Tonali: «È lo scudetto della fame. Voglio diventare una bandiera del Milan»
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Tonali: «È lo scudetto della fame. Voglio diventare una bandiera del Milan»

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Tonali: «È lo scudetto della fame. Voglio diventare una bandiera del Milan». Le parole del centrocampista del Milan

Sandro Tonali è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport.

COSA HA FATTO LA DIFFERENZA – «La fame. C’erano avversarie più forti sulla carta, come l’Inter, ma nessuno aveva più voglia di noi. Ci abbiamo messo passione, cuore, emozione, valori. Così puoi arrivare ovunque: noi lo abbiamo dimostrato». 

IBRAHIMOVIC – «Zlatan dà sicurezza, basta che ci sia. Vederlo seguire la partita in piedi in panchina vale più di mille gesti. Lui decide per sé e per noi, potrebbe starsene nel suo e invece è un campione che pensa prima agli altri: ci ha preso per mano come figli. Spero continui: alza il livello, è determinante in campo e fuori».

MIGLIORATI – «L’anno scorso ci è servito per studiarci, conoscerci meglio, di- ventare quelli di oggi. Kalulu è stata la rivelazione ma poi penso a Tomori e Maignan, venivano da altri campionati e sono stati subito decisivi. Se cercate Mike possibile che lo troviate a Milanello anche ora: ha una voglia matta di migliorarsi. Se io arrivavo un’ora e mezzo prima per fare terapie, lui era già lì. La prima volta che l’ho visto ho pensato: “Questo è enorme”». 

DONNARUMMA «Mi ha scritto lui. Spero sia felice del nostro successo come io lo sono del suo. È andato a Parigi e ha vinto subito, sapeva che qui c’era un percorso da fare. Mattoncino dopo mattoncino abbiamo costruito la nostra vittoria»

MIGLIOR GIOCATORE – «A chi dò l’Oscar? A Leao, per le partite che ci ha fatto vincere quando eravamo in difficoltà. Ha dato concretezza e punti, al di là delle giocate. Se parte palla al piede sai che arriva, io per primo ne ho approfittato: contro il Verona mi ha messo lui nelle condizioni di segnare due volte. Non ci sono miei meriti se non quello di essermi fatto trovare al posto giusto, il resto è opera sua».

MERITO PERSONALE – «Il gol alla Lazio, per il momento in cui è arrivato è stato il più pesante della stagione. Un altro gol arrivato da dentro l’area piccola, devo aggiungerne altri da fuori. E migliorare nella scelta dei tempi sui contrasti, troppe volte mi espongo al rischio ammonizione. Migliorerò, mi ispiro a Thiago Alcantara. Rivedo ogni mia partita, tranne l’ultima: avrò tempo per farlo». 

RIMASTO AL MILAN – «Alla fine ricordo la telefonata di Maldini che mi dice: “Tranquillo, sei per la seconda volta un nuovo giocatore del Milan”. Lì ho messo il punto e sono ripartito. Arrivava dopo settimane di trattative, non un giorno o due: ringrazio i miei agenti (Giuseppe Riso e Marianna Mecacci, ndr) per aver fatto tutto il possibile per realizzare il mio desiderio, per me hanno fatto davvero tantissimo. E grazie anche a Cellino per essere stato di parola: ha detto che voleva solo la mia felicità, e la mia felicità era qui». 

RESTARE AL MILAN – «Ridurmi lo stipendio per il Milan era stato il mio ultimo pensiero, come lo sarà il rinnovo. Perché è certo che io voglio stare qui, contratto dopo contratto. Sarebbe bello diventare una bandiera, ma non guardo così tanto oltre per scaramanzia. So- no così legato a questi colori da sapere che il mio prolungamento non sarà mai un problema, giusto che la società pensi prima ai compagni in scadenza che a me: ho già un accordo per altri quattro anni. Voglio essere l’ultimo dei pensieri».

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