Balotelli: «Nazionale? Non so se accetterei una chiamata»
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Ex Milan, Balotelli: «Nazionale? Non so se accetterei una convocazione. Su Raiola…»

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L’ex attaccante del Milan, Mario Balotelli, ha detto la sua su diversi temi tra Nazionale, campionato arabo, Pallone d’Oro e altro

Intervenuto in diretta sul canale YouTube Controcalcio, l’ex attaccante del Milan, Mario Balotelli si è espresso su diversi temi relativi al calcio, italiano e non.

NAZIONALE – «Mi sarei chiamato perché non sono mai stato uno costante nei 90 minuti e mi sono sempre bastate 1/2 palle. Negli ultimi anni ho fatto più fatica. In Nazionale deve giocare chi sta meglio. Mi sarei chiamato ma non mi sarei fatto giocare ma subentrare. Accetteresti una convocazione? Non lo so, sono sincero. Ho avuto tante belle cose dalla Nazionale in passato, ma negli ultimi anni ho avuto molte delusioni. Ma non è un no».

MIHAJLOVIC – «Con Sinisa avevo un rapporto bellissimo. L’ho conosciuto all’inizio della mia carriera con l’Inter, era il vice di Mancini. Aveva un carattere molto duro, ma con lui si stava veramente bene. Era come un fratello maggiore».

TORNARE IN ITALIA? – «Non lo so. Io voglio giocare. Ho qualche problema in questo momento a Sion, ma sono risolvibili».

ARABIA – «Io ho rifiutato un’offerta cinese molto più alta delle cifre arabe. Non rimpiango di averla rifiutata Ho però preferito giocare a calcio e restare a Marsiglia. Non so cosa farò in futuro, ma come si può dire che uno che va in Arabia non per soldi? Se offrissero pochi soldi i giocatori non ci andrebbero».

PALLONE D’ORO – «Lo darei ad Haaland. Ha vinto tutto, è giovane e ha fatto una caterva di goal, ma ormai il Pallone d’Oro è una ca***ta. Per quanto io possa amare Messi, lo darei ad Haaland».

RAIOLA – «Quando stavo firmando al Nizza, eravamo seduti col presidente e gli diceva: “Non prenderlo. Ti distrugge lo spogliatoio. Ti divide la squadra in due. Non fa un goal”. Io lo guardavo e lui: “Lasciami stare”. Alla fine è riuscito a farmi prendere più soldi. Il presidente rideva. Mino era serio perché aveva la sua tattica. Io dicevo: “Mino non potrà mai funzionare così, perché questo pensa che sono matto”. E invece è riuscito a farmi prendere di più».

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