Bennacer e Biglia, la giovinezza contro l'esperienza: tutto in armonia
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Bennacer e Biglia, la giovinezza contro l’esperienza: tutto in armonia

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Bennacer e Biglia sono i due contendenti al posto da titolare in regia, ma quella che può sembrare una lotta in realtà è perfetta armonia

Bennacer e Biglia rappresentano da un lato con l’algerino la giovinezza pronta a sbocciare e a fare il primo vero passo nel mondo dei grandi e dall’altro l’argentino, un veterano ormai del calcio europeo dopo i trascorsi al Liverpool e Lazio. I due centrocampisti si contenderanno il posto da titolare in mediana e soprattutto per via dell’assenza di coppe europee, vi sarà meno turnazione e quindi meno minuti per uno dei due. Quello che può sembrare una ovvia lotta interna per le gerarchie di Giampaolo invece si sta rivelando un’opportunità, specie per Bennacer, di imparare qualcosa dall’altro.

Due giocatori diversi che si completano l’un l’altro

Fondamentalmente stiamo parlando di due centrocampisti agli antipodi se messi a confronto: Bennacer è più giovane, più scattante, più veloce mentalmente e in grado di uscire palla al piede o con un passaggio corto da situazioni complicate (vedasi la partita con il Brescia). Dall’altro lato invece abbiamo Biglia, 33 enne, giocatore più da mantenimento e controllo che da guizzo o lancio vincente. Per questo motivo i due sono calciatori completamenti diversi ma che possono completarsi l’un l’altro, specie per l’algerino che ha ancora esperienza e tutto da imparare. Sicuramente potrebbe apprendere la gestione del pallone in situazioni di vantaggio e di come evitare di sperperarlo, oppure anche di poter capire se è una situazione di manovra ragionata o da essere libero di lasciarsi andare al proprio istinto.

Bennacer loda Biglia

In un’intervista rilasciata da Bennacer a Sky Sport non sono mancati i complimenti al proprio compagno di reparto affermando: «È tornato, è un grande giocatore e devo imparare tanto da lui. Così è il calcio. Cosa posso imparare da Lucas? Lui ha tanta esperienza, ha 33 anni, sa cosa deve fare sul campo quando abbiamo la palla e quando non l’abbiamo. È sempre concentrato fino alla fine, non siamo uguali e per noi è un bene perché posso imparare tanto, quello che ha lui e che non ho io».

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