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Hernandez: «La mia una storia sofferente ma oggi sono felice anche delle urla di Ibra»

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Hernandez ha parlato a Sportweek, il settimanale di Gazzetta, raccontando del proprio passato ma anche del proprio presente in rossonero

Hernandez ha parlato a Sportweek, il settimanale di Gazzetta, raccontando del proprio passato ma anche del proprio presente in rossonero

COSA PENSA VERSO LA PORTA- «Non penso, vado a fare gol. Mi piace molto fare gol. Ne devo fare almeno 8,uno in più dell’anno scorso. Seguro».

SUL CAMPIONATO- «Il campionato è ancora aperto, l’Inter è forte, la Juve di più. E noi non molliamo»

SEMPRE FACILE SEGNARE- «No,ho cominciato qua, al Milan. Perché Pioli mi dice di andare avanti, di spingere. E dopo anche di tornare indietro. Allora spingo e quando vedo la porta, tiro. Poi c’è Ibra che urla, perché vuole lui la palla».

IBRA URLA- «Ibra ci ha dato coraggio, ci dà tanti consigli e qualche volta ci rimprovera anche (ma sempre per motivarci). Quando sono tornato dalle vacanze, mi ha detto: dove vai con 90 chili qua? Ero un po’ ingrassato… Ma mi ha anche detto che sono forte e che devo diventare il migliore, ma che devo lavorare tanto. Noi gli andiamo dietro, e in allenamento diamo tutto, sempre. Tutti insieme. È stato un anno incredibile, stiamo facendo un anno incredibile. E ilmerito è di tutti».

PIOLI PIÙ SIMPATICO DI ZIDANE- «Sì, hai visto le stories? Ci divertiamo. Lui è forte. Anche Zidane è simpatico, ma parla meno».

LASCIATO ANDARE- «Forse ero troppo giovane, se non giochi è difficile dimostrare. Pioli mi ha dato subito fiducia. E io mi sono esaltato».

CONVINTO DA MALDINI- «Il tempo di un caffè. Mi ha chiamato e mi ha raggiunto a Ibiza, io non ci credevo… è un mito per me, lo è sempre stato. Ed è importante ogni sua parola. Come Marcelo al Real».

CAPITOLO FRANCIA- «Sto aspettando, non mi ha ancora chiamato…(e fa il gesto della cornetta, la sua esultanza recente, ndr). È un sogno per me
giocare con mio fratello con la
maglia della Francia».

DUE VOLTE CON L’UNDER- «Ero piccolo, non mi rendevo conto di quanto fosse importante. Da due anni, da quando sono qui, sto giocando anche per andare in nazionale. Ho sempre il telefono in mano».

DA BAMBINO-  «Terribile, con mio fratello giocavamo tutto il giorno a pallone, scassavamo tutto. Mia mamma era disperata, ci inseguiva per farci mangiare. I miei si sono separati che io ero piccolo, avevo 3-4anni,non ricordo nulla. Mio padre non l’ho più visto e non voglio vederlo. Con mamma abbiamo lasciato Marsiglia e ci siamo trasferiti a Madrid, ce l’abbiamo fatta».

ARRABBIATO- «Una storia può finire, sono cose che succedono, ma quando lasci due bambini con una mamma da sola e sparisci, non meriti neanche di essere pensato. Mia mamma è tutto per me. Io, lei, mio fratello, mio nipote Martin staremo insieme hasta la muerte, sino alla morte».

CAPITOLO CAMPIONATO- «C’è l’Inter, ci siamo noi, la Roma, la Juve. Due anni fa c’era solo la Juve. Noi siamo lì e lottiamo sino alla fine. L’Inter è una
bella squadra, ma la Juve è più forte. No, non è finita, è tutto aperto ancora. Abbiamo già visto altre volte la prima fuggire anche contanti punti di vantaggio, e poi vincere la seconda. Quest’anno non è facile neanche con le piccole, la classifica conta poco».

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