Franco Baresi, il Maestro di un calcio che non c'è più - Milan News 24
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2015

Franco Baresi, il Maestro di un calcio che non c’è più

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“Baresi II è dotato di uno stile unico, prepotente, imperioso, talora spietato. Si getta sul pallone come una belva: e se per un caso dannato non lo coglie, salvi il buon Dio chi ne è in possesso! Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene, comanda meglio in regia: avanza in una sequenza di falcate non meno piacenti che energiche: avesse anche la legnata del gol, sarebbe il massimo mai visto sulla terra con il brasiliano Mauro, battitore libero del Santos e della nazionale brasiliana 1962”.

Questo diceva di lui, Gianni Brera, non un giornalista qualunque. Franco Baresi è stato ed è tuttora uno dei più grandi difensori che la storia del calcio ricordi, fratello di Giuseppe è stato la bandiera del Milan negli anni 80’ e 90’ in rossonero Baresi ha vinto tutto, portando il Milan sul tetto del mondo.

Franchino Baresi inizia a calcare i campi da calcio da giovanissimo, prima di approdare al Milan, viene scartato dell’Inter per il suo fisico definito troppo gracile. Nel Milan arriva nel 1974, iniziando ad indossare la maglia rossonera degli Allievi. La sua ascesa è veloce e repentina. Franco si fa notare da subito per le sue ottime caratteristiche difensive, e nel giro di pochissimi anni arriva in prima squadra. Precisamente il 23 aprile del 1978, Baresi fa il suo esordio in Serie A a soli 17 anni. In quella stagione, Baresi fa il suo esordio anche in Coppa Uefa e a fine anno il Milan vince il suo decimo scudetto.

Gli anni successivi, però non sono entusiasmanti come quel 78-79, il 1980 è l’anno dello scandalo calcio scommesse e il Milan viene retrocesso in Serie B, Baresi resta in rossonero e riporta il Milan nella massima serie. Nell’81-82, la situazione a Milano, sponda rossonera non è per nulla florida, Franco contrae una malattia del sangue che lo tiene lontano dai campi per oltre quattro mesi e il Milan retrocede in Serie B, questa volta per demeriti sportivi. Il 1982, regala però una grande gioia a Baresi, Bearzot decide di includerlo nella lista dei 22 per il Mondiale di Spagna, l’Italia e Baresi si laureano Campioni del Mondo, anche se in quel Mondiale, Franco non disputerà neanche un minuto. Tornato dal Mondiale, Baresi è il nuovo capitano del Milan a soli 22 anni, e guida per la seconda volta il Milan nella risalita in Serie A, lanciandosi definitivamente nel calcio. Non cede in quegli anni alla corte di Sampdoria e Inter, rimanendo così fedele ai colori rossoneri. L’anno successivo in A, per il Milan la situazione è sempre complicata, con la presidenza Farina che non riesce a riportare i rossoneri ai vecchi fasti. Baresi nel 1984 viene convocato per le Olimpiadi, ma non sboccia l’amore con Bearzot, che dopo una brutta litigata lo esclude dal giro della nazionale. Il Milan di Farina, continua ad annaspare e nel 1986 arriva la svolta che porta il nome di Silvio Berlusconi. Dopo l’ultimo anno con in panchina Liedholm, arriva Arrigo Sacchi.

Il Milan di Berlusconi e Sacchi sarà una delle squadre più forti e belle mai viste nella storia del calcio e Franco ne sarà l’orgoglioso capitano e leader indiscusso della difesa. Sacchi è un allenatore asfissiante, ma cambia il modo di giocare e il modo di intendere il calcio, impone il pressing a tutta la squadra ispirandosi molto al calcio totale dell’Olanda di Cruijff. Gli allenamenti sono pesanti e severi ma i risultati iniziano ad arrivare. Nel 1987-88 il Milan torna a vincere lo scudetto con Baresi assoluto protagonista. L’anno successivo arriva la prima Coppa Campioni dell’era Berlusconi, arriva anche la Supercoppa italiana e Franco arriva secondo nella classifica per il Pallone D’Oro dietro al compagno di squadra Van Basten.

Il Milan di Sacchi prosegue con le sue vittorie, arrivano due Supercoppa Uefa, un’altra Coppa Campioni, due Coppe Intercontinentali, ma dopo quattro anni il rapporto tra Sacchi e la squadra è deteriorato e Baresi si fa portavoce del malcontento e a fine della stagione 90-91, Sacchi passa in nazionale e al Milan arriva Fabio Capello. In quegli anni, Baresi torna anche a vestire la maglia della nazionale con Azelio Vicini che lo promuove a leader della squadra, disputa gli Europei del 1988 e i Mondiali italiani del 1990, senza però riuscire a vincere con la maglia azzurra.

Inizia una nuova pagina per il Milan e per Baresi. Con Capello il Milan ritrova la serenità che era mancata soprattutto nell’ultimo anno della gestione Sacchi e tornano le vittorie, il Milan vince tre scudetti consecutivi, ma perde in finale di Coppa Campioni contro il Marsiglia,tutta l’opinione pubblica pensa che il Milan sia finito ma non è così, nel 93-94 arriva la vittoria che mancava, quella della Coppa Campioni tanto desiderata.

Baresi non prende parte alla finale per via di una squalifica ma è un autentico protagonista di quella stagione europea.

In nazionale invece le cose non vanno bene, Baresi è diventato capitano, ma l’avvento di Sacchi in panchina lo allontana(per sua scelta) dalla maglia azzurra, torna in nazionale dopo qualche settimana su pressioni del presidente della Figc Matarrese, ma il rapporto con Sacchi è sempre difficile. Nel 1994, Baresi è convocato per i Mondiali in Brasile. Nella seconda partita del girone, contro la Novergia, Baresi si ferma per un infortunio al menisco, quel Mondiale sembra quindi finire in quel momento. Franco però, come ci ha spesso abituato nella sua carriera non molla e a 25 giorni dall’operazione al menisco, torna in campo per la finale contro il Brasile. Disputa una partita perfetta, ma l’epilogo non premierà il suo enorme talento e la sua voglia di superare ogni ostacolo. Baresi sbaglia il primo rigore e scoppia in lacrime alla fine della roulette dei rigori che vede l’Italia sconfitta dal Brasile, una delle immagini che rimarrà per sempre negli occhi degli appassionati italiani e non.

Non ha però ancora voglia di chiudere totalmente la sua carriera da calciatore, e nel 1995-96 vince il quarto scudetto in cinque anni. Gioca per altre due stagioni e nel 1997, capisce che è arrivato il momento di dire addio al calcio giocato. Il 23 giugno di quell’anno disputa la sua ultima gara e “San Siro” gli tributa uno spettacolo unico che Franco sicuramente non dimenticherà mai. La sua maglia numero 6 viene ritirata e il nome di Baresi viene stretto per sempre a doppio filo a quello del Milan.

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo Baresi resta nel suo Milan, tranne una parentesi al Fulham, guida prima la Primavera rossonera e poi i più giovani della Berretti, decide successivamente di abbandonare il campo anche come allenatore ed entra nell’ufficio marketing dei rossoneri.

Baresi nell’immaginario collettivo ha incarnato l’esempio del calciatore modello. Difensore dotato di un grandissimi talento, bravo negli anticipi e anche nella visione di gioco. Con il suo carisma e il suo mettersi sempre in gioco ha guidato per anni il suo Milan e anche la nazionale, nonostante gli alti e bassi vissuti in azzurro. A Baresi è mancato solo quel Pallone D’Oro che avrebbe meritato tanto volta ma che la miopia degli organizzatori non gli ha mai voluto assegnare. Rimarrà per sempre il leader silenzioso di un calcio che, ormai possiamo vedere solo in videocassetta, ma che rimpiangeremo ancora per molto tempo.

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