Lukaku torna all'Inter: la prova provata di un calciomercato 'drogato'
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Editoriali

Lukaku torna all’Inter: la prova provata di un calciomercato ‘drogato’

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Altro che fair play finanziario, l’operazione Lukaku dimostra solo che i club più ricchi possono fare impunemente quello che vogliono

Questo editoriale parte con una doverosa premessa; in questa sede non si intende criticare o accusare l’Inter per la manovra di mercato che ha riportato Romelu Lukaku alla Pinetina, non è rivolto alla dirigenza nerazzurra questo ‘j’accuse’.

Quello che dovrebbe far indignare tutti gli appassionati di calcio è come in Europa ci siano club (in questo caso il Chelsea, ndr) che, in barba a qualsiasi regola del tanto decantato ‘fair play finanziario’, facciano quello che vogliono ‘drogando’ il mercato. Se avete anche solo una piccola Partita IVA, provate ad acquistare un bene a 1.150€ e rivenderlo (pardon prestarlo, ndr) ad 80€ ad un’altra ditta per un anno. Il vostro commercialista prima e l’Agenzia delle Entrate subito dopo verrebbero a contestarvi la non congruità dell’operazione. Invece se un club è ricco sfondato, come nel caso dei Blues, può fregarsene di tutto questo, acquistare calciatori a cifre spropositate salvo poi prestarli a cifre irrisorie alla faccia di chi (come l’Inter stessa peraltro, ndr) deve invece rispettare paletti rigidissimi onde evitare le sanzioni dell’UEFA, come sempre forte con i deboli e debole con i forti. Facendo i conti della serva, il Chelsea per ammortizzare il costo del cartellino di Lukaku, prestandolo a queste cifre ogni anno, avrebbe bisogno di una decina di prestiti per trarre profitto dal calciatore. Inutile dire che Lukaku non le ha altre dieci stagioni da professionista dinanzi a sé (almeno non ad alti livelli, ndr).

Se la UEFA davvero vuol essere ‘equal’ come sbandiera ai quattro venti, dovrebbe iniziare seriamente a mettere mano alle spese folli di alcuni club (praticamente tutti quelli di Premier League, Psg e Barcellona, ndr) intanto iniziando a limitare il numero di calciatori tesserabili in una stagione perché non è ammissibile che questi club abbiano 40-50 calciatori in rosa la metà dei quali utilizzati solo in qualche coppetta o altrimenti lasciati a scaldare la sedia tutto l’anno. Ma nonostante siano evidentemente inutili, questi club si presentano in sede di calciomercato con offerte faraoniche sia di cartellino che di stipendio (forzando i parametri zero, ndr) destabilizzando gli altri club salvo poi, un anno dopo, rimettere lo stesso calciatore sul mercato a prezzo di saldo.

Se a Nyon non riescono a rendersi conto che questo non è UN problema ma IL problema, per il calcio, soprattutto quello italiano, non c’è futuro.

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