Libro Leao Smile: «Non potevo lasciare il Milan, qui sono cresciuto»
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Libro Leao Smile, alla Mondadori la presentazione dell’autobiografia: «Non potevo lasciare il Milan, qui sono cresciuto come uomo»

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Libro Leao Smile: alla Mondadori la presentazione dell’autobiografia dell’attaccante del Milan. Queste le sue dichiarazioni

(Daniele Grassini inviato alla Mondadori) – Alle ore 18, presso la Mondadori in Duomo, è andata in scena la presentazione del nuovo libro di Rafael Leao, chiamato “Smile”. I fan che hanno pre-acquistato la copia autografata dell’autobiografia han ricevuto il pass per l’accesso esclusivo all’incontro con l’attaccante del Milan. Il giornalista Xavier Jacobelli ha moderato l’incontro, con Milannews24 che lo ha seguito LIVE con tutti gli aggiornamenti.


RONALDINHO «Da piccolo guardavo Ronaldinho perché mi piaceva lo stile brasiliano, come si muoveva in campo. Lui è cresciuto nelle favelas del Brasile, quel calcio di strada mi piaceva. Quando lo guardavo su Youtube, i suoi movimenti, volevo farli a scuola con i miei amici».

BENFICA «Tutta la mia famiglia tifava Benfica. Ho cominciato in un club chiamato Amora, prima di andare al Benfica. Poi degli scout mi han portato lì, ho firmato. Sono rimasto una settimana ad aspettare un pulmino che non è arrivato, perché mio papà non aveva modo di portarmi all’allenamento. Loro avevano un pulmino, ma l’ho aspettato e niente. Mio papà ha fatto una carta poi e sono andato allo Sporting. Il Benfica si sta mangiando le mani? Per forza».

AGGRESSIONE AI TEMPI DELLO SPORTING «Spero non succeda a nessuno. È stato un momento difficile per me, avevo 18 anni, ero arrivato in prima squadra, non avevo mai visto una roba così. Io che sono emotivo è stato difficile per me».

LILLE «È stata una decisione difficile per me. Mi ha aiutato a crescere però come uomo, mi ha portato fino qua. Mbappé portoghese? Avevo 18/19 anni, mi hanno messo subito questa pressione che mi ha fatto rimanere male perché avevo bisogno di adattarmi al nuovo campionato».

PRESSIONE IN FRANCIA «I primi 3 mesi sono stati difficili per me. Dovevo fare uno switch per arrivare ad un livello top. Ero in buone mani al Lille, ma la mia testa doveva fare uno switch per raggiungere le aspettative».

STIPENDI «Quello che guadagnavo al Lille non era uguale a quello che guadagnavo allo Sporting. Poi gli amici mi dicevano ‘Andiamo a fare serata’, ‘Andiamo a fare shopping’. Lì ho capito chi sono le persone vere, che ti vogliono portare al top, che capiscono cosa serve per diventare un vero calciatore. Ho preso un salone da parrucchiere a mia mamma? Sì è vero, lo desiderava da tanto. Lei ha lavorato tanto per me, poterglielo regalare è stata una delle cose più belle mia vita».

SI E’ SENTITO SOLO QUANDO HA LASCIATO IL PORTOGALLO «No, però ci sono decisioni che devi prendere da solo. Ho avuto sempre mio papà e mia mamma dietro, non so se sarei arrivato a questo livello senza di loro. Vengo da un quartiere difficile, in cui non c’erano cose belle, avevo amici che potevano arrivare a livello top nel calcio ma non avevano nessuno dietro. Sono fortunato ad aver avuto un papà e una mamma esemplari».

RAZZISMO «Noi giocatori dobbiamo essere i primi a dover fare qualcosa. Il Milan in questa situazione è andato subito avanti, ha provato a far qualcosa per questa situazione difficile per Maignan, così come per tutti i giocatori. Proviamo a spingere, fare sempre qualcosa in più. Il razzismo non finirà mai ma dobbiamo provare a fare qualcosa in più per essere contro».

DEL PIERO«Non l’ho sentito recentemente ma da piccolo lo guardavo. Ho preso il 10 per questo tipo di calciatori, che portavano magia, punizioni, tiri da fuori area. Ha fatto una bella carriera ed è stato importante per il calcio».

SURF – «Mi piace perché è un modo di vivere. Quando sei sulla cresta dell’onda devi approfittarne al massimo, ma quando cadi non devi mollare mai. È come la vita, ci sono cose che a volte non vanno bene ma non devi mollare. Se cadi devi continuare».

CASO SPORTING LILLE«È stato un momento difficile perché non era colpa mia. Io volevo solo sfruttare il calcio, andare all’allenamento felice e non pensare a queste cose. Sono cose che tu non cerchi però arrivano davanti a te. Devo ringraziare la mia famiglia, il Milan e il calcio. Ogni volta che andavo in campo tutti i problemi andavano via. È stato difficile».

EX COMPAGNO DI SCUOLA NELL’AGGRESSIONE CON LO SPORTING «Uno shock ancora peggiore, non me l’aspettavo».

MALDINI «Lui all’inizio voleva picchiare su di me in modo positivo. Lui diceva che non dovevo pensare solo al dribbling. È stato importante per me dentro e fuori dal campo, anche come crescita. È stato importante per me».

MENTALITA’ DI IBRAHIMOVIC «Arrivare presto, essere 90′ concentrati. C’erano partite che non andavano bene ma lui era dietro di me a dirmi che la palla giusta sarebbe arrivata. Sono cose importanti, ho 24 anni e non sono perfetto: ho ancora tanto da imparare. Questi tipi di persone sono importanti per i giovani che vogliono vincere».

FESTA SCUDETTO«Il Duomo tutto rossonero, mai vista una roba così. È stato il mio primo trofeo importante, mai vista una cosa così. Immagino tutto l’anno alla fine della stagione il Duomo tutto rossonero, non c’erano parole».

NUOVI TROFEI «Ci proviamo, non è facile, però la squadra sta facendo bene. Venerdì abbiamo una partita importante che vogliamo vincere, l’Europa League è un obiettivo da vincere. Il 7 marzo abbiamo lo Slavia Praga, vogliamo un San Siro caloroso con i nostri tifosi».

RINNOVO «Sono arrivato al Milan bambino, a 19 anni. I primi anni sono stati difficili, non ho giocato così tanto. Loro mi hanno aiutato a crescere come giocatore e come uomo. Questi momenti sono stati difficili ma loro sono stati sempre lì, non potevo lasciarli. La mia educazione è così, lealtà sempre».

TATUAGGIO ONLY THE FAMILY«La mia famiglia, i miei amici, i miei quartieri».

MUSICA «È nuovo, la musica è un momento in cui esprimo il mio feeling. Non mi piace far vedere a tante persone quindi la musica fa sentire le parole alle persone vicine. Non è un lavoro però è una cosa che mi piace fare».

MODA «Mi piacciono i bei vestiti, anche mio papà da piccolo non mi faceva andare via da casa mal vestito. Non era ricco, ma mi prendeva belle scarpe, belle giacche. Il mondo della moda mi piace, voleva anche lui fare un brand».

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