Editoriali

Razzismo, Lega Serie A e il classico comunicato del giorno dopo: perché non l’avete sospesa?

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Il razzismo sui campi di calcio continua senza una vera opposizione: basta con i comunicati del giorno dopo, occorre dare una lezione

Attraverso un comunicato ufficiale apparso pochi minuti fa sul sito ufficiale della massimo organo federale italiano «La Lega Serie A condanna con fermezza gli episodi di razzismo accaduti in questi ultimi giorni. Lo sport deve esaltare il rispetto, l’inclusione e lo stare insieme in armonia, valori che sono alla base delle iniziative sociali promosse da sempre dalla Lega Serie A. Non è accettabile dover sentire nei nostri stadi aggressioni verbali di intolleranza e come fatto in passato, ad esempio con le modifiche apportate al codice di Giustizia Sportiva grazie al lavoro di Lega Serie A e Figc, faremo quanto in nostro potere per contrastare simili accadimenti. Auspichiamo altresì la massima collaborazione da parte delle Forze dell’Ordine per individuare e punire i responsabili che con le loro azioni offuscano l’immagine del nostro mondo».

Una presa di posizione tardiva che fa il paio con il comunicato diffuso nella serata di ieri anche dalla Società sportiva Lazio che con toni simili ha tenuto a prendere le distanze dai terrificanti cori razzisti dei propri tifosi avvenuti prima, nel corso e nel post della sfida con il Milan a San Siro. Il classico modo di fare all’italiana che tutto condanna e niente cambia: cosa dovrà accadere prima di sospendere una gara per dare una definitiva e chiara lezione agli “idioti” che usano il razzismo come mezzo per riversare la propria ignoranza in un luogo pubblico? Il razzismo dichiarato di parte dei 4000 tifosi della Lazio presenti ieri sera allo stadio Meazza è stato, come evidenziato dall’inutile nota odierna, percepito da tutti ma senza una vera e propria fattuale risposta. Forse ha ragione Ancelotti nel dire che per educare i vertici occorre un gesto estremo: la prossima volta perché qualcosa cambi servirà abbandonare il campo per ricordare a tutti che si va allo stadio per guardare una partita di calcio.

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