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Ecco perché la presenza di San Siro è un limite per il Milan

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Marco Fassone ha sottolineato come la presenza di un simbolo come San Siro sia onore ma allo stesso tempo ostacolo per i piani futuri del Milan

Come dichiarato ieri da Marco Fassone uno dei “limiti” imposti al Milan per diventare un Top Club anche dal punto di vista economico sarebbe la mancanza di uno stadio di proprietà: «San Siro è un simbolo, uno stadio fantastico, un qualcosa che riesce sempre ad emozionarmi. Insomma, è un orgoglio per tutti i milanisti. Viviamo un calcio moderno, in cui lo stadio rappresenta un ruolo essenziale, non solo per una ragione sportiva, ma anche per una questione economica e finanziaria. Attualmente San Siro non ci dà la possibilità di essere competitivi, e quindi bisogna pensare a una soluzione che possa farci fare un salto di qualità, sia esso San Siro o meno. Faremo dei ragionamenti, consapevoli del valore simbolico che ha».

EFFETTO STADIUM – Le frasi pronunciate da Fassone effettivamente non rivelano niente di nuovo; in ambito continentale infatti è palese come uno dei gap più evidenti del calcio italiano rispetto a quello estero (vedi Premier League) consista proprio nell’impossibilità oggettiva di poter contare su introito economici strettamente legati agli eventi sportivi:

Negli ultimi anni lo Stadium ha permesso alla Juventus, primo esempio virtuoso in questo senso, di quintuplicare i propri guadagni derivanti dalle prestazioni casalinghe oltre che a garantire un vero e proprio fortino dal punto di vista sportivo. Restano tuttavia ancora irraggiungibili gli introiti dei Top Club europei come United, Real e Barcellona che dall’impianto di proprietà raggiungono ricavi superiori ai 100 milioni l’anno.

Il Milan in questo senso sta vagliando due opportunità: acquisire l’intera proprietà di San Siro o costruire una struttura ex-novo all’interno della mappa urbana di Milano. Quale sarà l’opzione scelta è ancora presto per dirlo ma sicuramente il tema ha raggiunto la priorità nei piani alti di via Aldo Rossi.

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