di fare tutto e di concludere con il piede destro, il sinistro e la testa. Era molto completo. Anche Papin. Mi piacciono molto le rovesciate e le giocate acrobatiche… Era uno dei giocatori che padroneggiava meglio questa tecnica. Inoltre, era francese e aveva giocato nel Marsiglia e nel Milan»

VITTORIE PIU’ IMPORTANTI «Il titolo di campione del mondo nel 2018. A livello di club è complicato, ma ci sono stati molti momenti salienti. Direi il titolo francese con il Montpellier e quello italiano con il Milan: su due scale diverse, sono state emozioni straordinarie. Ho vinto l’Europa League, la Champions League, quattro Coppe d’Inghilterra, la Community Shield… ma il mio obiettivo principale era il campionato. La cosa straordinaria del Montpellier è che non era previsto nulla. Non eravamo tra i favoriti per il titolo. Questo ha reso tutto più piacevole alla fine. E la cosa straordinaria del Milan è che per undici anni un’intera generazione non ha conosciuto una squadra vincente. Quindi il fervore è stato all’altezza delle loro aspettative»

CARRIERA FUTURA – «La domanda mi è già stata posta, ovviamente. Il calcio è la mia passione, quindi penso che resterò nel calcio. Allenatore? Non credo, almeno per il momento: non ne ho il desiderio e non so se ne avrò mai l’energia o la volontà, perché è un lavoro molto impegnativo. Mi piacerebbe fare il direttore sportivo, perché in un club si è coinvolti in una serie di cose: la politica degli ingaggi, la prima squadra, l’accademia… Ma lo dico oggi, poi le cose potrebbero cambiare»

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