Leao racconta: «Ho solo 24 anni, non sono perfetto. Scudetto...»
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Leao racconta: «Ho solo 24 anni, non sono perfetto. Scudetto vinto? Mai visto nulla del genere, voglio dimostrare…»

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L’attaccante e numero 10 del Milan, Rafael Leao, si racconta così tra infanzia, libro e il suo scudetto vinto in rossonero

Intervenuto ai canali ufficiali della Lega Serie A, Rafael Leao si è raccontato a 360° tra infanzia, il suo nuovo libro, il suo primo scudetto vinto col Milan, i suoi idoli e il futuro.

L’IMPORTANZA DEL SURF – «Mi piace perché quando sei sulla cresta dell’onda devi approfittarne al massimo. Quando cadi però non devi mollare mai, devi continuare a provare, ed in questo è come la vita. A volte delle cose non vanno bene ma devi continuare sempre».

IL LIBRO – «Era un libro che volevo fare da tanto per parlare della mia vita. Ci sono tante cose belle da leggere, voglio che le persone che lo leggono finiscano con uno ‘Smile’».

I MIEI INIZI – «Vengo da un quartiere difficile. C’erano tante cose vicino a me che non erano belle, ho avuto tanti amici che potevano arrivare ai livelli top del calcio ma non ce l’hanno fatta perché non avevano una mamma, uno zio o un papà che dava regole. Sono fortunato ad aver avuto un papà e una mamma esemplari».

GLI IDOLI – «Da piccolo guardavo Ronaldinho, perché mi piaceva lo stile brasiliano e come si muoveva in campo. Lui è cresciuto nelle favelas in Brasile, anche io vengo da un quartiere difficile, quel calcio di strada mi faceva piacere. Quando lo guardavo su Youtube volevo imitarlo».

L’ARRIVO IN FRANCIA – «Quando sono arrivato al Lille lo stipendio era molto diverso da quello dello Sporting Lisbona. A quel punto sono arrivati degli amici che mi dicevano ‘Andiamo a fare shopping’, per me è stato un momento fondamentale per capire i veri amici che vogliono che tu arrivi al top e capiscono cosa hai bisogno di fare per essere un calciatore forte dentro e fuori dal campo».

L’ARRIVO AL MILAN – «Sono arrivato qui a 19 anni, i primi anni sono stati difficili perché non ho giocato tantissimo ma loro non mi hanno ceduto, mi hanno aiutato a crescere come giocatore e come uomo. Avere questo tipo di persone (Ibrahimovic e Maldini) che mi supportano è importante perché sono ancora giovane, ho solo 24 anni, non sono perfetto».

LO SCUDETTO VINTO – «Mi immagino sempre piazza Duomo piena di tifosi rossoneri perché è stato un trofeo molto importante per me, non ho mai visto niente di simile, è stato incredibile. Non ho parole per quello che ho vissuto».

IL FUTURO – «Il calcio è così: a volte giochi bene e non vinci, altre giochi male e vinci. La mentalità del Milan è di vincere ogni partita. La cosa più importante è la squadra. Quando la squadra è così anche io acquisisco fiducia per dimostrare quello che voglio dimostrare ogni partita».

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