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Milan, la Coppa Italia e quella doppia statistica che fa paura
C’è un solo modo per dare un senso alla stagione. Per renderla comunque piacevole nel ricordo a distanza. Questo modo è la vittoria della Coppa Italia. D’altronde un trofeo, un altro, resta pur sempre un trofeo, soprattutto in un’annata che nel corso dei mesi si è rivelata sempre più difficile. Prima lo scudetto, obiettivo che sembrava possibile, divenuto subito distante nonostante diversi siti di scommesse sul calcio giocato proponessero proprio il Milan tra le possibili outsider del tricolore assieme a Juve e Napoli (la grande favorita ovviamente era l’Inter di Inzaghi). Poi anche la Champions League, dunque il quarto posto, è diventata una montagna da scalare tra sconfitte, delusioni, acquisti che non hanno inciso e il cambio di allenatore.
La (non) svolta stagionale
Ma tra Fonseca e Conceicao le cose non sono andate meglio, anzi. Per fortuna del Milan, la vittoria della Supercoppa Italiana ha inciso un marchio, una firma, un pretesto per ricordarsi comunque della stagione 2024/25. Ecco, la vittoria della finale di Coppa Italia, in programma a metà maggio contro il Bologna, vorrebbe dire conquistare due titoli, certo non lo scudetto e neppure la Champions, ma si tratterebbe comunque di traguardi importanti per arricchire il proprio palmares, dalla prospettiva di allenatore e giocatore, e quello del club storico di cui si si sta parlando. Il Milan, appunto. Che in semifinale ha battuto l’Inter per l’ennesimo derby vinto. L’ultimo quello di ritorno con finale di 3-0. Ora la squadra di Conceicao attende il Bologna di Italiano, allenatore specialista di finali, con la Fiorentina, ma anche di sconfitte ad un passo dalla coppa. Una statistica che per la legge dei grandi numeri fa tremare tutti dalle parti di Milanello. Ce ne sarebbe un’altra che spaventa per lo stesso motivo. Quale? Il fatto che il Bologna abbia vinto l’ultima Coppa Italia addirittura 51 anni fa. Era la stagione 73/74 e in finale fu vittoria contro il Palermo ai calci di rigore. Il Milan, invece, ha vinto l’ultima volta la Coppa Italia nel 2003 nel doppio confronto contro la Roma. Ma cosa dicono le statistiche? Quali sono stati gli ultimi verdetti tra squadre considerate big storiche del campionato e sorprese, rivelazioni, come il Bologna? Nel recente passato ci sono state finali simili per storia e tradizione. E il risultato è stato sempre a senso unico.
I precedenti delle finali di Coppa Italia
Senza fare uno sforzo eccessivo di memoria, l’ultima finale a sorpresa è stata quella tra Atalanta e Juventus dello scorso anno. Ovvero tra una big conclamata del nostro campionato e una piacevole realtà che da anni è in cima e che proprio lo scorso anno ha vinto anche l’Europa League e che quest’anno fino a un certo punto ha sognato anche il tricolore. Come andò a finire? Lo ricordano tutti. Fu vittoria per 1-0 dei bianconeri all’Olimpico grazie al gol dopo pochi minuti di Vlahovic. Si ricorda di quella gara come dell’ultima di trionfo per Max Allegri sulla panchina dei bianconeri. Giuntoli, infatti, aveva già preparato l’addio con l’arrivo al suo posto di Thiago Motta. L’avventura dell’ex Bologna, però, non è andata come il dirigente aveva sperato. Un’altra finale a sorpresa c’è stata l’anno prima, stagione 2022/23, tra l’Inter di Inzaghi e la Fiorentina proprio di Italiano. Anche i viola, come la Dea, sono una squadra storica del campionato italiano ma non appartiene all’elenco delle big come Juve, Inter o Milan. Finale con una favorita con verdetto rispettato. Vinse proprio la formazione nerazzurra, infatti, per 2-1. Due anni prima, annata 2020/21, ancora l’Atalanta in finale di Coppa Italia. Sempre contro la Juve. Che era di Pirlo. Anche in quel caso fu trionfo per la formazione bianconera. 2-1 il risultato finale con reti di Kulusevski e Chiesa.
Una Coppa Italia che manca da troppi anni
Volendo aumentare il divario storico tra rivali in finale di Coppa Italia, ecco il confronto nel 2011 tra l’Inter e il Palermo. Finì 3-1 per la squadra nerazzurra che l’anno prima aveva fatto Triplete con Mourinho. Nella stagione 2008/09, invece, ad arrivare in finale di Coppa Italia ci fu la Sampdoria di Mazzarri, che si sta per imporre nel campionato italiano prima di approdare poi al Napoli. La sua squadra perse solo ai calci di rigore contro la Lazio di Delio Rossi. Insomma, tornando all’attesa per Milan-Bologna e al rischio che i rossoneri possano perdere contro una squadra storicamente meno blasonata, l’ultima squadra non considerata big della Serie A a conquistare il titolo fu il Parma nella stagione 2001/02. In quel caso a essere superata fu la Juventus in finale nel doppio confronto. Esisteva ancora la gara doppia, andata e ritorno. All’andata finì 2-1 per la Juve a Torino, al ritorno fu successo per il Parma. A realizzare la rete decisiva al Tardini fu Junior dopo pochissimi minuti. Era il Parma di Carmignani, di Di Vaio in attacco, Nakata a centrocampo, Taffarel tra i pali. La Juve era allenata da Lippi che per la finale di ritorno lasciò Trezeguet e Del Piero in panchina. Ironia della sorte, un anno dopo la coppa andò proprio al Milan di Ancelotti, di Ribaldo, di Shevchenko. E da allora, da 22 anni, i rossoneri attendono un nuovo trionfo. Poi sarà tempo di futuro e di pensare anche al nome del nuovo allenatore, con i primi rumors che impazzano. Il Bologna è un rivale insidioso, lo ha dimostrato quest’anno. Italiano sta facendo un ottimo lavoro. E poi si avverte il peso della lunga assenza. 22 anni, quelli del Milan, contro 51, quelli del Bologna. Comunque vada, sarà un trionfo storico.
Occhio Milan, il Bologna è un esempio di virtù e idee
Di sicuro, a prescindere da come andrà a finire, il Milan sa bene di dover temere il Bologna che è esempio vincente di successo arrivato dal basso, dalle proprie radici, da un’idea che diventa progetto di successo. La storia anche recente è piena di testimonianze dirette, di personaggi o imprenditori che da un’intuizione, e dopo averci creduto, hanno accolto i frutti del proprio ingegno e del proprio lavoro. Gli esempi sono tanti, uno è Tommaso Gangemi, marchigiano, da croupier a imprenditore digitale – dopo un viaggio in Sardegna e la scelta di partire per gli Stati Uniti – fino ad arrivare ad assumere una posizione di rilievo in un casinò di Las Vefas e dopo ad Atlantic City. Così il Bologna, con saggezza e oculatezza. Da Thiago Motta a Italiano. Sempre in alto. A fare la differenza è stata l’idea societaria di affidarsi a un ds come Sartori per cercare giovani da lanciare costruendo squadre forti senza spendere troppo. Fino a sognare in grande.