Milan SPAL: le parole di Gattuso alla vigilia del match di Serie A
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Gattuso: «Nessuno mi ha dato un ultimatum, Higuain per me resterà»

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Gattuso ha parlato nella conferenza stampa della vigilia di Milan-SPAL sottolineando di sentire la fiducia della società anche senza proclami ufficiali

Il tecnico Gennaro Gattuso ha così parlato nella conferenza stampa della vigilia di Milan-SPAL: «So da dove vengo, so da dove sono partito, so che educazione mi hanno dato i miei, so che nella mia vita nessuno mi ha regalato niente e ho sempre faticato per arrivare dopo sono arrivato. Mi assumo forse sempre troppe responsabilità ma fa parte del mio modo di essere; per chi mi sta vicino sono pronto a gettarmi nel fuoco, sono fatto così. In questo momento è giusto così perché questa squadra, sotto la mia gestione, ha dimostrato che, a livello caratteriale, deve fare un passo in avanti. Responsabilità e situazioni difficili me le tengo io, perché manca ancora questo aspetto. Non mi fascio la testa o mi deprimo perché qualcuno pensa che io sia un allenatore scarso. Bisogna dimostrarlo con i fatti: faccio il mio lavoro come piace a me, continuo a migliorarmi e vediamo se riesco a fare cambiare idea».

Sulla condizione della squadra: «Abbiamo avuto le partite contro Torino e Bologna per fare il salto di qualità, e non siamo riusciti a fare bottino pieno. Rammarico. Non stiamo qui ad elencare gli infortuni. Abbiamo avuto un’involuzione tecnico-tattica. Poi, senza Biglia e Bonaventura, siamo stati costretti a cambiare ed a giocare diversamente. Tante volte abbiamo perso la nostra identità, facciamo la roba a metà. Perché non avevamo interpreti funzionali a fare ciò che volevamo fare. Problema da non sottovalutare questo. Non voglio vedere una squadra molle. Voglio vedere una squadra tosta. Voglio vedere una squadra come contro la Lazio, con la bava alla bocca».

Su Suso: «Oggi proverà, verrà valutato. Vediamo come sta».

Su Milan-Spal: «Abbiamo il dovere di dare qualcosa in più. Quello che stiamo facendo ora non basta. Domani non mi interessa la prestazione, come giochiamo tecnicamente: voglio vedere 23 giocatori che vogliono vincere a tutti i costi. Come verrà la vittoria non mi interessa».

Su Higuaín: «Guardatevi i grafici delle ultime due stagioni con la Juventus e quello di quest’anno. Fa più dribbling ora, a tiri in porta siamo lì. Ora gli manca la stoccata, gli manca il gol. Dopo l’espulsione contro la Juventus ha pagato qualcosa a livello mentale. Quando dico che spero che con il suo entourage è perché leggo che un giorno l’ha chiamato Sarri, un giorno l’ha chiamato Tizio e Caio. Per me rimarrà qui, è una mia sensazione, magari mi sbaglierò, ma visto quello che ci siamo detti per me rimarrà quiVoglio rivedere quello del secondo tempo di Frosinone, che usciva fuori, dava superiorità, tirava in porta. E’ stato sfortunato. Non voglio sentire parlare di cessione: questa è una cosa che riguarda il suo entourage, la società. Soffre il fatto di non fare gol, ma ci sta. Per il resto vedremo».

Sul razzismo negli stadi: «Se ritirerei la squadra dal campo? Forse sì, darebbe il coraggio a tutti di farlo. Ma ho visto nazioni in cui si tiravano banane. Non bisogna dare la colpa a quei 65-70mila che erano a San Siro. Se si applaudisse ogni volta che gli imbecilli fischiano, sarebbe bello. I fischi a Koulibaly? Lui è un armadio, è un carro armato. A volte i versi vengono fatti anche per la paura. Bisogna anche capire in che senso gli imbecilli facciano quel verso, ma c’è anche questa lettura qui. I “buu” non sono razzisti, sono convinto di questo. Sono 4 imbecilli che non rispecchiano l’Italia di oggi».

Sulla sua posizione: «Ho voglia di continuare a lavorare, con il mio staff, nel percorso intrapreso. Non siamo stati qui a pettinare le bambole. Sono qui a mio agio, ma mi sono abituato ad essere in discussione, non c’è nessun problema. Voglio continuare a lavorare con questo gruppo, ma non penso a quello che sarà il mio futuro, oggi. Il futuro è la partita di domani, non penso a cosa succederà».

Sul momento del Milan: «Abbiamo avuto due partite per allungare, due match-ball e li abbiamo falliti. Sento troppo pessimismo, qui sembra non vada bene nulla. Neanche quando eravamo quarti non andava bene nulla. Dobbiamo continuare a giocare. Che differenza c’è tra la partita di Udine, quella con il Genoa o con il Frosinone? Anche quando giocavamo bene facevamo fatica a vincere le partite. I portieri facevano sempre miracoli. Ci manca qualità in questo momento, soprattutto nei 4 giocatori davanti ci perdiamo. Castillejo nei primi minuti saltava sempre l’uomo, poi è stato bloccato ed è sparito dal campo. Serve tranquillità».

Sulla sua posizione: «Cerchiamo di fare entrare meno spifferi possibili. C’è tanta delusione, ora abbiamo sistemato la difesa, dobbiamo cercare di non prendere gol. A Frosinone abbiamo avuto occasioni per segnare, potevamo vincerla ma poi perderla. Abbiamo fatto un dicembre disastroso: ora dobbiamo vincere, girare a 31 punti, negli ultimi 7-8 anni non è mai successo. Dal 1° luglio sento che devo andare via, che arriva un altro allenatore. I giocatori devono pensare a dare il massimo, non a pensare se io vado via o no. Parlo da inizio stagione con i dirigenti, sento la loro fiducia. Il primo a pagare quando non arrivano i risultati è l’allenatore».

Su Donnarumma: «Sta giocando una stagione positiva, è un fenomeno. Deve continuare così. Spesso viene giudicato quando sbaglia, ma ce lo teniamo stretto».

Sulla questione razzismo: «Sicuramente d’accordo con le parole di Ancelotti a fine partita. Giusto fermarsi, ma bisogna capire che sono quattro imbecilli che fanno i versi. Non dimentichiamoci le frasi su Scirea, su Superga, è un problema. Bisogna portare rispetto per tutti: bianchi, neri, siamo tutti uguali. C’è bisogno di rispetto».

Sulla partita con il Frosinone: «Kessié ha fatto 12 chilometri, ma bisogna vedere lo sforzo fisico che ha fatto. Non ne aveva più. Da dicembre ad oggi, con la Fiorentina siamo stati sfortunati, con il Frosinone abbiamo sbagliato approccio: poi è normale che se giocano di rimessa, una o due occasioni possono crearle. A Bologna lo stesso. Squadra compassata, palleggiavamo sotto ritmo. A Frosinone primo tempo regalato, siamo andati in confusione, sembravamo senza forza. Il momento peggiore non è questo: fu la partita imbarazzante a Verona, dove non avevamo né capo né coda, a Benevento, con l’Atalanta in casa. Oggi non funziona un reparto, che non la butta dentro. Prima non funzionava la difesa, e prendevamo gol imbarazzanti. Se arriverà un gol, cambierà tutto questo aspetto». 

Su Calhanoglu: «I tanti cambi di posizione? Se vedi è sempre propositivo. Lo so che non sta giocando ai suoi livelli così come Cutrone, Castillejo e Higuain. So dove volete arrivare, rimane qui. Per me è fondamentale. Specialmente a un giocatore come lui bisogna dare fiducia».

Su Conti: «Non ha i 90 minuti. Bisogna dargli minuti partita dopo partita».

Sugli infortuni: «Caldara torna a febbraio. Borini domani sarà a disposizione e lo stesso Bertolacci. Biglia dopo gennaio tornerà. L’unico sarà Bonaventura. Strinic ha avuto una ricaduta al problema al polpaccio e ci sarà per gennaio».

Sulla classifica corta: «Abbiamo tanti stimoli. Non dobbiamo pensare a questo. Il nostro Scudetto è arrivare nei primi quattro e siamo a tre punti dall’obiettivo. Non dobbiamo guardare ai punti persi. Negli ultimi anni ci siamo sempre arrivati con l’acqua alla gola, dobbiamo giocarci tutto in primavera».

Sui calci d’angolo e i problemi degli ultimi venti metri: «E’ da tre settimane che abbiamo cambiato qualcosa in allenamento. Ancora i frutti non si vedono. Sui calci piazzati, Calhanoglu ad esempio non può sbagliare per la qualità che ha. Stiamo provando a farli tirare ad altri, come Rodriguez».

Sulla società: «Non è importante solo per l’allenatore. Ogni giorno parlo con Maldini e Leonardo e ci diciamo dove possiamo migliorare con la massima onestà. La vicinanza io la sento. Normale poi che se ci sono voci di esonero e di mercato la squadra ne risente. Bisogna essere compatti. A me nessuno personalmente mi ha dato un ultimatum. Anzi, la proprietà mi ha detto di lasciar perdere le voci. Se la politica della società è di non parlare non ci posso fare niente. Ma non ho nessuna preoccupazione particolare a parte quella che non riusciamo a vincere».

Sulla intervista a Milan TV: «Non è la prima volta che facciamo l’intervista a Milan TV il giorno dopo, era successo anche con il Cagliari. Non lo abbiamo fatto di certo con un motivo particolare. Era già programmata perché non lo avevo fatta dopo Frosinone».

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