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Ibrahimovic: «Ecco come ho cambiato il mio gioco al Milan»

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Ibrahimovic parla di come è cambiato giocando a quasi 40 anni nel Milan di Pioli. Lo svedese non ha mai iniziato così bene in carriera

Intervistato da Sport Bladet, Zlatan Ibrahimovic ha parlato della propria straordinaria condizione a 40 anni: «Non mi lamento, come dico di solito, sento che sono ancora vivo. Posso scendere in campo e fare ciò in cui sono bravo. Poi i risultati parlano da soli, ed è un onore ogni volta che vinci il Pallone d’Oro. Ma senza il duro lavoro – senza il duro lavoro che ho passato – non ottieni nulla in cambio. A questa età serve molta mentalità. Poi ho le mie qualità – il mio talento – ma penso che sia tutto nella mia testa. Se vuoi, puoi».

SAPER CAMBIARE STILE DI GIOCO«È un’arte cambiare – svilupparsi – come calciatore, adattarsi al corpo che cambia con gli anni. Zlatan Ibrahimović sembra padroneggiare anche quest’arte. Dieci anni fa c’erano cose nel suo gioco che non fa oggi – ma allo stesso modo ci sono anche cose nel suo gioco oggi che non c’erano dieci anni fa».

LA CONDIZIONE «Mi sento bene. Dico sempre che divento sempre migliore e più completo ogni giorno che passa, ed è esattamente quello che dici … Dieci anni fa ero un giocatore, cinque anni fa ero un giocatore diverso. E penso di avere l’intelligenza che mi fa adattare il mio corpo a quello che posso. La gente dice che oggi non corro molto, ma scelgo le mie corse ora in modo da poter aiutare la squadra nel miglior modo possibile. E poi ho un allenatore che adatta il gioco a quello che posso».

IL GIOCO DI PIOLI«Ad esempio nel gioco difensivo mi mette contro uno in marcatura così mi concentro su di lui invece di correre a vuoto. Quindi mi salva nel gioco difensivo in quel modo, ma nel gioco offensivo sono libero. E quando attacchiamo sento: “Devo scendere e prendere palla come dieci anni fa, o devo restare in piedi?”. Dove aiuto di più la squadra? Oggi è restando svegli. Sarò pericoloso nella trequarti avversaria. Questo è ciò che intendo quando dico che ho adattato il mio gioco a quello che posso. Questa energia, questa condizione, questa corsa nelle gambe. Se potessi correre 90 minuti senza sosta, l’avrei fatto, ma non posso. Sono onesto con me stesso e non posso. Quando eseguo una corsa, ci vuole un po ‘più di tempo per recuperare. Ma scelgo io quando farlo e mi sacrifico per la squadra quando devo sacrificarmi».

EGO«Penso che molti abbiano sottovalutato il mio spirito di sacrificio, in quanto mi vedono come un ego. In ogni caso, all’inizio era così: “Lui è ego, pensa a se stesso, si sarebbe adattato lì” ma queste sono fasi che attraversi, si tratta anche di esperienza. Ricordo di aver detto diversi anni fa che vedo situazioni che accadranno, prima che accadano. Quando lo dici, suona strano, ma è così quando gioco. Vedo cosa penso che accadrà, cosa voglio che accada, prima che accada. È più visibile ora – perché potrebbe ripagare di più ora – e lo sto facendo molto di più ora perché devo adattarmi ed essere più intelligente nel mio gioco. Merito dell’esperienza, dico sempre: “Mentre ti alleni, giochi” ed è vero. Le situazioni durante gli allenamenti si ripetono durante le partite. E ho fatto 8-900 allenamenti».

L’ALLENAMENTO«Quello che ripeto tutto il tempo è che mi alleno molto duramente. Mi preparo molto, molto bene. Nel mio programma sono molto professionale. Ho messo tutto il tempo possibile per mantenermi in forma ed essere fresca. C’è molto nella mia testa. E poi ho messo un’altissima pressione su me stesso. Molto. La mia squadra ora è una delle squadre più giovani d’Europa. E mi metto nella situazione in cui voglio essere paragonato a chi ha quell’età. No: “Dovrebbe avere il vantaggio perché ha 39 anni, va bene, non deve”. Tutto quello che fanno – lo faccio. Se non di più. Non voglio che sia un vantaggio solo perché sono più vecchio, che sono vecchio. “Va tutto bene, può prendere una scorciatoia.” Anzi». 

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