Adli all'Equipe: «Ringrazio Pioli, ecco come sono rimasto al Milan»
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Adli all’Equipe: «Ringrazio Pioli, ecco come sono rimasto al Milan. Ibrahimovic mi diceva…»

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Yacine Adli, centrocampista del Milan, ha parlato all’Equipe in vista della sfida contro il Rennes in Europa League

Intervistato dall’Equipe in vista della sfida di questo pomeriggio in Europa League tra Rennes e Milan, Yacine Adli ha dichiarato:

PRIMO ANNO AL MILAN – «Ero giovane ed esposto. Sono molto maturato. Ciò che mi ha colpito di più arrivando al Milan è stata la forza dell’istituzione. Dubbi? Mai, perché non ero messo male negli allenamenti. Secondo l’allenatore, dovevo fare un salto tattico, come tutti i giocatori che arrivano in Serie A. Dovevo migliorare in difesa. E poi, al ruolo di trequartista c’erano Brahim Diaz, che stava facendo bene, e Charles De Ketelaere, che era stato il grande acquisto dell’estate. Ero in fase di apprendimento e gerarchicamente dietro di loro. Era difficile conquistare il mio posto in campo. Non ho mai mollato agli allenamenti e l’intensità era massima ad ogni sessione. Non ero nella lista della Champions League e quindi a volte mi allenavo da solo, con un preparatore. Non volevo perdere tempo, dovevo essere pronto per ogni eventualità. Avevo un buon rapporto con tutti, avevo un peso nello spogliatoio, ero un punto di riferimento, anche se giocavo poco».

DIALOGO CON PIOLI – «I dirigenti erano contenti del mio impegno e volevano che rimanessi. Anche il discorso di Pioli era simile, non ho mai avuto problemi con lui, rispettavo le sue scelte come allenatore e l’uomo è sempre stato onesto. Pioli ha adottato un nuovo sistema con un mediano e due centrocampisti centrali. All’inizio della stagione, mi ha detto:Abbiamo fatto altre scelte, devi trovare una via d’uscita.” L’ho ringraziato per la sua onestà e gli ho detto che poteva contare sulla mia serietà fino alla mia partenza. Ma poi sono rimasto nel gruppo perché lavoravo duro, preparavo i titolari e l’allenatore mi ha persino portato in tournée negli Stati Uniti. Lì, mi ha detto che il club stava cercando un mediano difensivo ma pensava che potessi dire la mia. Gli ho risposto che avevo già giocato in quella posizione… anche se non sono nemmeno sicuro che sia vero!».

IBRAHIMOVIC E GIROUD – «Sono abbastanza vicino a lui. Chiunque lo conosca ti dirà che è un uomo straordinario e sicuramente un valore aggiunto nella vita di qualcuno. Riesce a analizzare bene le cose e a dare consigli mirati. Lo faceva da giocatore ed è naturale farlo da dirigente. Zlatan mi diceva: “Taci e lavora, arriverà.” Ed è successo. Giroud Una fonte di ispirazione? Certamente, è sempre stato messo in discussione e ogni volta ha dimostrato carattere e si è mantenuto ai massimi livelli. È un esempio di determinazione e perseveranza».

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