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Affondo CorSera su Yonghong Li: «In Cina chiesta la bancarotta»

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Nuova inchiesta per far luce su chi sia Yonghong Li: Milena Gabanelli, de il Corriere della Sera, solleva nuovi dubbi in merito al presidente del Milan

Era da tempo che il Milan ‘viaggiava’ in binari tranquilli e senza colpi inferti dai mass media alla società, in special luogo a Yonghong Li. Bene, meglio non cantare vittoria perché Dataroom, la nuova rubrica curata da Milena Gabanelli del Corriere della Sera, mette il dito proprio contro il presidente del Milan: l’imprenditore cinese che ha acquistato il Milan sarebbe in debito con due banche e a rischio bancarotta. Tutto parte dal gennaio 2015: la Jiangsu Bank ha ottenuto in garanzia la partecipazione della società di packaging Zhuhai Zhongfu, detenuta da Li tramite la holding Shenzhen Jie Ande. Tuttavia Li non ha mai ridato i soldi alla Jiangsu Bank, che nel maggio 2016 ha fatto causa alla Shenzhen Jie Ande (a quel punto già insolvente), ottenendo nel febbraio 2017 dal tribunale di Fatian la messa all’asta del patrimonio della holding (di circa 60 milioni di euro) su Taabao, l’ebay cinese. Solo due mesi dopo, Li acquista il Milan per 740 milioni di euro, dei quali 100 sono suoi, 340 da fondi offshore e 300 in prestito da Elliott, presentando come garanzia proprio quella holding che nel frattempo è stata messa all’asta dal tribunale cinese.

In Cina la situazione precipita ulteriormente. Lo scorso gennaio anche la Banca di Canton accusa Li di non aver saldato i debiti previsti e chiede la liquidazione per bancarotta della holding Jie Ande. «Non abbiamo riscontrato nulla di pregiudizievole a carico di mister Li Yonghong che dispone di adeguate risorse finanziarie per realizzare l’operazione», assicura nel frattempo Fininvest. Effettivamente Li ha rispettato tutti gli impegni e i pagamenti prefissati, almeno con il Milan. Li ha garantito che tutto si è svolto «con la massima trasparenza, regolarità e correttezza». Ma in Cina lo scenario appare diverso. Ciò che stona, però, è la conclusione del lavoro della collega che mette in luce le possibili conclusioni del suo lavoro: «A questo punto i casi sono tre: 1) Li è realmente molto ricco, finora ha tenuto nascosto il suo vero tesoro che forse non può far emergere, e non paga i debiti perché è distratto; 2) Ha fregato tutti ed è un mitomane; 3) Si è prestato a interpretare la parte in un gioco più grande di lui nel quale i soldi e le garanzie non sono suoi; 4) l’importante è che il Milan non finisca su Taobao». In realtà, qualora Li ‘fallisse’, il Milan sarebbe nelle mani di Elliott che difficilmente – per usare un eufemismo – deciderà di mettere il club sull’Ebay cinese.

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