ESCLUSIVA MN24 - Nosotti: «Futuro allenatore del Milan? Un'idea ce l'ho»
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ESCLUSIVA MN24 – Nosotti: «Futuro allenatore del Milan? Un’idea ce l’ho»

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La redazione Milannews24 ha raccolto le dichiarazioni di Marco Nosotti, il quale si è pronunciato riguardo le situazioni in Lega e sul Milan

La redazione Milannews24 ha raggiunto in esclusiva uno dei volti noti del giornalismo italiano, Marco Nosotti, il quale ha affrontato varie tematiche, quali l’intricata situazione in Lega Calcio ai tempi del Coronavirus. L’opinionista si è soffermato anche su vicende attuali riguardanti il Milan esprimendo la propria idea riguardo la guida tecnica. Le sue dichiarazioni:

Signor Nosotti, la situazione legata al Coronavirus, non ha ancora potuto dirimere la questione riguardante la ripresa del campionato: quale pensa possa essere la soluzione migliore per terminare i campionati? Assegnerebbe lo scudetto allo Juventus, essendo questa in testa al campionato?

«Situazione complicata, anomala, eccezionale: devono esserci punti fermi, che sono quelli della salute, del rispetto delle regole e quelle che sono le linee guida dettate dell’autorità scientifica. Credo che, su questo, siano tutti abbastanza allineati; il discorso di base è questo: si ricomincia non appena sarà possibile constatare che non ci siano problemi per la salute pubblica e dei tesserati. A questo punto del campionato, assegnare uno scudetto con 36 punti a disposizione, la vedo una cosa scorretta: si entrava nel vivo del campionato, che stava delineando il senso vero e proprio della stagione. E’ giusto sospendere, è giusto rimandare all’estate con tutto ciò che ne consegue: contratti, prestiti e quant’altro. L’eccezionalità di questo caso, fa sì che questa situazione non sia prevista nel nostro regolamento,ragion per cui bisognerà riscrivere un regolamento ad hoc, con l’assenso di tutte le parti. Sarebbe auspicabile poter stabilire le posizioni finali del campionato attraverso un calendario più ristretto, rimodulato e compatto: si giocherebbe ogni tre giorni e si darebbe un senso al finale di stagione. Da questo punto di vista, ritengo sia impossibile assegnare lo scudetto alla Juventus, in quanto non sarebbe giusto per Lazio e Inter considerando il loro cammino. Tutto si potrebbe rimettere in discussione: i punti a disposizione sono ancora tanti». 

A proposito di decisioni da ponderare: nel corso delle prossime ore, è prevista un’importante assemblea in Lega, che vedrà coinvolta anche l’Associazione Italiana Calciatori: quali saranno i punti all’ordine del giorno? 

«Gli argomenti da trattare saranno vari. E’ giusto porsi il porsi il problema dei soldi, dei bilanci, degli stipendi, degli introiti, ma è giusto ciò che sostengono anche i calciatori, ossia provare a salvaguardare anche i dipendenti delle società appartenenti alle leghe inferiori. Inoltre, i giocatori stessi lavorano per un «sì» condizionato alla Lega, ossia concordano con la riduzione degli stipendi, ma auspiscano un accordo quadro secondo il quale i singoli club limano particolari situazioni salariali. Infine, essi sono disposti a giocare fino ad agosto decretando, di fatto, un termine definitivo alla stagione. Per ciò che concerne le serie minori, si sta pensando d’istituire un fondo per le fasce più deboli, ossia serie B e C».

Per ciò che concerne dinamiche legate al Milan: sarebbe favorevole ad un addio di Donnarumma? Registrando una lauta plusvalenza, il mercato estivo del Milan
potrebbe apportare modifiche più significative alla rosa…

«Donnarumma è un predestinato, anche come uomo Milan: lo dico da amico e suo grande estimatore. Detto questo, ha un contratto molto alto, non in linea con i parametri che sta per imporre la società: mi piacerebbe giocasse a lungo nel Milan. D’altra parte, considerando il progetto Elliot, viene da pensare ad un suo sacrificio come base per un bilancio un po’ più sano, che consenta di intervenire sul mercato senza svenarsi. Penso sia possibile uno scenario di questo tipo e si vada verso questa direzione, soprattutto per ciò che concerne il suo procuratore. Staremo a vedere. Tuttavia, il Milan è stato forte perchè è stato generato dagli italiani, i quali hanno mantenuto sempre senso d’appartenza, preso coscienza della storia e della tradizioni di una società come quella rossonera. Gli italiani, restano; gli stranieri, vanno. Anche per questo, un suo addio sarebbe doloroso».

L’addio di Ibrahimovic a fine stagione, potrebbe rilanciare Leao, uno dei calciatori che avrebbe dovuto maggiormente risentire dell’effetto Zlatan, ma che è relegato stabilmente ai margini del progetto Pioli. Gli concederebbe una seconda chance?

«A proposito di Ibra, i grandi giocatori possono costituire una base per una crescita di un collettivo più giovane. A dispetto dell’anagrafe, ha dimostrato di saper indirizzare i calciatori con meno esperienza già dalla settimana lavorativa. E’ uno che ti stimola, uno che ti toglie degli alibi, uno che ti riprende. A questo proposito, uno come Leao dovrebbe allinearsi a questo modo di approcciarsi, ossia giocare con la squadra e per la squadra, a spendersi per i suoi compagni. In ogni caso, è un calciatore che ha dei colpi, che ha ampie possibilità e penso sia doveroso concedergli un’altra chance in ottica di un Milan più giovane, ma dev’essere pronto a lavorare con continuità al servizio della squadra, cosa che stenta ancora a fare».

A proposito dell’attuale mister rossonero, si parla insistentemente di un cambio di guida tecnica, a fine stagione: approverebbe un progetto targato Rangnick, basato prevalentemente sui giovani, o preferirebbe il Milan puntasse su un altro nome per rilanciare le proprie ambizioni?

«Il Milan sta vivendo un momento di transizione. Ci sono idee differenti per ciò che concerne la parte gestionale, la parte tecnica culminata con l’addio di Boban, la parte amministrativa: credo sia un futuro limitato anche per Maldini e Massara. La situazione è in evoluzione, per l’ennesima volta: un altro cambio, in poco tempo, un’altra filosofia basata sui giovani dagli ingaggi contenuti. Tuttavia, ritengo sciocco non pensare ci sia bisogno di apportare esperienza all’interno della squadra: si può lavorare coi giovani, ma si deve lavorare anche con giocatori di grande carisma e personalità. E’ impensabile cambiare progetto ogni sei mesi: a prescindere  dal discorso legato alle bandiere, penso ci sia bisogno di gente preparata, ma che conosca la peculiarità del calcio italiano. C’era un dirigente simbolo del Milan che è rimasto fuori dal giro, Umberto Gandini che, adesso, lavora nella Lega Basket: aveva competenze di vertice e di gestione più ampia. Non so cosa succederà, ma di certo la situazione subirà un ulteriore cambiamento.

Detto questo, sottolineo la mia stima per Stefano Pioli, allenatore di competenza, conoscenze, capace di adattare i calciatori ad un sistema di gioco: il suo 4-2-3-1 ha restituito credibilità al gioco del Milan. Ragnick? Allenatore interessante che, tuttavia, riveste una figura anomala nel nostro calcio: non sarebbe immediatamente riconoscibile in qualità di uomo di scrivania e di campo, a tutto tondo. Rispecchierebbe quasi una figura anglosassone, per intenderci. Non ho nessun dubbio sulle sue capacità innovative e l’ha dimostrato in passato. In questo momento, comunque, pare si siano raffreddati i discorsi circa il suo ingaggio: i rapporti con questa situazione così anomala portano a non aver tempo di operare ad un cambiamento così radicale. Penso, al momento, la questione Rangnick sia sospesa e continuerei con Stefano Pioli, per una continuità di un progetto che, come già ribadito, non può naufragare ogni sei mesi. Essa è indespensabile nel processo di crescita, è la componente fondamentale».

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