Massimo Oddo: «Ecco di chi è il merito della rinascita del Milan»
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Massimo Oddo: «Ecco di chi è il merito della rinascita del Milan»

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Massimo Oddo ha analizzato il momento del Milan alla vigilia della sfida col Manchester United in Europa League

Intervenuto al canale Twitch del Milan, Massimo Oddo ha parlato del Milan in vista dell’andata degli ottavi di Europa League dando anche un parere più generale della stagione dei rossoneri:

LA CHAMPIONS DEL 2007: «Quell’anno il Milan stava facendo un po’ di fatica in campionato, tutto partì da quella famosa partita col Celtic risola nei supplementari da uno straordinario Kaká».

L’ESORDIO IN ROSSONERO: «Me la ricordo benissimo quella partita. Nasco nel settore giovanile del Milan, poi ho fatto 4-5 anni di prestiti. A Napoli mi consacro, arrivo a Verona e in quel momento il Milan mi vende. Fu una delle più grandi rosicate della storia del calcio per me. Nel momento in cui mi consacro mi vendi, vuol dire che non credevano in me. Allora volevo la rivalsa, uno dei miei desideri era quello di tornare al Milan. Quel giorno fu un’emozione incredibile, da Milanello a San Siro in pullman andai in bagno 4-5 volte».

LA MATTINA PRIMA DI MILAN-MANCHESTER: «Mi ricordo perfettamente che Paolo si allenò in quella settimana ma era in condizioni molto precarie. La mattina provò anche in rifinitura. Paolo era profondamente deluso per questa sua assenza ma prima della partita ci chiese di giocare anche per lui per consentirgli di avere una rivincita con il Liverpool».

SU CALABRIA: «Sta facendo bene, è cresciuto tantissimo. Sono schietto e sincero, due anni fa non credevo molto, non lo ritenevo un giocatore all’altezza del Milan. Un buon giocatore ma non all’altezza del Milan. È stato veramente bravo, gli vanno fatti complimenti. Mi sembra uno di quei ragazzi che ha voglia di arrivare, nel calcio di oggi ce ne sono pochi. Un ragazzo molto umile, che voglia di imparare e ha voglia di migliorarsi. Il talento conta ma ancora di più conta la testa. Se hai la testa giusta ti permette di superare tanti limiti».

LA PREPARAZIONE A CERTE GARE: «Non ci vuole una preparazione particolare, l’adrenalina e le emozioni prima di questi eventi sono con te, le vivi nell’ambiente. Sono anche più forti dopo, mi è successo con la Champions e il Mondiale. Ho pensato tante volte nella mia testa che ho avuto la fortuna di giocare nel Milan e il Milan mi ha dato la possibilità di alzare al cielo tutto. Ma tutto parte da quella partita, se non avessimo vinto contro il Liverpool poi non avrei vinto tutto quello che ho vinto dopo. Quindi dopo questa emozione la vivi ancora più forte».

IL COMPAGNO DI STANZA IN TRASFERTA: «“Io ero in camera singola. Avevamo quasi tutti la stanza singola, sia a Milanello che in trasferta. È giusto che ci sia il rispetto delle abitudini degli altri. Al tempo le doppie erano poche, mi ricordo una: Nesta e Pirlo, erano sempre insieme».

SUL RUOLO DI TERZINO: «Ogni allenatore dà un’impronta di gioco, nel mio ruolo cambia tantissimo. Alla Lazio giocavamo col 4-2-3-1, la mia corsia era sempre libera. Al Milan non facevamo l’albero di natale, era un 4-4-1-1 con Seedorf che copriva la fascia sinistra. Ancelotti diceva a Clarence: “Gioca vicino Kaká, poi quando devi rientrare mettiti un po’ più a sinistra”. Poi in fase offensiva Seedorf andava avanti e Rino mi copriva. Era differente rispetto alla Lazio, ci si deve abituare a quello che vuole l’allenatore e la squadra. A distanza di anni dico sempre la prima parte di stagione al Milan le migliori partite le ho fatte in fase difensiva».

SUI RIGORI: «Ci somigliamo un po’ come rigoristi con Kessié, entrambi guardiamo il portiere fino all’ultimo. Facevo l’ultimo passo più lungo e più lento per guardare il portiere. Siamo molto simili, entrambi guardiamo il portiere. È un bravissimo rigorista. Io mi stupivo quando veniva contestato un paio di anni fa. L’ho sempre ritenuto un grandissimo giocatore. Un giocatore quando va in campo ce lo mette sempre il cuore. Quando invece ti senti in un ambiente giusto sembra che ci metti molto più cuore. In questo momento al Milan c’è l’ambiente giusto. In questo momento a livello ambientale, di testa, il Milan è più squadra degli altri. Evidentemente non era così due anni fa, in questo contesto tutti mettono qualcosa in più. Questo è il mio parere personale».

SULLA SFIDA DI DOMANI: «In questo momento lo United sta tornando ai livelli di un po’ di tempo fa, non dico ai livelli del Manchester United del 2007 con Giggs, Ronaldo e Rooney. È una squadra ben organizzata, ha ottime individualità, è una partita di Europa League fra due grandi squadre. L’adrenalina per tornare a giocare queste partite deve essere un valore aggiunto. Al Milan ora ripeto c’è l’ambiente giusto grazie a Pioli, gruppo e società, secondo me il Milan può ambire al passaggio del turno. Probabilmente anche nel 2007 il Manchester era la squadra più forte ma noi abbiamo vinto 3-0».

SUL SENSO DI APPARTENZA: «Credo che questo sia un aspetto fondamentale, è quello che si sta ricreando ora al Milan. Una figura come quella di Paolo, oltre ad essere competente dal punto di vista tecnico, è una figura che conosce perfettamente il Milan, il Milan l’ha quasi creato Paolo Maldini. Questo ambiente che si è ricreato il merito va soprattutto alla dirigenza, è quello che è venuto a mancare quando c’è stato il cambio generazionale dell’ultimo Milan vincente. C’è stato un cambio dal punto di vista tecnico e della società. Se ci fosse stata continuità nella gestione aziendale il messaggio “Milan-famiglia” sarebbe stato più facile da trasmettere. Ora con Maldini e Ibra, oltre a persone come Mauro Tavola che sono da tanti anni al Milan, si sta ricreando questo ambiente importante».

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