Kakà: «Il Milan ha qualcosa in più del Liverpool, vi spiego»
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Kakà: «Il Milan ha qualcosa in più del Liverpool, vi spiego»

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Kakà, ex storico giocatore del Milan, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Si parla di Champions

Kakà, ex storico giocatore del Milan, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Si parla di Champions:

Sul giocare per la prima volta in 121 anni ad Anfield: «Io sì, ci ho giocato! Con le Legends, bellissima emozione. Battute a parte, sarà speciale: l’inedito di Anfield, debutto ideale per questo Milan».

Sul match: «Allora mi spiego: sarà durissima, ma ci sono tutti gli ingredienti per una grande prestazione. C’è Ibra che torna quasi quarantenne, ci sono tanti giovani talenti che potranno misurarsi con un avversario di altissimo livello. Sarà un test importante per tutti, anche per la società che avrà modo di capire su quali elementi contare nei prossimi anni».

Sulla prestazione e possibilità di vincere contro il Liverpool: «Ho visto il 2-0 alla Lazio, il Milan ha dominato giocando un calcio aggressivo, veloce, sempre propositivo. Ci sono tante variabili da considerare, peseranno il ritorno così atteso e il fatto che Pioli non abbia mai affrontato la fase finale di Champions. Ma se il Milan sarà solido e compatto come domenica, ci divertiremo. Molto dipenderà dalla capacità dileggere i primi minuti del match: l’intensità di un top team inglese come il Liverpool è differente da quella delle italiane, ma è la bellezza della Champions. Incroci scuole diverse dalla tua, ti riadatti, interpreti».

Sull’avere qualcosa in più del Liverpool: «Anzitutto un bel mix tra giovanie giocatori di esperienza. L’ho vissuto, so quanto conti crescere accanto a Maldini, Cafu, Sheva, Inzaghi, Costacurta, gente che non pensava alla scadenza del contratto ma solo al bene del club. Oggi tocca a Ibra, Kjaer, Gi-roud: indicheranno la strada, la qualità in rosa non manca. E poi il Milan torna con una fame diversa: il Liverpool ha già vinto e si conferma in alto da anni, ma l’entusiasmo di chi sogna di giocare questo torneo da tanto tempo può fare la differenza».

Su Pioli: «Sì, ha tutto per entrare tra igrandi della panchina, tecnico bravissimo e ottimo gestore. Mi piace il fatto che il Milan lo abbia confermato e che non gli chieda tutto subito: per costruire servetempo, ma Pioli ha già segnato passaggi importanti».

Sul possibile passaggio agli ottavi di Champions: «Non vedo grande differenza nel girone, possono giocarsela alla pari con tutte e passare il turno. Poi vedremo, dagli ottavi in poi è quasi impossibile trovare avversarie facili. Di sicuro chi sopravvivrà a questo girone avrà qualcosa in più delle altre».

Sulle squadre italiane in Champions: «Stesse possibilità di fare strada. L’Atalanta ormai è una certezza, l’Inter ha perso giocatori impor-tanti ma ha ricostruito, la Juve è abituata alla Coppa».

Sulla lotta scudetto: «Penso che possa essere la volta buona per il Milan. Ha continuità, mentre le altre hanno perso qualcosa: la Juve non ha più Ronaldo, l’Inter dovrà redistribuire le risorse senza Lukaku. Romelu è il numero uno, mi ricorda il miglior Adriano: forza fisica, intelligenza, velocità. Un anno fa il Milan ha girato in testa dopo l’andata, poi l’Inter ha preso il comando e ha vinto con merito. Ma Pioli ha rinunciato a lungo a Ibra, Conte Lukaku lo aveva sempre. Oggi Ibra è ancora lì e si è aggiunto Giroud, penso e spero che si possa arrivare davanti alla fine».

Su Ibrahimovic (farà la differenza in Champions?): «In campo pesa, lo abbiamo vi-sto con la Lazio. Gol facile ma lui era lì. Peserà anche ad Anfield,per i compagni e per i difensori del Liverpool: con uno come lui non puoi distrarti, anche se ti chiami Van Dijk».

Sul pallone d’oro a Ibra: «Mi è sempre piaciuto che i premi individuali siano legati alle conquiste collettive, il calcio è uno sport di gruppo, senza i miei compagni non avrei mai vinto. A Zlatan manca un grande trofeo internazionale da protagonista, ma non è l’unico big a non aver vinto il Pallone d’oro. E questo non cancella il fatto che sia unmito: anche lui è storia».

Su Jorginho pallone d’oro: «Ha vinto tutto, con l’Italia e il Chelsea, giocando alla grande».

Su Giroud: «Altra figura che pesa, come Ibra. Ha scelto di venire in Italia alla sua età, nonostante una carriera già ricca di successi: è il segnale di chi inciderà ancora».

Su Brahim Diaz: «Mi piace molto, è già maturato parecchio e potrà fare ancora strada. Sono curioso di vedere come si approccerà al Liverpool: gol e assist contano, ma la personalità di più».

Su Messias: «No, non lo conosco, ma mi fido di Paolo (Maldini, ndr). E poi ho sentito parlare della sua bellissima storia, mi affascina molto. Sono felice che al Milan ci sia di nuovo un brasiliano, è una tradizione da portare avanti. Insieme abbiamo vinto qualcosa, no?».

Su Donnarumma e la perdita di un talento italiano: «Ha fatto una scelta personale e non entro nel merito, ma credo sia una questione professionale: non puoi andare via dal Milan solo perché guadagnerai di più altrove. È uno dei migliori portieri al mondo, ha appena vinto l’Europeo e ora punta alla Champions col Psg. Al Milan però ci sono Calabria e Tonali, in futuro potranno essere quello che sono stati per me Maldini, Costacurta, Gattuso e gli altri italiani».

Sulla possibile vittoria della Champions del PSG: «Ci sono anche Chelsea e City, ma sulla carta è il Psg la squadra da battere. Dovrà divertirci: non capita tutti i giorni di vedere giocare insieme Messi, Neymar e Mbappé».

Su chi potrà essere decisivo domani contro il Liverpool: «Dico Ibrahimovic. Non ha età, proprio come il Milan in Champions League».

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