Pazzini, l'erede mancato di Inzaghi - Milan News 24
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2014

Pazzini, l’erede mancato di Inzaghi

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Giampaolo Pazzini, pazza situazione. Il riferimento va al momento particolare in cui si trova l’attaccante rossonero, arrivato al Milan sul finire del mercato estivo del 2012 e oggi sul piede di partenza verso nuovi lidi a meno di clamorose sorprese “last minute”.

Personalmente mi fa male, davvero molto male, vedere un giocatore come il Pazzo nella lista dei partenti per gennaio. Ho sempre seguito e apprezzato tantissimo le sue doti tecniche sin dai tempi dell’Atalanta, quando lui e l’attuale capitano del Milan Riccardo Montolivo formavano nel club bergamasco una coppia di giovani promettenti del nostro calcio. Da lì iniziò sia per l’uno che per l’altro un percorso di crescita umana e calcistica che li ha portati entrambi a vestire la maglia più prestigiosa in assoluto… Con la differenza che Montolivo ricopre la fascia di primo giocatore della squadra mentre Pazzini tra qualche mese potrà arrivare al momento dei saluti.

Se c’è un particolare che del centravanti toscano mi colpisce è quel suo senso del gol, quella sua voglia per così dire “fanciullina” di scendere in campo e giocare tipica di un altro centravanti che al Milan ha scritto una pagina memorabile di storia e adesso sta seduto in panchina, semplicemente perchè allena: mister Filippo Inzaghi. Tra i due magari non scorrerà un buon feeling, compagni di panchina ma soltanto di veduta. Troppo coperto il Pazzo dai nomi “grossi” dell’attacco quali Menez e Torres.

Gli allenatori vanno spesso in difficoltà nel momento in cui c’è da gestire certi campioni e lo stesso vale per Inzaghi, campione pure lui ai suoi tempi, costretto a fare le sue scelte in un reparto offensivo tanto discutibile finora. Se poi i campioni sono dei nuovi acquisti, comprati per far fare il salto di qualità e riportarti in certe posizioni, è facile capire che un loro impiego da titolari appare scontato. A quel punto ad essere esclusi sono i nomi meno “gettonati”, fermo restando che non per questo valgono di meno. Questi ultimi finiscono in una sorta di dimenticatoio tale che neanche l’allenatore riesce più a vederli, preso com’è dal gestire i cosiddetti “titolari”.

Comunque sia, mister Inzaghi mi entusiasmava da attaccante e mi entusiasma ora da allenatore. Stesso discorso, lo (ri)faccio per Pazzini, entusiasmante nella sua carriera fatta di prestazioni e gol pesanti tra Atalanta, Fiorentina, Sampdoria, Inter (un dolore vederlo sull’altra sponda di Milano; alla fine è il rendimento del singolo giocatore ad interessarmi) e appunto Milan. Arrivato in rossonero si mise tra l’altro subito in luce, buona la sua prima stagione nel 2012/13, un po’ in calo nella successiva complici soprattutto degli infortuni influenti sulla continuità di un atleta.  L’erede naturale di Inzaghi io l’ho sempre visto in Pazzini. Stesso senso del gol, stessa confidenza con il pallone, stessa cattiveria e stessa fame agonistica. Stesso (se poi vogliamo evidenziare anche questo aspetto nonostante non sia un aspetto tecnico) segno zodiacale, Leone; a separare i loro compleanni vi sono sette giorni di distanza (Inzaghi è nato il 9 agosto, Pazzini il 2) ma dieci anni di differenza (classe 1973 il tecnico, classe 1984 la punta). Non mancano le somiglianze. Manca purtroppo il feeling come detto prima. Più di Torres, più di El Shaarawy e chi più ne ha più ne metta, il mio più grande rammarico sarà quello di non rivivere le gesta dell’eroe della finale di Atene contro il Liverpool in Pazzini, di non vedere questo attaccante entrare nella Hall of fame della storia del Milan, là accanto ai bomber di sempre. Un rammarico schiacciante di non vedere instaurare lo stesso rapporto instauratosi negli anni tra Inzaghi giocatore e il suo allenatore per eccellenza, Carlo Ancelotti. Inzaghi e Pazzini sarebbero potuti diventare un’altra coppia d’oro allenatore-giocatore, il primo a dare insegnamenti dall’alto della sua esperienza, il secondo a metterli in pratica e diventare così un goleador di primissimo livello, esattamente come accaduto tra Ancelotti e Inzaghi.

Nella stagione in corso invece si sono sentite le solite voci legate ai malumori, al mercato, ai messaggi polemici (eloquente quello della moglie Silvia Slitti, che nei confronti del tecnico rossonero scrisse su Instagram “In Italia non c’è meritocrazia”, un modo per sottintendere il suo attacco all’indirizzo dell’ex numero 9), ad uno stato di disagio generale della punta toscana. Destinata ormai ad accasarsi altrove.

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