L'importanza di chiamarsi Ibra: leader in campo e fuori, seguito da tutti
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L’importanza di chiamarsi Ibrahimovic: leader in campo e fuori, seguito da tutti

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Zlatan Ibrahimovic da sempre è sinonimo di carisma e leadership, seguito da tutti e che nessuno può fermare, nemmeno i limiti dell’età

Leader si nasce non si diventa. Negli ultimi anni, oltre ai paragoni con Benjamin Button, Zlatan Ibrahimovic ha ripetuto spesso che si sta sta solo scaldando, che la curva delle sue prestazioni continua a salire verso l’alto, che questo è solo l’inizio e non ultimo, nel post pubblicato nella giornata di ieri sul suo profilo Instagram: «muovo le montagne». Si sà che non può essere vero, o almeno per quanto riguarda le limitazioni fisiche che per fisionomia ed età frenerebbero qualsiasi essere umano, perchè, per quanto riguarda la forza psicologica che spinge a sfidare sè stessi ogni giorno, quella sì in Zlatan è senza limiti. Ha un ginocchio ricostruito e l’atro sotto osservazione; nell’ultima stagione ha saltato metà delle partite per infortunio, ma nessuno se la sente di smentirlo: il 3 ottobre compirà 40 anni ma lo aspettano un’altra Serie A e un’altra Champions e anche un altro Mondiale nel 2022. Un carattere così magnetico che chiunque abbia giocato con lui, il mantra è sempre lo stesso:«È un fuoriclasse. Averlo o non averlo ti cambia la vita». In questa sessione di mercato il Milan ha acquistato Olivier Giroud, che potrebbe permettegli di rifiatare o,  fisico dello svedese permettendo, anche affiancarlo in attacco. Ora resta solo da chiedersi: fino a dove può spingersi  ancora Zlatan?

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