Wenger: «Fair play finanziario, va rivisto. Agevolato chi ha speso prima»
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Wenger: «Fair play finanziario, va rivisto. Agevolato chi ha speso prima»

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Wenger si è raccontato sulle pagine di Repubblica in occasione della presentazione della sua autobiografia. Queste le sue parole

Wenger si è raccontato sulle pagine di Repubblica in occasione della presentazione della sua autobiografia. Queste le sue parole tra calcio finanza.

GIOCATORI – «Girava la leggenda che costringessi i calciatori a mangiare broccoli a colazione, pranzo e cena. Ma la vita privata è sacra. Un giocatore fu sorpreso a fumare, fuori la sera. Si aspettava una reprimenda. Gli dissi che con un buon drink, una sigaretta è l’ ideale. Finì lì. D’altra parte, la mia avventura all’Arsenal cominciò con una sigaretta fumata allo stadio, nel momento giusto e con la persona giusta».

22 ANNI IN PANCHINA – «Io ho sempre avuto bisogno di tempo. Sono stato l’allenatore in carica più a lungo al Monaco. Amo le cose che durano, che crescono dalle radici. Mi rivedo in Klopp, che a Liverpool potrebbe fare un lungo ciclo. Forse non di 22 anni, è troppo anziano. E dovrà trovare da parte del club sostegno e pazienza».

EUROPA – «Per molti anni in Champions arrivammo a quarti e semifinali. Dopo il 2007, quando il club spese per lo stadio, non fummo più in grado di competere. E gli avversari erano duri, il Barcellona soprattuto. Abbiamo vinto molte volte in Serie A anche quando era un ottimo campionato».

SERIE A – «Si sta rialzando, ma è meno ricca. E il calcio di oggi è un fatto di dominazione economica».

CALCIO ITALIANO – «Mi piace e lo rispetto. Sacchi e Capello hanno reso il gioco in Italia più offensivo, europeo. Lo si vede anche da come gioca oggi la Nazionale. In tutti i maggiori campionati si fa un gioco simile. Il modello è la Premier League».

FAIR PLAY FINANZIARIO – «Va rivisto. I club che dominano in Europa lo fanno grazie a quello che hanno speso prima dei vincoli. Si sono congelate le posizioni acquisite, questo falsa la competizione. Oggi è facile indovinare chi vincerà, mentre il bello del calcio dovrebbe essere l’imprevedibilità. E per i nuovi investitori è complicato fare profitti. Bisogna aprire le porte, pur con controlli stretti».

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