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Cagni punge: «Il Milan non ha leader, poi le riserve non sono all’altezza! Pioli ha commesso un errore psicologico» – ESCLUSIVA

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Luigi Cagni, allenatore, ha parlato in esclusiva a Milannews24 dopo la sconfitta del Milan contro il Monza. Le sue dichiarazioni

Dopo una striscia di risultati positivi, il Milan si ferma a Monza. Lotta scudetto compromessa o addirittura archiviata e un posto Champions da difendere. Di questo e altro sui rossoneri ne ha parlato in esclusiva a Milannews24 l’allenatore Luigi Cagni.

Il Milan sembrava aver trovato continuità in questo 2024 poi il nuovo stop contro il Monza. Difesa troppo fragile, troppo turnover, che ne pensa?
«Quando ci sono le coppe di mezzo è molto difficile poi valutare, la cosa che mi stupisce è che le “riserve” del Milan non sono all’altezza del Monza, sia mentalmente che fisicamente. Una squadra come il Milan, che deve avere un organico di 20-22 giocatori, non può averne solo 15 di grande livello»

Ancora una espulsione, è la seconda squadra in tal senso a subirne così tante. Come si spiega?
«Vuol dire che è una squadra nervosa, una squadra che in certi momenti perde la tranquillità, la serenità. Questo è un problema per una squadra che vuole vincere, che vuole raggiungere cose importanti. Mi stupisce che Pioli non riesca, dopo tanti anni, a gestire una cosa così aggiunta al fatto, nella gestione parlo, che c’è anche Ibrahimovic»

Della gestione della squadra si è parlato anche del tema infortuni, è un problema legato al calendario fitto con tante partite o andando più a fondo c’è qualcosa collegato alla preparazione e ai metodi usati?
«Non te lo so dire, è chiaro che la squadra non sta bene fisicamente, poi è una cosa che può giudicare solo lo staff del Milan. Difficile valutare da fuori, però uno vede quello che sta succedendo e qualche problema sicuramente c’è. Non so se dipenda dalle coppe o dalla preparazione, è impossibile dirlo. Oggi con il calcio moderno, che è molto più veloce, anche i giocatori devono fare la loro parte»

Il ciclo di Pioli al Milan è finito?
«L’allenatore è legato ai risultati, si è parlato bene di lui quando c’erano i risultati, poi è chiaro che quando non li fai si va a discutere sulla sua conferma o no. Questo è quello che accade in questo mestiere. Tutto è da giudicare alla fine del campionato, e vedere cosa succede. Io personalmente non avrei detto: “Puntiamo tutto sull’Europa League”. Non bisogna dare obiettivi così precisi. È un errore psicologico».

Al Milan stanno mancando i leader come Leao?
«La parola leader è usata male, Leao non è un leader. I leader sono un’altra cosa. In questo momento il Milan non ha leader, o almeno quello che intendo io. Il leader è un allenatore in campo. Leao è un ottimo giocatore, non è ancora un campione anche se ha le potenzialità per diventarlo. Anche Maignan che sembrava esserlo, quest’anno sta deludendo. Non ci sono leader nel Milan attuale ma in generale nel calcio ce ne sono pochi e hanno tutti più di 30 anni»

Ibrahimovic si sta cimentando in questo nuovo ruolo, valore aggiunto o peso per l’allenatore?
«In questo nuovo ruolo deve imparare, quando sei calciatore sai come comportarti, in questo lui era un leader, ma quando cambi ruolo riparti da zero. Sta cercando di aiutare Pioli e la squadra, ma per il ruolo che ha attualmente non può fare le stesse cose che faceva quando era calciatore»

Il Milan, accantonato il sogno rimonta scudetto, può puntare all’Europa League?
«Il discorso scudetto è finito da un po’, non c’è nessuna altra squadra per quello, solo l’Inter e basta, nessuna può batterla. Per quanto riguarda l’Europa League, per me tecnicamente sì, ha 15-16 giocatori di livello e ce la può fare. Deve esserci una squadra che sta bene fisicamente e mentalmente, una squadra diversa da quella che si è vista contro il Monza, ma sarà così. Ogni partita devi giocarti tutto quello che hai»

Quali squadre vede tra le prime quattro in campionato, favorite per il posto Champions?
«Difficile dirlo, anche la Juventus sta passando un momento strano, nelle ultime tre partite si è giocata tutto, stanno deludendo un po’ tutte quelle blasonate, occhio alle soprese come il Bologna, la Lazio e la Roma».

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