Tomori racconta: «Cerco di diventare un difensore completo»
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Tomori racconta: «Cerco di diventare un difensore completo, in Italia ho imparato una cosa. I miei obiettivi sono…»

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Il difensore del Milan, Fikayo Tomori, si è soffermato sul suo modo di giocare, sia da bambino che ora con la maglia rossonera

Protagonista dell’ultima puntata di Gameplay, format di MilanTV, Fikayo Tomori si è espresso così relativamente al suo modo di giocare, nel Milan di Pioli ma non solo.

IL MIO GIOCO – «Se mi sento un difensore moderno? Sì direi di sì. Cerco di adattare il mio gioco in base agli avversari che affronto, avversari che hanno punti di forza e caratteristiche diverse dalle mie. Faccio del mio meglio per aggiungere sempre qualcosa al mio gioco, cerco di migliorare il più possibile. Cerco di diventare un difensore completo. Nel calcio di oggi è molto difficile perché ci sono tanti elementi che possono cambiare in un secondo durante la partita. Cerco di migliorare quanto possibile in ogni partita per essere la versione migliore di me stesso».

IL RUOLO DA BAMBINO – «All’inizio tutti vogliono giocare in attacco per fare gol. Pure io ho iniziato lì, poi a 13-14 anni ho iniziato a giocare anche da centrale. A 16-17 giocavo solo da centrale e così sono cresciuto in questo ruolo. Sono sempre stato veloce nel recuperare gli avversari. Anche da piccolo avevo la mentalità di essere colui che salvava la situazione. Come difensore ho molte più chance per farlo».

I MIGLIORAMENTI IN ITALIA – «Venendo a giocare in Italia mi sono accorto dell’attenzione che si dà ai dettagli nel difendere e quanto sia importante non difendere da solo, ma farlo con i compagni. In Inghilterra usavo di più l’istinto rispetto ad adesso dove devo pensare di più a dove mi trovo rispetto alla squadra, al pallone, a dove siamo in campo e a dove sono gli avversari. Venire in Italia mi ha permesso di crescere da questo punto di vista e mi ha aiutato a non affidarmi solo all’istinto. Poi ci sono momenti della partita in cui devi giocare d’istinto. In Italia ho migliorato il modo in cui leggo la partita e ho cercato di imparare il più possibile da diversi difensori, dal mister e dagli altri allenatori».

LA FASE DI IMPOSTAZIONE – «Noi costruiamo molto dal basso, cerchiamo di giocare la palla dalla difesa. L’obiettivo è dare la palla a chi ha più tecnica come Reijnders, Bennacer, Adli, Leao e Pulisic. Questa è una cosa che cerchiamo tutti di fare. Così possiamo controllare di più la partita. L’idea è di dare una base solida alla squadra da cui costruire ed essere affidabile con il pallone».

RESPONSABILITÀ – «Tocco tanti palloni, quindi devo essere affidabile per la squadra. Devo aiutarla nella costruzione e nell’avanzare. Si tratta di essere affidabile con il pallone e fare le scelte di giuste. Che tipo di passaggi prediligo? Dipendere dalle partite, dagli avversari e o da come vogliamo costruire. Ci sono tante partite diverse e avversari diversi, ci troviamo di fronte situazioni diverse. Devi essere pronto a scenari diversi, dobbiamo essere preparati per affrontare al meglio ogni situazione. Voglio migliorare nei passaggi più rischiosi, è una cosa su cui sto lavorando».

LA STAGIONE DELLO SCUDETTO – «Quell’anno eravamo veramente forti. Per una squadra come la nostra aver concesso meno di un gol ogni 90 minuti è stato fondamentale. Avevamo tanti giocatori offensivi. Questa solidità difensiva ci ha dato grande sicurezza, eravamo difficili da battere».

CLEAN SHEET – «Da quando sono al Milan la squadra ha fatto più clean sheet con me in campo?  Non lo sapevo. E’ un bel dato. Poi però penso a quando abbiamo subito gol stupidi o ci sono spenti per un secondo. Pensare al fatto che quando sono in campo ci sono più clean sheet è bello, è quello che voglio. Anche il dato sui ‘tiri respinti’ mi rende felice. C’è sempre spazio per migliorare, ma sono contento di questi numeri».

IL GIOCO DAL BASSO – «Sì, penso sia legato all’essere alla base del gioco della squadra, essere al centro dove spesso passa il pallone, essere affidabile con il pallone e aiutare la squadra a spingere in avanti. Aiutare la squadra nella costruzione e nell’avanzare. Si tratta di essere affidabile in possesso, usare bene il pallone, prendendo le decisioni giuste. Credo che ciò ci aiuti a portare il pallone in avanti e a mettere in posizione di fare la differenza i giocatori più decisivi in attacco».

QUALI PASSAGGI PREDILIGO? – «Ci sono molti aspetti. Dipende dagli avversari e come pressano, o come vogliamo costruire. Poi ci sono le volte dove gli avversari fanno qualcosa per cui non siamo preparati, qualcosa per cercare di sorprenderci. Ci sono così tante partite diverse, così tanti attaccanti, così tanti avversari con difese diverse contro cui dobbiamo giocare come in Champions o in Europa League o in Serie A o in Coppa Italia. Ci troviamo davanti a così tanti scenari diversi, alla fine, si tratta di essere preparati per ogni situazione al meglio possibile. Devi sapere che potrebbe succedere qualsiasi cosa e devi essere pronto. Voglio migliorare nei passaggi più rischiosi, vedremo come andrà, è una cosa su cui sto lavorando ed è una cosa che voglio portare avanti per il resto del campionato e anche per la mia carriera».

UN DIFENSORE AGGRESSIVO – «Credo sia migliorato molto da quando sono qui. Sono sempre stato uno capace di stare sull’uomo, a prescindere dalla stazza. Ricordo molto Fiorentina-Milan del mio primo anno, fu una grande partita. Mi piacciono molto i duelli uno contro uno con l’attaccante perché è una questione di concentrazione e mostrare cosa sai fare. È una battaglia mentale, ci sono scenari differenti e devi cercare di vincere tante lotte. Se nel terreno di gioco riesci a giocare una partita in cui mostri le tue migliori qualità, ciò ti fa sembrare molto bravo e ti fa sentire bene. In questo tipo di partite, dove devo essere aggressivo e ingaggio lotte in velocità, posso dimostrare il mio livello».

I MIEI GOL – «Ho lavorato per essere più incisivo dentro l’area di gioco quando attacchiamo, ma anche più attivo quando difendiamo cercando di limitare gli avversari. Ogni volta che segni, provi una sensazione fantastica. Ho siglato tre reti stagionali e sono innamorato di questi gol perché sono da attaccante, con la sfera che ti cerca poiché sei nel posto giusto. Sono felice anche perché come squadra volevamo segnare di più sui calci piazzati ed i tre che ho realizzato lo sono. Voglio segnare più gol possibili, ma il mio primo compito è difendere la porta. Ovviamente segnare non è il mio lavoro primario. Il mio lavoro primario è difendere la porta, ma quando vedi lo spazio a disposizione devi sfruttarlo. In quel momento ho cercato di essere troppo preciso, sarebbe stato bello segnare. Poi ero troppo stanco dopo quella corsa e ho preso fallo. In questa stagione ho già segnato tre gol e credo sia il rendimento migliore nella mia carriera. È qualcosa in cui devo lavorare, essere pericoloso anche nell’area avversaria. Avere l’opportunità di realizzare gol è sicuramente una bella sensazione».

SCIVOLATE – «È questione di esperienza e di recupero. È sempre stata una mia qualità recuperare molto velocemente. È una questione di timing, guardare solo la palla e non l’uomo, stare attento ad avere la giusta angolazione per la scivolata. Questo è qualcosa che faccio da sempre».

RAPPORTO CON I COMPAGNI – «È qualcosa su cui lavoriamo in allenamento, specialmente sulla fascia sinistra con Theo e Leao. Devo avere la capacità di capire quando loro partono o quando Theo si sposta al centro e ho spazio. Lavoriamo sulla comprensione degli spazi, dipende anche dagli avversari. Come contro il Torino che lavora uno contro uno a tutto campo, Theo si accentra e io ho avuto la possibilità di aprirmi sulla sinistra e scappare alla marcatura dell’attaccante».

I MIEI RECUPERI – «C’è il recupero contro la Juventus quest’anno… Specialmente sui calci d’angolo, devi essere pronto a rientrare e coprire. È bello essere uno dei più veloci nella squadra. Mi piace».

SALVATAGGI DAVANTI ALLA PORTA – «Ho la sensazione che la porta sia minacciata? Sì, ovviamente. Devi solamente difendere la porta e allontanare il pallone il prima possibile, è questione anche di istinto. Essere un difensore comporta percepire il senso del pericolo e dove la palla possa andare. In queste situazioni cerco di prevedere dove la palla andrà, questo è il lavoro che faccio. Quello contro il Newcastle credo sia il mio miglior salvataggio della carriera. In quel momento avevo visto lo sviluppo e avevo visto Almiron davanti a me: non potevo aggirarlo, quindi quando ho visto Joelinton calciare, era solo una questione di prevedere dove la palla sarebbe andata. Ho cercato di mettere il piede per prendere il pallone per primo, alla fine l’ho colpita nel momento in cui l’ha colpito anche Almiron. Stavo solo cercando di mettere una parte del corpo per salvare la situazione. Poi siamo riusciti a vincere la partita ed è la cosa più importante».

IL MIO PRIMO GOL IN SERIE A AD ALTEZZA RONALDO – «Contro la Juventus ho realizzato la prima rete con il Milan ed è stato un momento pieno di orgoglio. Dopo qualche giorno ho visto che tutti parlavano di come avessi saltato più in alto di Cristiano Ronaldo (gol di testa contro la Sampdoria). Se mi sento più superumano di lui? Cristiano ha tanti record e non segnerò mai il numero delle reti da lui realizzate, in questo aspetto è sicuramente più superumano di me. Ma in questo salto sono riuscito a fare meglio di lui. Forse un giorno riuscirò a fare meglio, è un mio obiettivo… Ma per adesso mi tengo questo record».

SE TIRO LE PUNIZIONI? – «Stavo segnando contro il PSG, ma il difensore è intervenuto con la testa. In allenamento calciamo le punizioni ed ho sorpreso i miei compagni di squadra. Non pensavano sapessi battere i calci di punizione. Theo Hernandez, Giroud, Adli, Bennacer e Florenzi sono specialisti. In questa stagione non abbiamo segnato da nessun calcio di punizione, forse solo una volta o massimo due da quando ho vestito i colori rossoneri. Ci sto lavorando e voglio mettermi in gioco, così sarà un’altra freccia da aggiungere al mio arco».

LA MIA MIGLIOR PARTITA COL TOTTENHAM? – «Credo sia stata la mia migliore prestazione. Ero tornato a Londra e c’erano i miei parenti, oltre ad essere il ritorno di Champions League dopo l’andata vinta per una rete a zero. Quella sfida è stata importantissima, tutta la squadra ha difeso il vantaggio dell’andata ed ha realizzato un clean sheet, dimostrando solidità. Non siamo riusciti a segnare, ma non abbiamo preso gol. Ero deluso perché non avevo disputato l’andata per infortunio, ma al ritorno ero determinati a non sprecare quanto fatto dai compagni. Sono stato felicissimo perché siamo riusciti a passare il turno, soprattutto contro un giocatore come Kane».

I MIEI OBIETTIVI FUTURI – «Voglio vincere trofei giocando per il Milan. Conosciamo la storia del club ed abbiamo scritto una prima pagina con lo Scudetto ed ora abbiamo una squadra capace di vincere ancora. Devo migliorare, non solo per me stesso ma anche per la squadra».

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