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ESCLUSIVA MN24 – Zapelloni: «Rangnick potrebbe essere il futuro Sacchi»

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Umberto Zapelloni, ex vicedirettore de La Gazzetta dello Sport, ha raccontato in esclusiva a MN24 la propria visione sul futuro del Milan

Intervistato in esclusiva da Milan News 24, Umberto Zapelloni, ex vicedirettore de La Gazzetta dello Sport e co-autore con Carlo Pellegatti del libro Sempre Milan, ha così detto la sua riguardo il futuro dei rossoneri:

I tifosi del Milan sono un po’ spaventati riguardo al futuro: giusto che la proprietà abbia incentrato nella figura di Gazidis tutte le decisioni riguardo al prossimo progetto?

«Io credo che chi metta il capitale abbia il diritto di decidere. Elliott ha salvato il Milan dopo l’avventura cinese e si è impegnato in prima persona e se oggi dovesse decidere di affidare tutto a Gazidis bisogna rispettare questa scelta e vedere come va. La prima azione di Gazidis è stata quella di scegliere Boban e Maldini: ai due forse non erano stati dati gli strumenti giusti per rendere al meglio nella veste di dirigenti, ma va anche detto che il Milan, prima con la gestione Leonardo e poi con quella di Boban, qualche soldino l’ha speso. Nel gennaio 2019 furono spesi circa 70 milioni di euro per Paquetà e Piatek, due arrivi che portarono poi il Milan ad un punto dalla qualificazione in Champions. Poi si decise di ripartire da zero per l’ennesima volta e credo che lì sia stato l’errore: Giampaolo è stato esonerato dopo poche giornate, ora si profila all’orizzonte un nuovo cambiamento. La storia del Milan insegna che per tornare ai vertici serva continuità, cambiare ogni anno progetto non ha mai portato a niente di buono». 

Pioli merita la conferma o sarebbe meglio puntare su un profilo maggiormente internazionale come Ralf Rangnick?

«Pioli non ha fatto assolutamente male riuscendo a dare un’identità alla squadra ma bisogna chiarire una cosa: quando è cambiato realmente il Milan di Pioli? Dopo l’arrivo di Zlatan Ibrahinovic. Prima dell’arrivo dello svedese infatti i rossoneri persero 5-0 a Bergamo. Rangnick è tutto un altro progetto, è un visionario e potrebbe essere il Sacchi del futuro. Se si dovesse decidere di prendere il tedesco occorre dargli fiducia, non si può pensare che si riesca a cambiare tutto in tre mesi. Si dice che Rangnick stia già parlando l’italiano, cosa fondamentale per ambientarsi al meglio». 

A proposito di studiare le lingue, Donnarumma sta affinando il proprio inglese. Un indizio di calciomercato?

«Donnarumma studia l’inglese? Meglio saperlo al giorno d’oggi, ma obiettivamente vendere Gigio e guadagnare fior di milioni potrebbe dare respiro al progetto Milan. Mi dispiacerebbe molto vederlo partire perché Donnarumma è stato il milanista più rappresentativo di questo periodo, forse anche più del capitano Romagnoli. Ma dall’altro lato Gigio è giovanissimo e vuole cominciare a vincere andando a giocare le coppe e credo sia legittimo anche questo». 

Capitolo Ibrahimovic: ci sono le condizioni perché possa restare al Milan in futuro?

«Ibrahimovic è stato molto importante nel corso di questi due mesi e credo sia l’uomo giusto su cui ripartire anche in futuro. Se Zlatan abbassasse un po’ le pretese sarebbe una garanzia anche per la squadra che si costruirà nella prossima stagione. Chiaro che si debba affiancare a lui qualcuno che abbia una prospettiva perché non puoi avere in campo solo Rebic e Leao». 

Quali sarebbero i reparti che il Milan dovrà, più di tutti, potenziare nel corso del prossimo calciomercato?

«Sarà fondamentale il calciomercato in uscita: credo che lì davanti qualcuno che segni con regolarità serva: Leao va a fasi alterne, Rebic ha avuto un periodo d’oro ma serve una certezza. Il Milan è una delle squadre che costruisce maggiormente occasioni da gol ma ne mette a segno poche, occorre potenziare quel reparto. Per quanto riguarda la difesa se dovesse partire Donnarumma occorrerà investire parte delle risorse per sostituirlo; un altro centrale di fianco a Romagnoli può servire mentre i due esterni sono forse un po’ offensivi ma non li cambierei. Theo è la sorpresa più bella di questa annata ed è diventato una certezza, Conti e Calabria sono cresciuti».

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