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Milan Napoli, Buffon: «Allegri coraggioso e astuto vs Conte feroce e meticoloso. Alla Juve degli scudetti consecutivi hanno portato questo. Domani sarà una gara equilibrata e avvincente»

Milan News 24

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Milan Napoli, Gianluigi Buffon a La Gazzetta dello Sport ha trattato diversi argomenti inerenti alla partita e non solo!

Gigi Buffon, attuale d.s. della Nazionale, conosce benissimo Antonio Conte e Massimiliano Allegri, avendoli avuti entrambi alla Juventus. Nessuno meglio di lui può raccontare i due tecnici protagonisti di MilanNapoli e lo ha fatto su La Gazzetta dello Sport

CONTE GIOCATORE – «Era uno di quei calciatori imprescindibili perché abbinava la bravura tattica e l’istinto per il gol con gli inserimenti. In più, anche se taciturno, insieme ad altri due-tre era l’anima dello spogliatoio».

CONTE ALLENATORE ALLA JUVE «La determinazione feroce che aveva e la chiarezza nella trasmissione dei concetti». In una delle prime riunioni, forte del suo sapere calcistico e della sua preparazione, ci disse: “Questo tipo di gioco si fa in questo modo. Se avete dei dubbi me li chiedete e vi darò la spiegazione che cercate. Se non ve la darò, significa che vi sto prendendo in giro e questo non accadrà mai”»

CONTE A SIENA – «Nel 2005-06, a tre giornate dalla fine, abbiamo vinto a Siena e Antonio era il secondo del Siena. A fine incontro mi sono fermato a parlare una decina di minuti con lui e quando l’ho salutato mi sono detto: “Questo o lo rinchiudono (ride, ndr) o diventa uno dei più importanti allenatori nella storia del calcio”. È successa la seconda cosa».

I 3 SCUDETTI CON LA JUVE – «Ha inciso in tutti perché non è scontato quel tipo di continuità. Lui ce l’ha fatta avere e non abbiamo mai perso la fame. Ciò premesso, il lavoro svolto il primo anno è stato qualcosa di incredibile».

CONTE IN NAZIONALE – «Era meno intransigente rispetto a quando quotidianamente lavoravi con lui nel club. Doveva per forza essere un po’ più morbido perché è complicato plasmare e forgiare in pochi giorni una squadra che ha più anime in arrivo da club diversi. Capire come far rendere tutti al massimo non è facile. La qualità di Antonio è la capacità di far aderire a tutto ciò che propone il mondo attorno a lui, dai giocatori ai dirigenti, fino ai tifosi. La sua è stata una delle poche nazionali non vincenti che è stata veramente nazional-popolare. A Euro 2016 il rammarico è non aver passato un turno in più ed essere usciti ai quarti con la Germania. Diciamo che siamo usciti con onore».

ALLEGRI ALLA JUVE: LE PRIME IMPRESSIONI – «Ci siamo trovati di fronte un allenatore con una personalità e una metodologia differenti. Conoscendo meno di Conte il mondo della Juventus, aveva bisogno di aiuto e sostegno da parte di tutte le componenti perché l’inserimento fosse immediato. Ha avuto il coraggio di prendere la squadra in corsa visto che la stagione era già iniziata, anche se dopo ha subito mostrato di essere molto bravo».

COSA MAX HA DATO AL GRUPPO – «Quella sfacciataggine che in certi momenti alla squadra fa molto bene per superare determinati limiti e step. E poi ci ha restituito una routine più soft durante gli allenamenti e la settimana. Probabilmente sono stati degli ingredienti perfetti per allungare il ciclo e vincere ancora».

DUE ANEDDOTI SU ALLEGRI – «Vi racconto due aneddoti: il primo è legato alla Champions League e allo 0-0 a fine primo tempo della prima gara del girone del 2014-15 contro il Malmö. Entrò nello spogliatoio e ci vide in affanno, così ci disse di stare sereni perché giocando a calcio, quella gara l’avremmo vinta 3-0 o con almeno due gol di scarto. Le sue parole ci liberarono da complessi e dal peso che la Champions aveva sul gruppo complici le delusioni delle stagioni precedenti. Alla fine, vincemmo 2-0 e per lo spogliatoio fu un toccasana sentire che allenatore diceva quelle cose. Il secondo aneddoto invece è legato a qualcosa che ha fatto: aveva sempre giocato con la difesa a quattro, ma arrivato a Torino non ha stravolto nulla. I cambiamenti li ha fatti con il passare del tempo, dimostrando intelligenza».

IN QUALE SCUDETTO HA INCISO DI PIU’ – «In quello del 2015-16: dopo dieci giornate avevamo undici punti di distacco dalla vetta e Allegri, insieme alla società e a noi giocatori, è stato veramente bravo a tenere la barra dritta. A fine anno festeggiammo lo scudetto, ma all’inizio, in certi momenti, ci era mancata l’aria. Eppure abbiamo resistito ottenendo un numero impressionante di vittorie consecutive, qualcosa di davvero grande».
COSA LI ACCOMUNA – «La bravura nella gestione del gruppo. Hanno sempre fatto scelte giuste per il momento della squadra pur usando moduli, tipologie di allenamenti e approcci assai diversi. Avere squadre equilibrate è il comune denominatore. Hanno creato gruppi compatti, due formazioni che in fase di non possesso lavorano bene».

MILAN-NAPOLI – «Sicuramente il Napoli. Poteva essere scontato solo per chi guarda da fuori, visto che nel calcio è sempre duro dimostrare e confermarsi. Grazie all’avvento di Allegri, ad agosto consideravo il Milan nei primi tre posti e sta confermando questa mia sensazione».

CHE GARA SARA’ – «Un incontro nel quale regnerà l’equilibrio. Penso che ci saranno pochi gol perché sono due squadre molto solide. Ma questo non vuol dire che il match non possa essere bellissimo e avvincente».

MODRIC E DE BRUYNE – «Sono due campioni. Mi fa particolarmente piacere che Modric si stia esprimendo alla grande perché lo conosco e anche io in passato ho fatto la sua scelta, ovvero cambiare campionato a un’età avanzata, per ritrovare determinati stimoli ed energie. Modric con una partita alla settimana può disputare una bellissima stagione».

L’ESORDIO DEL FIGLIO LOUIS IN TORINO-PISA – «Sono felicissimo per lui. Se lo merita per il percorso che sta facendo e la determinazione e serietà che mette nelle cose fa. Purtroppo o per fortuna, non si è giocatori facendo 30 minuti in Coppa Italia: lui lo sa e deve sempre tenerlo a mente».

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