Condò: «Inter-Milan? Lautaro e Leao le eccellenze in campo»
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Condò: «Inter-Milan? Ecco come arrivano, Lautaro e Leao le eccellenze in campo»

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Il noto giornalista ed opinionista Paolo Condò ha espresso il proprio pensiero in vista del derby tra Inter e Milan di domani

Intervenuto sulle colonne de La Repubblica, Paolo Condò si sofferma su come arrivano Inter e Milan al derby di domani.

Sul quotidiano si legge: «C’è un’evidente asimmetria emotiva nel derby che va in scena domani a San Siro. Inter e Milan viaggiano in testa alla classifica a punteggio pieno, oltre a vincere giocano bene e oltre a giocar bene palesano la consapevolezza di chi a primavera è andato molto lontano in Champion. Al di là dei proclami di umiltà così richiesti in questo mondo sa — è consapevole — di doversi guardare in Serie A da 6/7 squadre, non di più. Ma la diversità emotiva non viene da fuori, il suo innesco è dentro i club, dentro le tifoserie che da anni riempiono San Siro in ogni ordine di posti, anticipando la riscossa dei loro eroi.

A dispetto del debito a monte, la cui risoluzione è demandata al prossimo proprietario — la scadenza debitoria di primavera pare la data in cui diventerà presente — l’Inter è un pianeta tranquillo, totalmente in mano al suo management italiano la cui abilità gestionale è riconosciuta in ogni angolo dell’agorà calcistica. È il Milan a stropicciarsi gli occhi. O, meglio, a considerare con sorpreso compiacimento il livello della squadra allestita dalla proprietà RedBird non soltanto con i milioni incassati dal Newcastle per Tonali, ma mettendo a disposizione del mercato i proventi dell’ultima Champions, e ciononostante chiudendo il primo bilancio in attivo dal 2006.

La defenestrazione di Paolo Maldini, unita alla subitanea cessione della nuova bandiera, aveva gettato nella costernazione una larga fetta del popolo rossonero, quella che con il nome Maldini si sentiva in debito (…) RedBird ha completato il (lungo) risanamento e l’ha festeggiato parlando di moneyball ma acquistando con occhi da scout. Oggi non c’è club che non lo invidi un po’ per l’equilibrio raggiunto fra bilancio in ordine e competitività della squadra

Pioli s’è tolto con la partenza di Onana una grossa spina dal fianco, perché nelle quattro sconfitte il ruolo tatticamente attivo del portiere avversario era stato un rompicapo molesto; Inzaghi ha assorbito la botta di Lukaku dandone un’interpretazione diversa dalla vox populi che lo vuole sdegnato per la panchina di Istanbul. Per lui Romelu se n’è andato perché ha capito che l’ascesa di Lautaro è ormai compiuta, e l’aspirazione a recitare da leader tecnico come ai tempi di Conte non è più realistica. Lo stesso spogliatoio, guidato dal Toro e da Barella, è stato chiaro nel tagliar fuori il belga al primo telefono staccato.

Lautaro e Leao sono le massime eccellenze in campo, modelli perfetti per una città che se la tira da matti, e ha molto sofferto le stagioni in cui il convento passava Ricky Alvarez e Bacca: nove anni fa l’Inter chiuse ottava e il Milan decimo, anche se tutti fingono di averlo dimenticato. Lautaro è rientrato ieri dal Sudamerica, e il fatto di aver giocato soltanto gli ultimi 5 minuti ai 3600 metri di La Paz è un plus».

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